Roma: il virtuoso del violino Joshua Bell al Parco della Musica

Non sono molte le occasioni per ascoltare in Italia Joshua Bell, il celebre violinista statunitense – nato Bloomington, il 9 dicembre del 1967 – che con grande successo si è ripresentato nei giorni scorsi all’Accademia di Santa Cecilia per tre concerti nella Sala maggiore dell’Auditorium Parco della Musica. Ed ecco che il pubblico, romano e non, ha affollato gli appuntamenti per ammirare uno dei talenti più straordinari della musica d’arte oggi in attività e il suo celebre Stradivari chiamato Gibson ex Huberman. Uno strumento che incanta per il suono dolce e intenso al tempo stesso, da cui Bell non si separa mai: ha sempre il violino con sé, in spalla o alla mano. Neanche durante le interviste con cui ha presentato il concerto, in cui è stato magnificamente diretto dal maestro ceco Jakub Hrusa attualmente alla guida dei Bamberger Symphoniker, e qui alla testa della magnifica Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dopo i precedenti successi romani ottenuti con Ma Vlast di Smetana nel 2016 e la Prima Sinfonia di Brahms la stagione passata.
Il suo, ama raccontare Joshua Bell, non è uno strumento qualsiasi, ma uno Stradivari del 1713 ed è già stato rubato una volta – raccontano le cronache – quando nel 1936 fu sottratto in un camerino della Carnegie Hall al virtuoso polacco Bronislaw Huberman. Per cinquant’anni se ne persero completamente le tracce: era nelle mani di un violinista che si esibiva nei caffè di New York, lo aveva camuffato con del lucido da scarpe per non farlo riconoscere. Solo alla sua morte, nel 1986, la vedova si accorse che fosse uno Stradivari e lo restituì. E Bell fece di tutto perché diventasse suo.
La magia di uno strumento del valore di circa quattro milioni di dollari, con un passato nobile e avventuroso, ha dispiegato tutte le sue attrattive nel Concerto per violino di Antonín Dvořák, un brano magnifico ma di non frequentissimo ascolto, che era eseguito a cento anni dalla sua prima esecuzione romana con Arrigo Serato al violino e l’Orchestra della Regia Accademia di Santa Cecilia diretta da Bernardino Molinari.
Composto da Antonín Dvořák nel 1879, il concerto per violino in La minore, Op. 53 è stato eseguito per la prima volta nel 1883 da František Ondříček a Praga. Tutt’oggi è considerato un lavoro molto importante per quanto riguarda il repertorio violinistico, ma certo la sua fama è offuscata da quello, straordinario, che Dvořák scrisse per il violoncello, e la sua struttura è nella classica forma di tre movimenti veloce-lento-veloce.
Antonín Dvořák ebbe l’ispirazione di scriverlo dopo aver conosciuto il virtuoso Joseph Joachim nel 1878 e compose il lavoro con l’intenzione di dedicarlo a lui. Ma, appena il lavoro fu terminato nel 1879, Joachim che era un ferreo classicista non gradì, fra le altre cose, la brusca interruzione del tutti orchestrale del primo movimento che senza soluzione di continuità conduce, nella ripresa abbreviata, al secondo. Certo è che nella mirabile esecuzione di Bell questo è uno dei momenti del brano che più ne valorizzano il temperamento, la musicalità e la sonorità cangiante della sua splendida cavata esibita nei poco più di trenta minuti di musica con cui ha incantato il pubblico dell’Auditorium che invano ha richiesto un fuori programma.
La serata, aperta magnificamente da cinque delle Danze Ungheresi di Brahms, ha presentato nella seconda parte la Suite dal balletto Romeo e Giulietta di Prokofiev. Una conclusione di grande impatto sonoro, di forte presa che ha molto coinvolto il pubblico che ha ammirato l’affiatamento fra Hrusa e l’Orchestra di Santa Cecilia. Il maestro del resto lo aveva dichiarato alla vigilia del concerto: “lavorare con loro è entusiasmante, perché qui i musicisti hanno un’attitudine tutta italiana per l’esplorazione della musica”.

Rino Alessi
(21 febbraio 2019)

La locandina

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Jakub Hrusa
Violino Joshua Bell
Programma:
Johannes Brahms
Danze Ungheresi: n. 17, n. 18, n. 19, n. 20, n. 21
Antonín Dvořák
Concerto per violino
Sergej Prokof’ev
Romeo e Giulietta: Suite dal balletto

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