Sholto Kynoch, il Direttore Artistico di Oxford Lieder si racconta

L’anima pulsante di Oxford Lieder è un fine pianista specializzato nella liederistica e nella musica da camera. Allievo di artisti del calibro di Graham Johnson e Malcolm Martineau, è autore della prima incisione completa dei lieder di Hugo Wolf (dieci dischi), di Havergal Brian (due dischi) e di John Ireland (già pubblicati due su quattro) per la Stone Records, nonché brillante componente del Phoenix Piano Trio (in rete è possibile ascoltare un limpido Trio di Haydn live alla Wigmore Hall del gennaio 2020).

Parliamo di Sholto Kynoch, insignito nel 2018 dalla Royal Academy of Music di Londra con un riconoscimento quale ex allievo distintosi per particolari meriti artistici. Kynoch è fondatore e direttore artistico di Oxford Lieder, che da un ventennio si dedica alla ricerca e alla divulgazione di questo meraviglioso repertorio. Scopriamo questo scrigno chiedendo direttamente a Kynoch qualcosa di più sull’Oxford Lieder Festival, premiato nel 2015 con il prestigioso Royal Philharmonic Society Award per “l’ampio respiro, la profondità e l’audacia” nella programmazione.

  • Pensando all’incredibile numero – quasi cento! – di artisti (cantanti, pianisti, strumentisti, ensemble) e relatori (giornalisti, docenti universitari, accademici…) coinvolti nel 19° Oxford Lieder Festival, le domando quanto tempo sia stato necessario per programmare un’edizione di questa portata.

«Generalmente per programmare un’edizione del Festival serve tutto un anno pieno, ma ovviamente nel 2020 è stato tutto così incerto che alcuni aspetti abbiamo dovuto concretizzarli all’ultimo, realmente solo dal mese di maggio in poi (sebbene alcuni piani che erano già stati delineati sono poi proseguiti e così non abbiamo dovuto partire proprio dall’inizio). Per tutto ciò, sto già pensando al prossimo anno, cercando questa volta di giocare molto d’anticipo, cominciando a delineare qualche progetto per il 2022 e anche più in là».

  • Il programma dell’ultimo Festival ha incluso una grande varietà di autori, ben sei secoli attraverso il repertorio inglese, francese e tedesco. In futuro affronterete (o avete già affrontato prima) l’esperienza italiana tra Ottocento e Novecento della romanza da salotto e della lirica da camera?

«Nelle edizioni passate del Festival abbiamo eseguito diverse liriche di Respighi e Castelnuovo-Tedesco, ma non altro. Certamente è un repertorio che si potrebbe esplorare di più. Quest’anno abbiamo frequentato meno repertori del solito: nel 2017 il nostro tema era “Il Gran Tour: un viaggio europeo nel canto” e abbiamo avuto un intero concerto con liriche italiane del Novecento, come una enorme varietà di repertori europei, incluso il polacco, l’ungherese e l’estone. Questo per dire che sebbene il nostro sia chiamato “Lieder” Festival, il canto è inteso in senso molto più ampio».

  • Una manifestazione di tale portata necessita di risorse importanti ma è noto che il mondo culturale anglosassone, al contrario di quello italiano, goda di una forte tradizione di mecenatismo privato. È realmente così?

«I costi per l’ultimo Festival sono stati enormi, soprattutto per l’impiego della tecnologia: realizzare uno streaming di alta qualità è veramente costoso. Anche per questa ragione la manifestazione è durata solo otto giorni invece dei soliti sedici. Detto questo, sebbene i biglietti fossero economici (dalle 3£ alle 12£ per il biglietto singolo, 90£ per l’abbonamento, ndr) abbiamo avuto un enorme numero di persone che ha prenotato, tanto da rimanere in linea con le vendite di un normale festival, cosa che ovviamente ci ha fatto molto piacere!

Noi puntiamo sempre sui sostenitori: i privati coprono circa il 35-40% dei nostri costi annuali, diverse Fondazioni provvedono ad un altro 25% e il nostro botteghino copre circa il rimanente 40%, mentre non abbiamo sovvenzioni pubbliche. Queste proporzioni sono circa le stesse per altre organizzazioni come la nostra nel Regno Unito. Quest’anno i nostri donatori sono stati veramente generosi, comprendendo quanto è stato difficile: siamo veramente fortunati ad avere una base di fedelissimi che vogliono veder prosperare Oxford Lieder».

  • L’edizione digitale ci ha regalato un Festival molto più ricco di prima. È innegabile che la grande mancanza sia stato il contatto diretto con il pubblico, ma Oxford Lieder ha cercato di sopperire alla situazione cercando di offrire qualcosa in più. Considerata questa esperienza, una volta che finirà la pandemia, manterrete in futuro qualcuna di queste risorse digitali?

«Sì, certamente manterremo anche in futuro un elemento di live-streaming. Ora non sappiamo esattamente in quali termini, ma dobbiamo tenere conto che quest’anno abbiamo guadagnato nuovo pubblico che ci ha espressamente richiesto di mantenere aperto un contatto digitale. Quindi senza dubbio l’online rimarrà una grande parte del futuro. Ma è complicato, dunque seguiteci con attenzione!!».

  • Quale sarà la vostra prossima iniziativa?

«I prossimi 27 e 28 febbraio proponiamo una nuova manifestazione dal titolo “Winter into Spring – The Changing Seasons”. Avendo la necessità di focalizzarci sul Festival del nostro 20° anniversario, che si realizzerà il prossimo mese di ottobre, questo nuovo evento sarà relativamente contenuto, sebbene preveda otto concerti in solo due giornate. I concerti si terranno dal vivo nella Holywell Music Room ma saranno ancora solo online per il pubblico. Sebbene sia già iniziata la campagna vaccinale in Inghilterra, non ci sentiamo di rischiare ancora con una manifestazione in presenza. Il tema è deliberatamente ottimistico, guardando ad un futuro positivo! Tutto il programma dettagliato è presente sul sito di Oxford Lieder.

Stiamo poi già lavorando al nostro Festival principale, che si svolgerà dall’8 al 23 ottobre e sarà intitolato “Friendship in Song – An Intimate Art”. Non potremo completare il programma per qualche tempo, ma alcuni dettagli sono già delineati in questo momento. Anche questo tema si adatta molto bene per il nostro tempo, anche se in realtà è stato deciso molto tempo fa. Riguarderà tutto ciò che concerne il ricreare l’intima ambientazione per la quale molti lieder sono stati scritti: un gruppo di amici che si ritrova attorno ad un pianoforte per condividere intime felicità personali. Speriamo che la vita, arrivato ottobre, possa tornare più o meno alla normalità di prima…».

Monique Cìola

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