Siena: Tracce/3 La bottiglia di Ligeti

Negli anni ’70, in alcuni suoi appunti sulla musica elettronica, Luciano Berio scriveva…spesso le opere di musica elettronica erano come bottiglie gettate in mare, solo alcune di esse contenevano un messaggio che è poi stato raccolto e trasformato…Riflessione alla quale ho pensato ascoltando, in uno dei tanti eventi della decima edizione del Chigiana International Festival, l’opera di György Ligeti Artikulation (1958), brano completamente composto con suoni elettronici su nastro magnetico.

Ligeti la elabora nello Studio WDR di Colonia con il metodo pionieristico e artigianale di quegli anni, tagliando e incollando il nastro magnetico in base alla logica costruttiva di una lingua artificiale. Artikulation sta proprio a significare articolazione di suoni elettronici che diventano parole. La combinazione dei materiali avviene attraverso due tipi di assemblaggio, uno omogeneo l’altro eterogeneo, che permettono al compositore di evidenziare l’aspetto sintattico dei processi di realizzazione di soggetti sonori, suoni, parole, frasi. Il risultato è una drammaturgia della parola che pensata in una lingua inesistente e in assenza della voce umana trasmette qualcosa di immaginifico, oltre che sperimentale. Nella Chiesa di S. Agostino, Artikulation in versione digitalizzata e diffusa con un sofisticato sistema ortofonico, che pone chi ascolta al centro dei suoni, affascina perché ti mette di fronte ad un’opera che possiede il profumo di archeologia sonora. Ma non solo, fa anche pensare, considerando ruolo, sviluppi creativi e tecnologici della musica elettronica, che la bottiglia di Ligeti   degli anni ’50 sia approdata su una spiaggia accogliente e accudita da mani sapienti.

Nella stessa serata ben tre lavori di Luigi Nono che ci raccontano il rapporto con l’elettronica, soprattutto il live electronics, del compositore veneziano. In apertura Omaggio a György Kurtàg (1983) una vera perla composta come risposta al brano a lui dedicato dal compositore ungherese. Suono e silenzi la fanno da padroni in un ambiente sognante. La contralto con fonemi, svolazzi timbrici, esplorazioni gutturali, infrange il silenzio come estasi mistica, praticamente non esiste testo, solo un sussurrato, articolato, ripetuto Gy-ör-gy-Kur-tág. La voce si nasconde tra flauto, clarinetto, basso tuba che ciclicamente esplorano sottovoce paesaggi sonori diversi, mentre il live electronics espande, riprende, suoni e fantasmi come elementi di una scenografia impalpabile. Poesia pura.

L’idea di estrapolare dal mitico Prometeo – Tragedia dell’ascolto (1984) alcune parti e presentarle come autonome risulta discutibile. IV. Interludio primo è la quarta isola dell’opera, un frammento che, anche se il Prometeo in realtà non possiede trama né personaggi e i testi sono suoni, da solo rimane orfano di qualcosa. In questo passaggio Nono accentua l’uso del silenzio, i contrasti sono presenti nelle isole precedenti, che serpeggia nelle trame di una frammentazione diffusa, tra timbri sfumati, dove voce e strumenti si confondono, si nascondono mentre l’elettronica amplifica lo scenario sospeso. Premettendo che Nono non amava molto Cage, l’ascolto di Post-Prae-Ludium n.1 per Donau (1987) per tuba e live electronics ci fa in qualche modo ricredere. Dedicato a Giancarlo Schiaffini, musicista che ha collaborato attivamente con il compositore negli ultimi anni della sua vita, è un lavoro che prevede una partitura concepita solo come traccia, guida. Un rapporto con l’esecutore fondato su una libertà espressiva estrema, aperta anche a eventi sonori casuali. Sul palco proprio il dedicatario dell’opera, maestro sopraffino dell’improvvisazione, ci sorprende ancora una volta, con lui scopriamo sempre qualcosa di nuovo, un guizzo, un colore, una vibrazione inaspettata. Il rapporto con il live electronics è decisivo, i processi di espansione del suono disegnano una trama, un dialogo continuo con il musicista che spesso si ritrova e dialoga con se stesso.

A venti anni dalla sua prematura scomparsa è un gran piacere, anche un’emozione, scovare nella miriade di proposte del Festival uno spazio per Fausto Romitelli (1963-2004), che è stato anche allievo dell’Accademia Chigiana nel Corso di Composizione di Franco Donatoni. Interessante anche la scelta repertoriale in programma, l’unico quartetto composto dal compositore goriziano, Natura morta con fiamme (1991) per quartetto d’archi ed elettronica. Unico ma estremamente coinvolgente.  Romitelli è stato un compositore visionario, di straordinaria capacità creativa rispetto alla manipolazione del suono, alla creazione di panorami distorti, ipnotici, saturi. Amava la notte, il mistero, la chitarra rock. Dopo la decisiva esperienza donatoniana Romitelli si immerge nello spettralismo francese (Dufourt, Grisey) dove trova la strada, l’ispirazione per i propri lavori.

In Natura morta con fiamme è ben concentrata la sua filosofia. Nella strutturazione del pezzo, articolato in sette sezioni, il quartetto perde la propria connotazione strumentale tradizionale, la propria storia, la propria intimità. Il suono delle corde è distorto, timbricamente deformato, gli equilibri saltano a favore di un saettare di traiettorie luminose, sporche, che ci rendono una percezione alterata. L’elettronica, la spazializzazione in questo contesto ha un ruolo decisivo quanto gli strumenti, insieme procedono a disgregare la materia sonora, e al di là di virtuosismi e tecnicismi, ci ricordano la profondità del pensiero critico di Romitelli.

Paolo Carradori
(18 luglio 2024)

La locandina

Direttore Tonino Battista
Contralto Katarzyna Otczyk
Flauto Roberto Fabbriciani
Clarinetto Paolo Ravaglia
Basso tuba Giancarlo Schiaffini basso tuba
Quartetto Sincronie
Violino Houman Vaziri
Violino Agnese Maria Balestracci
Viola Arianna Bloise
Violoncello Ester Vianello
Live electronics Alvise Vidolin / Nicola Bernardini live
Coordinatore SaMPL Julian Scordato
Programma:
Luigi Nono 
Omaggio a György Kurtàg
Fausto Romitelli 
Natura morta con fiamme
György Ligeti 
Artikulation
Luigi Nono 
Interludio primo. Il maestro del gioco IV, da Prometeo. Tragedia dell’ascolto
Post Praeludium n. 1 per Donau

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