Stefano Vizioli presenta la prossima stagione del “Verdi” di Pisa
Reduce da una masterclass su Falstaff a Padova e dalla mondanissima prima spoletina di The Beggar’s Opera, raggiungiamo telefonicamente Stefano Vizioli a Roma, dove sta dando gli ultimi ritocchi al programma di quella che è la sua seconda stagione da Direttore artistico al Teatro Verdi di Pisa. Sarà, infatti, proprio la ballad opera di John Gay e Johann Christoph Pepusch nella nuova versione di Ian Burton e Robert Carsen con la regia dello stesso Carsen e l’ideazione musicale di William Christie a inaugurare il prossimo 20 ottobre, la stagione lirica pisana 2018/2019.
«E’ uno spettacolo strepitoso. Non è un’opera nel senso tradizionale, ma c’è recitazione, canto, ballo. Carsen, che era presente alla prima di Spoleto, la ripresenta un po’ modificata e lo ambienta nel West End di New York. La vis polemica dell’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht viene da lì, e questo lo spettacolo, che ha avuto già molte rappresentazioni in Francia, lo dimostra alla perfezione. Il testo è molto contemporaneo, la traduzione è feroce e lo spettacolo fila via liscio che è una meraviglia…».
Prodotto dal parigino Théâtre des Bouffes du Nord assieme a Les Arts Florissants lo spettacolo ha il sostegno di Angers Nantes Opéra, dell’Opéra de Rennes, di Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, dell’Opéra Royal Château de Versailles, del Grand Théâtre de Genève, del Théâtre de Caen, dell’Edinburgh International Festival, del Centre Lyrique Clermont-Auvergne, dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège, dell’Opéra de Reims.
In Italia, dopo Spoleto, sarà anche al Teatro Coccia di Novara e a Pisa. Scritta da John Gay nel 1728, e considerata la prima commedia musicale della storia, la Beggar’s Opera è un racconto fortemente satirico ambientato tra ladri, protettori e prostitute di Londra. L’opera ebbe grande successo fin dalla sua prima rappresentazione nel 1728, e da allora è stata oggetto d’innumerevoli adattamenti teatrali, musicali e cinematografici. Nell’interpretare questo racconto che, in modo non meno efficace de I Miserabili, tratta di avidità capitalista e disuguaglianza sociale, questa produzione, diretta da Robert Carsen, diviene l’occasione per riscoprire il testo satirico di John Gay e la talentuosa capacità d’improvvisazione dei musicisti di Les Arts Florissants in grado di far rivivere la partitura musicale a ogni rappresentazione, imprimendo il proprio stile.
Se l’avvio è particolare, la stagione lirica di cui Vizioli ha appena presentato il programma preliminare, si dipana, da novembre a marzo 2019, con altri cinque appuntamenti che seguono il filo rosso della curiosità intellettuale del suo Direttore artistico e spiccano, nel panorama del Bel Paese, per originalità.
«Io credo – spiega Vizioli – che un Direttore artistico debba avere oltre al coraggio delle proprie scelte, senso del rischio e una sorta di disinvolta incoscienza. Sei tu il responsabile di un baluardo di civiltà, il teatro, e il promotore di operazioni, gli spettacoli in cartellone, che hanno il compito di far pensare e non soltanto piacere al pubblico. Mi preoccupa il senso mortuario di alcune proposte che si stanno facendo con un pubblico che non è più nemmeno in grado di indignarsi.».
Dopo The Beggar’s Opera, la stagione pisana tornerà a festeggiare Rossini nel centocinquantesimo anniversario della scomparsa con un’opera seria del Cigno di Pesaro, Mosé in Egitto, a fare da contraltare a L’Italiana in Algeri con cui si è chiusa in bellezza l’attività 2017/2018. Mosè in Egitto sarà coprodotto con il Teatro Coccia di Novara e con la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Segue un dittico buffo napoletano composto da La Vedova ingegnosa di Giuseppe Sellitti, due intermezzi per musica su testo di Tommaso Mariani, e Il Maestro di musica, un pastiche tratto dall’Orazio di Auletta con arie di Pergolesi e altri autori del Settecento napoletano.
Il repertorio più conosciuto sarà rappresentato dalla Lucia di Lammermoor donizettiana che Michael Güttler dirigerà a gennaio e Vizioli ripresenterà in un allestimento che svilupperà quello da lui già curato negli Stati Uniti e a St. Gallen, in Svizzera, e, subito dopo, a febbraio da La Bohème di Puccini nella produzione del Teatro Comunale di Firenze, sul podio Gianna Fratta alla guida dell’Orchestra giovanile della Scuola di Fiesole e con i giovani artisti dell’Opera Studio del Teatro Verdi.
La chiusura abbinerà, nel centenario della morte, un lavoro poco noto di Ruggero Leoncavallo, Edipo Re scritto per Titta Ruffo, gloria pisana della lirica, in cooperazione con un altro musicista e rappresentato postumo sotto la direzione di Gino Marinuzzi, a La voix humaine di Poulenc su resto di Cocteau nell’allestimento bolognese di Emma Dante con Anna Caterina Antonacci nel ruolo del titolo. Sul podio dell’Orchestra Arché un giovane, Daniele Agiman. «Sarà una serata di divi: oltre all’Antonacci ho chiesto a Giorgio Surian, che ho appena ammirato a Fiume in Falstaff, di essere il nostro Edipo e, in nome della sua grecità, ho offerto a Dimitra Theodossiou il cameo di Giocasta. Edipo Re sarà rappresentato in forma di concerto, è un’opera piuttosto potente, cinquanta minuti di musica in cui il protagonista arriva alla cognizione della colpa attraverso le informazioni che gli danno gli altri personaggi. E’ un’opera non opera, se vogliamo…».
Tutti gli appuntamenti avranno il supporto comunicativo d’incontri e convegni che coinvolgeranno, oltre al Teatro Verdi, l’Università e l’Arcivescovado di Pisa in modo da creare sollecitazioni non solo musicali a seguire gli spettacoli.
A parte qualche nome celebre, gli interpreti saranno soprattutto giovani: «Per il dittico barocco napoletano abbiamo aperto delle audizioni e ascoltato oltre settanta cantanti su un repertorio che da Monteverdi arriva a Haendel. Scegliere i tre che rappresenteranno le due operine, è stato difficilissimo. Gli esclusi saranno comunque tenuti presenti per la nostra attività futura. Per La Bohème abbiamo creato un concorso destinato ad artisti sotto i trentacinque anni e senza agenzia.».
Quanto a Mosè in Egitto cui sarà dedicata una puntata di “Prima della Prima” su Rai5, scene e costumi saranno appositamente realizzati da Officina SCART® di Waste Recycling – Gruppo Herambiente, nota società del territorio che si è conquistata un posto di primo piano tra le più importanti e qualificate imprese nazionali di smaltimento dei rifiuti industriali e trattamento degli scarti di lavorazione. Come dire, pur già lavorando in stretta collaborazione con i teatri di Lucca e Livorno, il Teatro Verdi di Pisa allarga e amplia il coinvolgimento di strutture toscane nella propria attività. Non è da tutti.
Rino Alessi
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