Immersa in una dimensione onirica, bagnata dai frangenti del ricordo, l’ultima opera di Verdi è dominata, nella concezione di Damiano Michieletto, da un senso di malinconia e di morte.
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Teatro alla Scala, Stagione Lirica 1980/81, Giorgio Strehler mette in scena Falstaff. Produzione che fece discutere, ça va sans dire, ma che a distanza di più di quarant’anni restituisce ancora tutta la sua poesia.
Maestri vive in pienezza la parte di questo personaggio mettendo in risalto, con accento mai fuori misura, i vari registri di una caleidoscopica partitura.
Sul palcoscenico Yusif Eyvazof torna a vestire i panni del protagonista con maggior consapevolezza espressiva rispetto all’edizione precedente.
Dopo il successo nel 2019 di un’Aida impreziosita da scenografie immersive – ultimo progetto operistico che ha chiuso, prima della pausa pandemica, un ciclo composto negli anni anche da opere come Tosca, Cavalleria Rusticana, e Turandot – a Tones on the Stones tornano i grandi progetti dedicati all’Opera riletti in chiave multimediale.
Tredici anni e non sentirli; la Tosca secondo Hugo de Ana appartiene alla categoria degli “inossidabili”, ovvero a quegli spettacoli che non perdono smalto con il passare degli anni mantenedo vivo il loro fascino e la presa sugli spettatori.
Mentre Milano langue sotto i calori estivi, sul palcoscenico scaligero va in scena un insolito dittico: Prima la musica poi le parole di Antonio Salieri e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini.
Tralasciando il fatto che il Trittico pucciniano non andrebbe mai smembrato, non solo per rispetto della volontà dell’autore ma anche per regioni intrinseche a una continuità drammaturgica voluta e non casuale, il divario fra i due atti unici è abissale.
Il praticabile di legno leggermente sollevato si allunga parallelo alla “frons scenae” del Teatro Olimpico fino all’altezza della Porta Regia, poi piega e subito si biforca, inoltrandosi verso il lato sinistro del palcoscenico, quasi a disegnare una sorta di Y. A proscenio, una piccola pedana si sporge sulla platea, dalla quale è accessibile con ripide scalette.
Si ritorna a quei mitici anni ‘50, ma a Roma, con il Don Pasquale in scena alla Scala fino al 4 maggio, con la regia di Davide Livermore che ambienta l’opera nella Dolce Vita della Capitale. Un omaggio al cinema italiano la cui estetica fa da sfondo al capolavoro donizettiano innervandolo di una compiacente brillantezza.
Reso noto a grandi linee nel marzo del 2016, dopo un incontro con la giunta municipale di Vicenza al completo, è ora in avanzata fase di realizzazione il nuovo progetto operistico per il teatro Olimpico del direttore d’orchestra Iván Fischer e del pianista András Schiff. Siamo in grado di anticiparne i principali dettagli.
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