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I sogni dell’adolescenza e le esperienze di vita della prima giovinezza che poggiano sul nulla, per poi finire annegati in un baratro che diventa via via più profondo e dal quale la fuga è impossibile.
Questo lo spirito della storia di Manon, Lolita e Lulu ante litteram, nella lettura ancora una volta geniale di Graham Vick, perfettamente aderente allo spirito di Prévost e, soprattutto, al libretto di Illica e Giacosa; il tutto al servizio della musica, trasudante sensualità, di Puccini.

Esauriti gli auguri, tocca passare – o forse tornare – agli scongiuri. Le feste hanno lasciato la Fondazione Arena in una profonda e dannosa incertezza. Il clima, mentre incombe l’importante trasferta in Oman, è improntato alla più totale precarietà, per molti aspetti surreale – una commedia dell’assurdo degna di Ionesco, con venature di Achille Campanile.

Per sbrogliare il groviglio in cui si trova Fondazione Arena, ci vorrebbe un miracolo di Natale. A un passo dalla chiusura ufficiale della crisi, la formula per mettere insieme il Consiglio d’Indirizzo – unico passaggio che sancirebbe la svolta anche formalmente – è ancora un rebus.

L’inedita decisione del ministro Dario Franceschini, che ha nominato il sovrintendente dell’Arena Giuliano Polo commissario straordinario a termine della Fondazione per un periodo massimo di due mesi, smonta le recenti ottimistiche convinzioni del sindaco di Verona. Qualche settimana fa, di ritorno da un incontro a Roma, Federico Sboarina aveva annunciato che nel giro di qualche settimana si sarebbe entrati in regime di ordinaria di amministrazione.

Molto è stato fatto, tutto resta ancora da fare. Dopo la positiva conclusione della lunghissima pratica per portare la Fondazione Arena sotto l’ombrello della legge Bray (è durata oltre un anno, non senza qualche stressante tiraemolla con il commissario di governo), a Verona si canta vittoria. Legittimo, basta che sia chiaro che la fine delle difficoltà è solo un punto di partenza.

Il vallo dell’Arena di Verona, durante le serate d’opera, mantiene ancora un po’ di sana tradizione, conservando come un tempo, un gruppetto di intenditori e di appassionati che amano dissertare sullo svolgimento artistico degli spettacoli. Ascoltandoli si traggono diversi stimoli di giudizio sulle prestazioni canore come classifiche di gradimento.

I risultati del Festival Lirico 2017 all’Arena di Verona: 48 serate di spettacolo – con 5 titoli d’opera e 3 appuntamenti speciali – hanno richiamato oltre 380.000 persone all’Arena di Verona dal 23 giugno al 27 agosto
per il 95° opera festival 2017.

Tra tutti i ventagli che sventolavano in un’incandescente Arena sabato 5 agosto 2017 l’unico davvero indispensabile è quello della marchesa Attavanti che, lasciato all’Angelotti tra gli indumenti per celarne l’identità e facilitarlo nella fuga, metterà il segugio Scarpia sulla strada che lo condurrà tutti al tragico epilogo della vicenda.

L’anno della rinascita Areniana inaugura con un nuovo allestimento per il Nabucco di Giuseppe Verdi, ad opera di Arnaud Bernard. L’opera che debutta nel 1842 a Milano, segna il riscatto personale del compositore dopo il fiasco di Un giorno di regno del ’40. Anche se non propriamente nell’intenzione dell’autore Nabucco è figlia del suo tempo, risultando ai posteri come la più risorgimentale delle opere Verdiane.

Nell’anfiteatro veronese riecheggiano poemi creduti perduti nel tempo. I CARMINA BURANA, un corpus di testi poetici medievali dell’XI e del XII secolo prendono nuova vita e corpo nell’opera omonima di Carl Orff.

Torna un grande allestimento apprezzato da critica e pubblico ideato nel 2006 da Hugo De Ana. I tre atti di cui l’opera si compone sono dominati da altrettanti frammenti della scultura in bronzo dell’Arcangelo Michele che rinfodera la spada, di Pierre van Verschaffelt che svetta dalla sommità del Mausoleo di Adriano a Roma.