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Sfida vinta grazie anche all’impulso che il Teatro Sociale di Rovigo e il suo giovanissimo direttore artistico – il ventiseienne Edoardo Bottacin – hanno impresso all’operazione, la quale per inciso meriterebbe di essere oggetto di riprese future.

Pavese, laureato “cum laude” in Filosofia Estetica all’Università di Milano, diplomato in violino al Conservatorio di Genova, ha frequentato il corso di Composizione Sperimentale con Bruno Zanolini presso il Conservatorio di Milano ed ha studiato canto con Paolo Montarsolo: Bruno Taddia è molto più che un artista.

La proposta costituiva il clou della parte programmata a giugno dell’undicesima edizione del festival Vicenza in Lirica, che ha realizzato così una pregevole quanto inedita iniziativa di alto valore storico e culturale,

Stefano Monti cala l’azione in una sorta di Barocco futuribile in cui l’elemento scenico così come i costumi ferrigni e screziati di rosso richiamano le atmosfere stranianti di Metropolis […]

Sontuosa nel suo impianto la partitura di Gluck affida all’orchestra -come da intenti innovativi- un ruolo non solo di mero accompagnamento, ma è coprotagonista col coro e i cantanti alimentando le prospettiva drammaturgica della vicenda. 

Edoardo_Milletti

Il cast dei cantanti era, ed è, affiancato da due mimi che li accompagnano con la lingua dei segni. Riservate le prime due file di poltrone ai sordomuti, questi ultimi potevano dalla platea percepire le vibrazioni dell’orchestra e immaginare grazi ai gesti degli attori i suoni della melodia.

Naïve

Un’esecuzione misuratissima e vivida, ulteriormente arricchita da una compagnia di canto di esemplare uniformità e capace di aderire alla visione di Dantone.

Bruno Taddia

Il baritono Bruno Taddia, scelto per il ruolo di Falstaff dopo la grande eco suscitata, nello stesso teatro, come Schicchi e Don Pasquale, disinfettava la sua pipa in continuazione, la sigillava in un involucro e disinfettava pure la tasca della giacca. A nulla valse tanta precauzione. Venerdì, […] si è deciso di annullare lo spettacolo più atteso della Linguadoca.

Vedove scaltre, malati immaginari, finti medici e travestimenti; questi gli elementi che connotano e fungono da punti di contatto per i due intermezzi proposti dal Festival della Valle d’Itria in varie masserie nei dintorni di Martina Franca, le cui corti si rivelano scatole sonore ideali ad ospitare lavori dall’organico ridotto.