sprazzi, sembra emergere qui la verve tipica dell’Italiana in Algeri, che del resto risale ad appena tre anni e mezzo prima, più che lo spirito da commedia brillante del recentissimo Barbiere.
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In questo caso, la lettura della Scala di seta da parte di Bonfadelli è risultata un efficace esempio di commedia mai spinto fino alla farsa (nel senso che diamo oggi alla parola) ma neppure limitato alla caratterizzazione banale o risaputa.
La sensazione di molti di noi varcando la soglia del Piermarini, ormai stanchi dell’opera in streaming -lodevole ripiego per far sopravvivere il teatro musicale e gli artisti ma mancante di tutto quell’apparato sociale che il teatro è sempre stato- è stata come tornare a casa. Commovente.
Così, complice la crescente abitudine si mettono a fuoco impressioni più sottili ma non meno inquietanti. E tutte conducono verso una sola, ovvia e inoppugnabile considerazione: il teatro come lo abbiamo conosciuto finora è basato sulla presenza viva del pubblico almeno quanto sulle mirabolanti invenzioni che prendono vita sulla scena.
Quando si sbuca in alto sulle gradinate, il colpo d’occhio è di quelli che restano nella memoria. Al centro il palco per l’orchestra – collegato ai due ingressi principali dell’anfiteatro con passerelle di egual colore – è di un bel rosso vivo, lo stesso degli scranni ad altezze diverse allineati lungo l’ellisse, destinati agli artisti del coro.
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Il surreale si addice all’Italiana in Algeri, che – come ormai sa anche chi di opera non si interessa – fu definita da Stendhal “una follia organizzata e completa” è sembrata la produzione perfetta nella temperie di emergenza sanitaria che ha colpito il Veneto, e non solo, in queste ultime ore.
«Allorché nel 1923, e precisamente il 1° febbraio, l’opera venne rappresentata alla Scala di Milano, sotto la direzione del maestro Toscanini», racconta Luigi Ricci nel prezioso libro Puccini interprete di se stesso […]
Forse è un caso, forse no. Sta di fatto che i cauti approcci di Antonio Albanese alla regia lirica – un paio in tutto nell’arco di un decennio – sono sempre stati nel nome di Gaetano Donizetti e del suo stile buffo […]
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