Tutto è nato da una grande curiosità, forse troppo da “addetta ai lavori”: come faranno a riempire ogni sera gli oltre 3500 posti del MET con un titolo come Agrippina di Händel?
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La produzione di David McVicar è prettamente tradizionale e non contiene alcun riferimento soprannaturale. Le scene si amalgamano alle cupe suggestioni musicali scelte da Britten.
Dal sole dell’Andalusia a quello più timido e caliginoso della campagna inglese; la Folle journée viaggia dal diciottesimo secolo per approdare agli anni Trenta del diciannovesimo, in un’atmosfera che rimanda a quella dei romanzi di Jane Austen.
Tecnicamente tutto ineccepibile e di alto livello ma nulla è funzionale al dramma, né la visione d’insieme di McVicar riesce ad aumentare il carico introspettivo-patologico di ogni singolo personaggio, col rischio di abbandonare i quattro atti in una cornice che alla lunga risulta fissa e monotona.
Va in scena a Londra il primo revival dell’Andrea Chénier di Umberto Giordano nella produzione di David McVicar, che nel 2015 aveva gia’ coinvolto Jonas Kaufmann nel ruolo del protagonista.
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