In tutto adeguata all’eleganza dello spettacolo la resa musicale. Alla testa degli archi dell’orchestra areniana – strumenti moderni ma un’evidente attenzione per le coordinate di un’esecuzione “storicamente avvertita” […]
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Scordatevi le grandi masse, i cori di oltre 200 elementi, le scenografie kolossal. Scordatevi l’Arena come l’avete sempre vista, compreso un pubblico un bel po’ sopra (o un bel po’ sotto, quando non andava bene) le diecimila persone. Il virus sconvolge le nostre vite e sconvolge anche il modo di fare spettacolo a cui eravamo abituati.
Se è consentito dirlo, apprezziamo di più la Fondazione Arena. Che fa quello che è possibile fare, senza forzature ma anche con notevole determinazione. In nome della musica, non solo del marchio e del business.
Quando l’emergenza sarà finita, Federico Sboarina, sindaco di Verona, e Cecilia Gasdia, sovrintendente della Fondazione Arena, potranno forse vantare un piccolo record. Quello di essere riusciti a parlare del terremoto che ha travolto, con tutte le altre realtà europee del settore, anche il festival operistico che si tiene nell’anfiteatro romano, senza mai pronunciare le parole “cancellazione” o “annullamento”.
Plácido Domingo, la star planetaria dell’Opera, torna all’Arena di Verona per una settimana di festeggiamenti a lui dedicata nel Festival 2019: direttore d’orchestra, baritono e protagonista della serata evento che ne celebra in un gala i 50 anni dal debutto assoluto in Arena e in Italia.
Chi pensava che il “piano di sviluppo” della Fondazione Arena fosse a costo zero dovrà ricredersi. Resta vero che il progetto è stato finanziato dalla Camera di Commercio scaligera, uno dei soci dell’istituzione lirico-sinfonica veronese, ma ora emerge che la sua attuazione avrà un costo superiore ai 200 mila euro nei prossimi tre anni. Tutti in conto alla Fondazione.
Posto che il Trittico di Giacomo Puccini – nella sua interezza – appartiene a una consuetudine rappresentativa tramontata da tempo, il suo “spacchettamento” consente soluzioni diversificate, talvolta curiose e originali. Al Filarmonico di Verona, ad esempio, l’ultimo spettacolo della stagione lirica aveva il suo piatto forte in Gianni Schicchi, preceduto con scelta probabilmente inedita da Il maestro di cappella.
Dopo Carmen e Aida il 96° Opera Festival porta in cartellone Turandot, l’Incompiuta di Giacomo Puccini. L’allestimento proposto è una ripresa di quello ideato nel 2010 da Franco Zeffirelli, che ne curò scene e regia. Il termine più adatto per descrivere l’impianto registico è “appagante”, ogni senso è stimolato e nessun elemento richiamato alla mente dalla musica è tradito sul palco.
La Fondazione Arena di Verona scopre le carte della stagione 2019 affidanto il rilancio internazionale ad una coppia d’assi della lirica, con poche novità e consolidate presenze. Anna Netrebko sarà la ‘guest star’ al Festival lirico 2019 all’Arena. Il soprano russo, artista di fama internazionale, canterà nelle prime tre rappresentazioni de Il Trovatore assieme al tenore azero Yusif Eyvazov, suo compagno nella vita.
Si sono visti e si vedono molti modi di fare il sovrintendente di un teatro d’opera. Ci sono stati e ci sono quelli che decidono tutto da soli e quelli che delegano. Quelli che parlano solo con i politici, o con i giornalisti, e quelli che preferiscono il dialogo con il loro staff. Per quanto sembri strano, ci sono stati e ci sono perfino quelli che ascoltano. Ma questo non è ancora decisivo. Il problema infatti è “chi” ascoltano.
Importanti direttori, registi di fama internazionale, stelle della lirica e nuovi astri nascenti dell’opera caratterizzano la 96ma edizione del Festival lirico all’Arena di Verona, che prenderà il via il prossimo 22 giugno fino al 1° settembre 2018, per 47 serate all’insegna della grande musica sotto le stelle nel teatro lirico più grande del mondo.
Dodici anni e dimostrarli un po’; tanti ne ha l’allesimento delle Nozze di Figaro firmato da Mario Martone. Se al suo primo apparire tutto sembrava fresco e a posto, oltre che del tutto coerente con lo spirito del capo d’opera mozartiano oggi, rivedendolo per la quarta volta, qualcosa ci sembra non funzionare più così bene.
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