Su Cecilia Bartoli bisognerebbe scrivere un trattato. Di certo rimane l’esempio di un’artista che ha saputo piegare la tecnica all’espressione, sempre votata con dedizione alla musica, senza mai cedere ad effetti artificiosi.
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Appartiene pienamente alla categoria dei “Magnifici Torsi” la Messa in Do minore KV 427 di Mozart, che resta anche uno dei misteri più grandi nel percorso compositivo del Salisburghese.
Tutto scorre con voluta leggerezza in questa Folle journée, sostenuto da una parte musicale di livello davvero eccezionale.
Davide Livermore trasporta, con intelligenza, le vicende negli anni ’30 del primo Novecento, non tanto in un Egitto storicizzato ma, come dicevamo su Tolomeo, un lussureggiante battello da crociera in movimento sul Nilo.
L’impressione è quella di un gruppo di artisti in piena sintonia tra di loro che si divertono molto e rendono il pubblico partecipe e complice del loro divertimento.
Questa volta il racconto della Favola è affidato – scelta davvero felice – alle marionette, in questo caso quelle meravigliose della gloriosa Compagnia Carlo Colla e Figli, che hanno il potere sublime di risvegliare il bambino nel pubblico oltre alla sublime arte della “meraviglia” che è il fondamento primo del barocco.
Opera tutt’altro che facile da restituire all’ascolto – la dimensione teatrale, si diceva, è labile se non assente – eppure in questa occasione tutto risulta meravigliosamente credibile.
La vera novità della produzione salisburghese sta però nell’invenzione drammaturgico-musicale che, in un gioco di grande coerenza interpretativa, sceglie di mettere in scena un finale “tragico” secondo la tradizione del mito […]
È un omaggio appassionato alla Decima Musa, con citazioni che vanno dalla Rosa purpurea del Cairo alle “malin-comiche” traversie di Buster Keaton agli slapstick di Mac Senneth e Laurel&Hardy
Cecilia Bartoli “appare” per la terza volta al Teatro Galli di Rimini. Data speciale e attesissima della 72esima Sagra Musicale Malatestiana, prima e unica tappa italiana di un tour che toccherà Martigny, Parigi, Amsterdam, fino a Berlino e Vienna. In teoria, la serata sarebbe dovuta essere un omaggio a pochi e mirati compositori barocchi, quindi, un appassionante e interessante viaggio nella vocalità e nella musica orchestrale di Händel
La protagonista si ritrova combattuta tra le lusinghe del Piacere che la trascina in un mondo effimero e omologato fatto di sarti e truccatori, tra discoteche, “amici” plaudenti e incontri effimeri e i consigli – anche sottoforma di sedute psicoanalitiche – di Tempo e Disinganno.
Gianluca Capuano dirige l’Orchestra del Teatro La Fenice nei Concerti grossi di Corelli e nello Stabat Mater di Pergolesi con la partecipazione di Silvia Frigato e Sara Mingardo
Esiste lo spettacolo perfetto? Qualcuno potrebbe dire di no, ma nel caso dell’haendeliana Alcina in scena al Festival di Salisburgo possiamo affermare serenamente che qui la perfezione, unita all’emozione, è praticamente raggiunta.
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Mattia Gaido
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