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Si ricredano gli scettici passatisti convinti che l’opera sia un genere superato, senza presente, senza futuro.  La dimostrazione del contrario arriva adesso dall’Opera di Parigi che apre la stagione con una nuova produzione a Palais Garnier di A Quiet Place,

I Puritani, il melodramma serio in tre parti su libretto del conte Carlo Pepoli ispirato al dramma storico “Têtes rondes et Cavaliers” di Jacques-Arsène-François Polycarpe d’Ancelot e Boniface-Xavier Santine, a sua volta ispirato al Walter Scott di “Old Mortality” mancavano dall’Opéra Bastille da ben sei anni.

Commissionando Bérenice a Michael Jarrell, ginevrino, classe 1958, un compositore molto noto in Francia ed eseguito anche alla Philarmonie di Berlino, l’Opéra national di Parigi si è assicurata, dopo Trompe-la-mort di Luca Francesconi, rappresentata qualche stagione fa, una seconda novità assoluta in lingua francese.

Condannata al trionfo, Les Huguenots ossia Gli Ugonotti, frutto di cinque anni di duro lavoro, è l’opera lirica più lunga e ambiziosa di Giacomo Meyerbeer, un vero e proprio Grand opéra in cinque atti su testo di Scribe e Deschamps.

Torna all’Opéra di Parigi per dirigere la prima nuova produzione della stagione 2018-2019 il pesarese Michele Mariotti, Direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna, che nel teatro nazionale della capitale francese ha già diretto I puritani nel 2013 e La traviata nel 2016. Venerdì 28 settembre all’Opéra Bastille è chiamato a interpretare il grand-opéra di Giacomo Meyerbeer Les Huguenots (Gli Ugonotti) […]

Secondo Alberto Savinio Il Trovatore è il capolavoro assoluto di Giuseppe Verdi. In nessuna delle altre opere del maestro di Busseto l’ispirazione si è elevata al livello della diciottesima. Nessuna può vantare una tale quantità di canti che sappiano descrivere la solitudine notturna dei suoi personaggi e ne rappresentino, con altrettanta purezza, l’anelito all’elevazione.

Lo spettacolo di cui Damiano Michieletto firma la regia con la collaborazione di Paolo Fantin per le scene, di Agostino Cavalca per i costumi anni Sessanta, di Alessandro Carletti per il disegno luci, con il contributo video di rocafilm, ha avuto però il pregio di realizzare con sobrietà i due diversi livelli di lettura di questo gioiello della maturità donizettiana.

Ora Benvenuto Cellini fa il suo ritorno sul palcoscenico maggiore della Ville Lumière, che alla prima l’ha accolto con tutti gli onori, nell’allestimento di Terry Gilliam che debuttò nel 2014 alla English National Opera di Londra e che si è visto anche ad Amsterdam e all’Opera di Roma.

Iefte talvolta Jefte, o, come nell’oratorio di Georg Friedrich Haendel, Jephta, è un personaggio biblico noto per aver fatto a Dio un voto senza riserve che coinvolse la sua unica figlia. È citato nel libro dei Giudici dell’Antico Testamento.

Mentre Roma festeggia il compleanno di Héctor Berlioz e il Teatro dell’Opera ne rappresenta, non senza qualche polemica sul nuovo allestimento, La Damnation de Faust, Parigi dedica il suo dicembre lirico all’Opéra Bastille a La Bohème di Giacomo Puccini e dopo le dieci riprese della “vecchia” produzione di Jonathan Miller ne mette in cantiere una nuova di zecca.