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Il gesto teatrale è rarefatto, evocatore più che descrittivo – gli unici movimenti veri sono affidati ad una danzatrice – quasi a voler contenere la ridondanza verbale del canto.

“Pur ti miro, pur ti godo” non è solo un celebre, musicalissimo verso, ma è anche la reazione verbale, quasi naturale, di chi ha assistito alla recita pisana de L’incoronazione di Poppea.

La stagione autunnale del Teatro Municipale di Piacenza riapre il sipario con una nuova produzione di Fedora di Umberto Giordano, un titolo che fin dai suoi esordi milanesi -novembre 1898- ebbe un successo clamoroso.

Lo spettacolo è di Pier Luigi Pizzi ed è impaginato con la lucida ed essenziale efficacia che ha sempre caratterizzato il suo stile, ammirevolmente aggiornato – oggi – alla luce delle più recenti possibilità tecnologiche.

Così come Gluck riporta la narrazione musicale ad un’essenzialità densa di contenuto – avverrà lo stesso, pochi anni dopo, nella sua Alceste – Pier Luigi Pizzi, eterno ragazzaccio, lavora come come sovente gli capita in questa fase della sua carriera “per sottrazione”, realizzando uno spettacolo di esemplare pulizia formale e in completa sintonia con la musica.

Una nuova produzione con il ritorno nelle Marche del grande maestro della regia italiana Pier Luigi Pizzi e sul podio l’altro nascente Diego Ceretta

Sei opere di cui tre titoli verdiani, una programmazione che spazia dal Barocco al Novecento, la presenza di grandi maestri e artisti affermati del panorama internazionale unita all’attenzione ai giovani talenti: la Fondazione Teatri di Piacenza presenta la Stagione 2022/2023 del Teatro Municipale.

Pizzi, a cui si devono regia, scene e costumi, ha saputo imprimere alla recitazione degli interpreti vocali, artisti del coro compresi, un carattere di spontaneità che ben si accorda alla sua idea di Orfeo […]

E il regista milanese, 91 anni compiuti lo scorso 15 giugno, fa una cosa che neanche molti suoi colleghi ben più giovani fanno spesso: al centro della fila di tutti i protagonisti dello spettacolo che si tengono per mano, guida una giocosa corsa dal fondo del palco fino al proscenio, […]

Trentotto anni dopo, Pier Luigi Pizzi ha chiuso il cerchio di Mosè al Rossini Opera Festival. L’azione tragico-sacra scritta per il San Carlo di Napoli nel 1818 era stata la sua seconda prova registica a Pesaro, nel settembre del 1983.

Rossini_Opera_Festival

Il Festival sarà inaugurato il  9 agosto alle 19 alla Vitrifrigo Arena da Moïse et Pharaon, con Giacomo Sagripanti sul podio e regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi

ROF

La 42esima edizione del Rossini Opera Festival si terrà a Pesaro dal 9 al 22 agosto 2021. Il programma, mai così ricco, prevede quattro nuove produzioni (Moïse et Pharaon, Elisabetta regina d’Inghilterra, Il signor Bruschino e Stabat Mater), Il viaggio a Reims dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, otto concerti e il Gala Rossini finale, per un totale di 25 spettacoli.

Mercoledì 15 gennaio, alle ore 20, va in scena Il matrimonio segreto, melodramma giocoso di Domenico Cimarosa, con cinque imperdibili recite, fino al 24 gennaio. Nikolas Nägele dirige l’Orchestra del Teatro Regio; regia, scene e costumi sono di Pier Luigi Pizzi.

Tiziana Caruso

Proprio la Turandot nella versione incompiuta del 1926, è andata in scena ieri sera al Teatro Pergolesi di Jesi, un riadattamento della Rete Lirica in coproduzione con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi dello storico allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio

Attualizzare non vuol dire necessariamente stravolgere, anzi; la trasposizione degli eventi narrati in un’opera per renderne immediatamente intellegibili al pubblico contemporaneo lo spirito e il significato è in certo senso doveroso.