Nel Polittico Monteverdiano allestito ino occasione del Monteverdi Festival 2024 di idee ce ne sono molte e tutte meditate e concorrenti a dare vita ad uno spettacolo di quelli da ricordare a lungo perché di teatro autentico ce n’è davvero molto
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Il coreografo-danzatore giapponese opta per un allestimento minimalista all’eccesso fatto di uno spazio buio nel quale l’unica azione è affidata al movimento dei ballerini – per altro assai bravi – chiamati a rendere visibile la musica attraverso movimenti tanto fluidi quanto ripetitivi e allo spostamento di tre cubi di tubolare metallico a simboleggiare i “mondi” di Piacere, Disinganno e Tempo.
Così come Gluck riporta la narrazione musicale ad un’essenzialità densa di contenuto – avverrà lo stesso, pochi anni dopo, nella sua Alceste – Pier Luigi Pizzi, eterno ragazzaccio, lavora come come sovente gli capita in questa fase della sua carriera “per sottrazione”, realizzando uno spettacolo di esemplare pulizia formale e in completa sintonia con la musica.
Le nuove produzione del Festival sono il “Ballo delle ingrate” e il “Combattimento di Tancredi e Clorinda” di Monteverdi,
la “Messa in Do minore, K427“ e il “Don Giovanni” di Mozart.
Nelle Baruffe secondo Giorgio Battistelli e Damiano Michieletto – seconda nuova produzione per il compositore nel volgere di poche settimane – tutto si fa invece più cupo e ferrigno, oltre che incredibilmente rumoroso.
Gianluca Capuano dirige l’Orchestra del Teatro La Fenice nei Concerti grossi di Corelli e nello Stabat Mater di Pergolesi con la partecipazione di Silvia Frigato e Sara Mingardo
Almeno in questo caso, i numeri non mentono. Il Pinocchio di Pierangelo Valtinoni su libretto di Paolo Madron da oltre un decennio è stabilmente fra i “greatest hits” nel panorama operistico internazionale.
Nato in circostanze quanto mai auliche – una rappresentazione alla corte di Vienna nel 1751, protagonisti un gentiluomo e quattro dame versati nel canto –, nella seconda metà del Settecento Il re pastore di Metastasio ha avuto nella figura dell’arciduca Massimiliano di Asburgo-Lorena un singolare “testimonial” suo malgrado.
L’idea di un dittico che abbia per tema centrale il tradimento, con il corollario dell’incomprensione e dell’inganno, è decisamente interessante a patto che il tutto venga condito con un pizzico, giusto un po’, di sana e sacrosanta ironia.
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Mattia Gaido
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