Se all’epoca il progetto registico di Deborah Warner accolse qualche perplessità, a distanza di tempo si può affermare che la negazione di una definizione spazio-temporale e la volontà di stilizzare la dimensione affettiva – complice la concertazione di Myung-Whun Chung – hanno reso ancora più incisivo il messaggio beethoveniano.
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Ancora troppo poco si sa della produzione teatrale di Franz Schubert, il quale oltre alle più celebri pagine liederistiche, cameristiche e pianistiche ha prodotto una ventina di titoli operistici, di cui sette rimasti incompiuti.
Negli ultimi anni la programmazione del Teatro alla Scala si è sviluppata secondo un progetto culturale le cui linee, articolate su diverse stagioni, sono chiaramente rintracciabili nella Stagione 2018/2019, che presenta 15 titoli nove dei quali sono nuove produzioni e due sono prime per la Scala.
Più che di stagione, anche in questa occasione è meglio parlare di stagioni: alla programmazione sinfonica, si affiancano infatti i Concerti POPs, la Stagione di Musica da camera, le attività dedicate ai più giovani (con il Crescendo in musica e i concerti dell’Orchestra Sinfonica Junior e del Coro di Voci Bianche), oltre a una serie di eventi straordinari.
Il Teatro alla Scala piange la scomparsa di Ermanno Olmi, uno dei grandi maestri del cinema e del teatro italiani. L’autore di film come Il posto, La leggenda del santo bevitore e L’albero degli zoccoli ha avuto con il mondo della musica un rapporto continuo e fecondo […]
Dopo più di dieci lustri di assenza Francesca da Rimini ritorna alla Scala. Opera complessa, Francesca, figlia di un decadentismo verista che fa l’occhiolino al simbolismo francese; atmosfere rarefatte e sospese si alternano a momenti di foga incontenibile in un susseguirsi incessante di scontri e passione.
Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai è un’opera di rara esecuzione nei teatri italiani: alla Scala era assente dal 1959, quando Gianandrea Gavazzeni la diresse con protagonisti d’eccezione come Magda Olivero e Mario Del Monaco. La sua nuova entrata in scena significa l’impegno del Teatro […] di rivedere sotto una luce contemporanea una parte del repertorio italiano del ‘900, soprattutto quello verista ingiustamente trascurato.
Si ritorna a quei mitici anni ‘50, ma a Roma, con il Don Pasquale in scena alla Scala fino al 4 maggio, con la regia di Davide Livermore che ambienta l’opera nella Dolce Vita della Capitale. Un omaggio al cinema italiano la cui estetica fa da sfondo al capolavoro donizettiano innervandolo di una compiacente brillantezza.
La direzione di Michele Mariotti estrae dalla compagine scaligera un colore “sospeso”, come sospesa è la stessa orchestra che si sposta fisicamente su più piani a seconda di dove il libretto colloca la scena fra Boschi, Inferi e Campi Elisi.
Il Teatro alla Scala e il suo Corpo di Ballo sono in lutto per la scomparsa di Elisabetta Terabust. Artista e interprete versatile, di grande generosità e sensibile alle innovazioni dei coreografi contemporanei come al grande repertorio classico […]
È il bis che fa scattare l’euforia generale. Sulle note della Radetzky-Marsch, il pubblico batte le mani a tempo di musica guidato dal Maestro Honeck. Al di là delle riserve di qualcuno volte alla tutela della memoria di una Milano vittima del dominio austriaco, lo spirito della celebre Marsch è tutt’altro che dominatore, ma latore dell’euforia della danza da cui nessuno è fortunatamente immune.
Chi è il giovane Maestro che sostituirà Zubin Mehta nel capolavoro di Johann Strauss e che a 37 anni dirige regolarmente a Vienna, Londra, Monaco, Dresda e nel 2019 debutterà al Met.
Il 7, 11 e 12 gennaio Manfred Honeck dirige valzer, polke e brani di operette di Johanne Josef Strauss e Franz Lehár con la partecipazione del soprano Mandy Fredrich, del mezzosporano Judit Kutasi e del tenore Tomislav Mužek.
Serpeggia sempre l’imbarazzo, alle ormai tradizionali dirette Rai per l’inaugurazione della stagione d’opera alla Scala, ogni fatidico 7 dicembre. L’enfasi retorica è il salvagente di presentatori pieni di buona volontà, che si sono imparati a memoria la trama e i nomi dei cantanti, ma sono sempre vagamente spaesati, con l’aria di scusarsi di doversi occupare della strana cosa chiamata opera sulla rete maggiore della Tv di stato, scompaginando perfino l’orario dei Tg.
Un’opera su Stradella…senza Stradella, o meglio senza la presenza fisica di Stradella. Il compositore in realtà è costantemente in scena, vive nella musica e soprattutto nelle citazioni dei cantori e dei servi.
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