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Serpeggia sempre l’imbarazzo, alle ormai tradizionali dirette Rai per l’inaugurazione della stagione d’opera alla Scala, ogni fatidico 7 dicembre. L’enfasi retorica è il salvagente di presentatori pieni di buona volontà, che si sono imparati a memoria la trama e i nomi dei cantanti, ma sono sempre vagamente spaesati, con l’aria di scusarsi di doversi occupare della strana cosa chiamata opera sulla rete maggiore della Tv di stato, scompaginando perfino l’orario dei Tg.

Un’opera su Stradella…senza Stradella, o meglio senza la presenza fisica di Stradella. Il compositore in realtà è costantemente in scena, vive nella musica e soprattutto nelle citazioni dei cantori e dei servi.

Riccardo Chailly dedica al grande Maestro la prima di Andrea Chénier mentre dal 12 novembre il Ridotto dei Palchi ospita la mostra “Victor de Sabata – Una vita per la Scala”

Nelle cinquecento e più pagine del suo Il gesto e la musica-60 anni di giornalismo a tu per tu con i grandi, che definire autobiografia sarebbe riduttivo, vivono dodici lustri di ricordi e svariate migliaia di articoli, il tutto a raccontare una vita di quelle che un’eroina di qualsiasi romanzo guarderebbe con invidia mista ad ammirazione.

La Stagione della Scala si avvia al termine con il penultimo titolo in cartellone, il Nabucco di Giuseppe Verdi del 2013 (coprodotto con ROH, Liceu e Chicago Opera theatre) con la direzione di Nello Santi e la regia di Daniele Abbado.

In scena dal 14 novembre, lo spettacolo di Jürgen Flimm con la direzione di Maxime Pascal e le voci di Laura Aikin e Charles Workman protagonisti è un nuovo passo nella collaborazione sempre più stretta fra il Teatro alla Scala e Milano Musica

Echi classici, il Biedermeier, un mondo reale nel quale s’innesta l’elemento soprannaturale/demoniaco, il peccato e la redenzione, l’amore: questi in estrema sintesi i tratti costitutivi ed irrinunciabili del Freischütz.
Senza il giusto equilibrio fra tutti questi aspetti, che hanno pari dignità sia nella musica che per quanto attiene alla drammaturgia, il Singspiel weberiano, figlio di un periodo che vede il panorama musicale non solo, ma soprattutto, tedesco vivere un rivolgimento sia nell’estetica che nella struttura, perde di efficacia drammatica e si stravolge.

Dal 10 ottobre al 2 novembre il capolavoro di Carl Maria von Weber torna al Piermarini in un nuovo allestimento firmato da Matthias Hartmann. Gli immaginifici costumi sono disegnati dalla stilista Susanne Bisovsky.

Il mezzosoprano Daniela Barcellona ritorna alla Scala con un recital prevalentemente incentrato sul lied di Schumann, Brahms e Gounod, passando per Rossini, fino ad arrivare a Tosti, Cilea e Bizet. Ad accompagnarla al pianoforte, il vocal coach e compagno di vita, il Maestro Alessandro Vitiello.

Secondo appuntamento della mini stagione barocca in seno a quella (ufficiale) del Teatro alla Scala. Dopo il Trionfo del Tempo e del Disinganno del 2016, è la volta di un altro capolavoro händeliano, il Tamerlano, che in Italia dove si confonde il belcanto con il Volo, suona come una grande sfida.

Maria Callas si spegneva a Parigi il 16 settembre 1977. Nel quarantennale della scomparsa del grande soprano il Teatro alla Scala la ricorda con la mostra “Maria Callas in scena – Gli anni della Scala” (a cura di Margherita Palli – Museo Teatrale alla Scala dal 15 settembre, in collaborazione con Hearst Italia) e con un incontro giovedì 14 settembre alle ore 20.30.

Dopo nove anni d’ assenza ritorna alla Scala la Sächsische Staatskapelle Dresden diretta da Christian Thielemann.

Oggi ricorrono 10 anni dalla scomparsa del grande tenore che è stato una presenza costante alla Scala dal 1965 al 1992. Il suo nome è legato a esecuzioni leggendarie con direttori come Abbado, Prêtre, Kleiber, Patané, Gavazzeni, Karajan, Maazel e Muti.

L’attesa per l’inaugurazione di MITO 2017 – commenta il presidente Anna Gastel – è altissima sia a Milano che a Torino, sia alla Scala che al Regio: il tema della Natura, fil rouge di questa edizione, permette una programmazione di particolare ampiezza e suggestione.