Torino: due violoncelli quasi violoncello solo per l’Unione Musicale

Per l’inaugurazione della sua stagione l’Unione Musicale ha puntato sulla presenza di due violoncellisti ai vertici del panorama musicale mondiale: Mario Brunello e Giovanni Sollima, uno veneto l’altro siciliano, due personalità diverse e in qualche modo complementari. Unendo rigore e creatività, profondità e leggerezza, è almeno dal 2021 che danno vita a uno straordinario connubio di talento, estrosa fantasia, vigore interpretativo e spontanea forza comunicativa.

Il programma proposto al Conservatorio Giuseppe Verdi consta di cinque pezzi che alternano atmosfere rarefatte a toni più virtuosistici e sonori. Tra i primi sono due composizioni di Valentyn Syl’vestrov, compositore ucraino che da tre anni si è autoesiliato a Berlino in seguito all’invasione del suo paese da parte dell’esercito russo. Nato nel 1937, appartiene quindi alla stessa generazione di Alfred Schnittke e Arvo Pärt. Dopo un periodo iniziale di sperimentazioni e d’avanguardia, Syl’vestrov è approdato a uno stile postmoderno e neoclassico in cui l’uso di tecniche tonali e modali tradizionali crea un linguaggio musicale intimo ed emozionale.

Compresi nell’album “Hieroglyphen der Nacht” pubblicato nel 2017 in occasione del suo 80° compleanno, i due brani del 2004 hanno per titolo delle date e stabiliscono dialoghi con musicisti del passato: Schumann, nel giorno della sua nascita (8/6/1810), e Čajkovskij, nel giorno della sua morte (25/10/1893 secondo il calendario giuliano utilizzato allora in Russia).

Syl’vestrov fa un uso assai delicato del suono, con spazi, pause, frammenti melodici che emergono e si dissolvono: una musica simbolica, frammentaria, una scrittura cifrata nel silenzio, dove il silenzio diventa elemento strutturale, non mera assenza. I due strumenti suonano come un unico violoncello “a quattro mani”, instaurano un dialogo “metaforico” e si fondono nella linea sonora. Sollima col suo Francesco Ruggeri e Brunello con un Maggini. Entrambi preziosi  esemplari del tardo XVII secolo.

In questi due pezzi, ognuno suddiviso in tre sezioni, i riferimenti a Schumann e Čajkovskij sono evidenti, ma sempre filtrati nella sensibilità post-romantica e meditativa dell’autore. Nel primo si indaga la complementarità delle risonanze dei due strumenti con motivi di danza e sonorità diafane, dove piani e pianissimi si dissolvono nell’aria. Nel secondo la “nascita della melodia” è il sottotitolo del Preludio – Andante “dolce, leggero, lontano” – dove il compositore fa avvicinare il rigo musicale di entrambi gli strumenti tanto da far cadere l’uno nella sonorità dell’altro. La mimica impagabile dei due esecutori aggiunge l’elemento visivo a questa rarefatta e tesa esecuzione. Dopo la ninna-nanna punteggiata dai pizzicati del secondo violoncello, la Serenata è quella che più ha il segno di  Čajkovskij, con il suo tono nostalgico e intimo: nella Coda ritornano i suoni del Preludio, si ha il ritorno al passato, al rimando di ciò che è stato ed è irrimediabilmente perduto.

Atmosfera totalmente diversa per il Duetto in Mi maggiore di Jacques Offenbach, appartenente all’ultimo dei sei volumi del Cours méthodique de duos pour deux violoncelles il cui primo volume era apparso nel 1839, quando Offenbach, ventenne, ancora non era il re dell’opéra-bouffe ma un virtuoso di violoncello. Pubblicato nel 1855, il Duetto si presenta quasi come una conversazione comica tra due cantanti-violoncelli: brillante e ironico, presenta una scrittura equilibrata tra i due strumenti ma impegnativa. I due strumenti dialogano alla pari, con scale, arpeggi e spiccati, e con passaggi virtuosistici magistralmente gestiti dai due esecutori. Con un suono più denso Sollima, più vibrante Brunello.

Chiude la prima parte del concerto il pezzo Dove finisce l’erba, scritto da Sollima su commissione  della Società Barattelli, e presentato in prima assoluta pochi giorni fa all’Aquila, prossima Capitale Italiana della Cultura. Ispirato a una poesia di Giorgio Caproni, «Non uccidete il mare, | la libellula, il vento […] L’amore | finisce dove finisce l’erba | e l’acqua muore», in cui la salvaguardia della natura è il tema di questi “versicoli quasi ecologici”. Della scrittura dal ritmo trascinante e dal soggetto dal carattere sciamanico fanno parte i suoni gutturali espressi dalla voce dei due esecutori.

Ancora più presente è la voce, assieme alla parola ora intelligibile, nel brano che domina la seconda parte del concerto non solo per lunghezza ma anche per intensità espressiva. Lux Æterna for two psalm singers è una composizione del 1998 di Alexander Knaifel, nato nel 1943 in Uzbekistan e morto l’anno scorso. Inizialmente violoncellista, passò alla composizione per un problema alla mano. I suoi lavori si distinguono per un linguaggio musicale profondo, meditativo e spirituale, che fonde influenze della musica sacra ortodossa, del misticismo russo e della tradizione occidentale. La sua è un’estetica minimalista e ascetica dove i silenzi hanno la stessa importanza dei suoni, spesso singoli, alla cui qualità Knaifel presta la massima attenzione. Caratteristiche che si ritrovano nei suoi lavori in cui si scoprono influenze spirituali e religiose. Autore anche di un’opera rappresentata a Londra nel 1980, The Canterville Ghost, in tre atti per 18 cantanti e orchestra da camera e basata sul racconto di Oscar Wilde. In Lux Æterna i due violoncellisti cantano frammenti  di dieci salmi, alcuni di lode, altri di pentimento, in una sorprendente fusione sonora con gli strumenti tale da evocare atmosfere chiesastiche.

Il pubblico, travolto dall’energia e dalla magia del concerto, ha chiesto due bis assolutamente inattesi: prima la potente Bohemian Rhapsody dei Queen, poi una sorprendente elaborazione del tema di un Kyrie della chiesa ortodossa di Kiev. Due mondi lontani, due atmosfere opposte, un solo filo conduttore: l’inimitabile intesa tra Brunello e Sollima, capaci di trasformare ogni nota in un racconto appassionante. Una chiusura che ha lasciato tutti senza fiato, confermando la straordinaria alchimia dei due artisti e l’unicità di un incontro musicale da ricordare.

Renato Verga
(15 ottobre 2025)

La locandina

Violoncello Mario Brunello
Violoncello Giovanni Sollima
Programma:
Valentyn Syl’vestrov
8.VI.1810… per la nascita di R.A. Schumann per 2 violoncelli “quasi violoncello solo”
Jacques Offenbach
Duetto in mi maggiore op. 54 n. 2
Valentyn Syl’vestrov
25.X.1893… in memoria di P.I. Čajkovskij per 2 violoncelli “quasi violoncello solo”
Giovanni Sollima
Dove finisce l’erba
Alexander Knaifel
Lux Æterna for two psalm singers

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