Torre del Lago: Gianni Schicchi nell’era del Covid19

La scena s’apre sotto una luce verde, di un verde metallico, ospedaliero. I cantanti s’aggirano sul palcoscenico muniti di guanti colorati, cuffiette, mascherine, tute da infermieri e persino maschere da snorkeling riadattate per ventilare i malati di Covid-19. Imbracciando spray e bombole a vapore iniziano a spruzzare disinfettate sui mobili di casa Donati, un divano, una poltrona, un tavolino, tutti fasciati di plastica, generando nuvole di vapore persino sul letto dove, dietro un paravento in plastica, giace il morto di cui i suddetti, parenti prossimi, anelano l’eredità.

Si è aperta così sabato 27 giugno la 66°edizione del Festival Puccini di Torre del Lago, diretto da Giorgio Battistelli che ha scelto di mettere in scena, per la prima opera andata in scena in Europa dopo il Coronavirus, il  “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini, l’atto unico su libretto di  Giovacchino Forzano, ispirato allo scaltro personaggio fiorentino, esponente della “gente nova”, di cui  parla Dante nel XXX canto dell’Inferno,  famoso per aver preso il posto del ricco Buoso Donati ormai defunto,  onde dettare un testamento a beneficio suo personale,  gabbando i famelici parenti, evitando di locupletare il convento di frati e risolvendo le nozze della figlia col nipote del morto. Trasmessa in streaming, in diretta e per 48 ore in differita, dal portale www.italiafestival.it verso una platea planetaria, l’opera di Puccini è stata rappresentata dal vivo a Viareggio, con tutti i crismi imposti dall’emergenza Coronavirus, davanti a una ridotta platea riunita nel cortile della Cittadella del Carnevale, fra i padiglioni in cui si conservano maschere e carri del carnevale.

“È una vera commedia dell’arte, con le mascherine”, ha detto John Axelrod, che ha diretto i musicisti dell’Orchestra della Toscana, posti a distanza regolamentare e tutti con le mascherine, e ha saputo ricercare la teatralità dei cantanti nel solco della migliore tradizione italiana, restituendo lo sfolgorio orchestrale del grande direttore sinfonico. “È un’Opera necessaria”, ha insistito il compositore Giorgio Battistelli, da pochi mesi alla direzione artistica del Festival, difendendo l’idea di trasformare in risorse della drammaturgia quegli stessi vincoli dettati dall’emergenza Coronavirus. Per far questo, il cartellone 2020, che comprenderà anche Tosca e Madame Butterfly, in due nuovi allestimenti adeguati ai protocolli sanitari, l’ha voluto inaugurare con la commedia di Puccini, nata cent’anni fa a ridosso dell’epidemia di febbre spagnola che costò la vita anche alla sorella del compositore, e rappresentata per la prima volta al Metropolitan di New York nel 1918.

Bisognava riaprire il teatro, ridare vita all’opera dal vivo, salvare la stagione del Festival Puccini cavalcando l’incertezza. Un titolo come “Gianni Schicchi”, dove il comico si sposa al tragico e lo trascende si prestava alla perfezione.  Fra tutto il repertorio di Puccini, non poteva darsi scelta migliore, corroborata del resto dalla scelta della regia affidata a un’argentina fantasiosa che vanta un lungo apprendistato alla Fura dels Bauls e vari successi recenti all’Opera di Roma (dalla Carmen di Bizet a Caracalla ai Vêpres Siciliennes diretti da Daniele Gatti). Valentina Carrasco ha trovato subito la chiave per adattare ai tempi del Covid-19 la morte in solitudine del ricco fiorentino, senza mai cadere nel triviale, anzi esaltando la vena comico-grottesca di Puccini, sino a rendere un commosso omaggio ai “nostri cari babbini” vittime della pandemia.

Il tutto è stato reso possibile dalla scelta di un cast di grande qualità, che ha cantato per un’ora con la mascherina sulla bocca, salvo abbassarla per intonare qualche acuto, mantenendosi sempre a distanza di sicurezza e e rispondendo sempre con brio alle indicazioni della regista, sia nei bisbiglii iniziali dei parenti preoccupati di perdere la fortuna di famiglia a favore dei frati,  sia nella folle  ricerca del testamento del “de cuius”, fra ciambelle colorate che spuntano fuori dai divani, uccelli di plastica e persino un  manichino di pin up gonfiabile, che passa di mano in mano come se fosse la pistola fumante, o il corpo del reato. Grande versatilità istrionica e perfetto controllo della tecnica vocale nel baritono primo attore Bruno Taddia che, nel ruolo del titolo, con la sua voce tonda piena di chiaroscuri, seguendo alla lettera lo spartito originale, passa dalla voce spiegata del canto pucciniano alla vocina camuffata e tutta in falsetto del moribondo, cacciando ogni volta la testa sotto le lenzuola, quasi a pentirsi di averla fatta grossa.  Ottima la prova di Elisabetta Zizzo, giovane allieva di Alessandra Mantovani, che nell’aria fra le più famose del melodramma italiano, “O mio bambino caro”, dove Lauretta, figlia d Schicchi e fidanzata di Rinuccio, nipote del defunto, si dice pronta al suicidio pur di non rinunciare agli sponsali, ritrova i colori chiari del soprano lirico leggero, puntando sulla morbidezza per esprimere l’emozione. Grande duttilità di Rossana Rinaldi nei panni della Zita, la tremenda taccagna che invece disdegna d’imparentarsi con la “gente nova”, e finisce per soccombere con la sua stola di volpe ai colpi inferti col manico di scopa da Gianni Schicchi. Sorprendente il baritono venezuelano Pedro Carrillo, che bardato di pinne, maschera subacquea e teli di plastica colorati, canta la parte di Betto con inflessione toscana. Magistrali le luci disegnate da Peter van Praet, sorprendenti i costumi e le scene di Mauro Tinti, e in definitiva memorabile questa recita unica che speriamo vivamente non rimanga tale.

Marina Valensise
(27 giugno 2020)

La locandina

Maestro Concertatore e Direttore John Axelrod
Regia Valentina Carrasco
Scene e costumi Mauro Tinti
Luci Peter van Praet
Assistente alla regia Lorenzo Nencini
Personaggi e Interpreti:
Gianni Schicchi BrunoTaddia
Lauretta Elisabetta Zizzo
La Zita Rossana Rinaldi
Rinuccio Alessandro Fantoni
Gherardo Alberto Petricca
Nella Aurora Tirotta
Betto Pedro Carrillo
Simone Davide Mura
Marco Raffaele Facciolà
La Ciesca Chiara Tirotta
Maestro Spinelloccio / Ser Amantio di Nicolai Alessandro Ceccarini
Gubbio Samuele Giannini
Pinellino Francesco Lombardi
Gherardino Nicholas Ceragioli
Orchestra della Toscana

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