Trieste: la Traviata essenziale di Bernard e Calesso

Inaugurazione in grande stile per la stagione lirica 2024/2025 della Fondazione Teatro Verdi di Trieste. Sala piena ed elegantemente infiorata, doppio inno – nazionale ed europeo – in apertura di serata.

Il titolo, La Traviata di Giuseppe Verdi, è di quelli di richiamo, in questi ultimi anni è un po’ inflazionato sul palcoscenico triestino, ma lo si ascolta sempre con piacere e la diretta radiofonica su RadioTre ha dato un po’ di visibilità all’avvenimento.

L’allestimento di Arnaud Bernard che ne firma la regia con la collaborazione di Alessandro Camera per le scene, di Carla Ricotti per i costumi e di Emanuele Agliati per il disegno luci è nuovo e propone una lettura suggestiva del melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave ispirato al dramma di Alexandre Dumas figlio La signora delle camelie.

La triste vicenda amorosa della sfortunata Violetta, alias Margherita Gautier, è vista non tanto come un sogno, ma come un vero e proprio incubo della protagonista la cui presenza sul palcoscenico è costante e come enucleata dal contesto salottiero delle feste, per trovare in quelle più drammatiche il suo ambiente naturale. Lo spettacolo è di rara pulizia e trova il suo momento più accattivante nel finale secondo in cui sono citate le atmosfere cinematografiche de L’Angelo azzurro, trascurando zingarelle e toreri della tradizione, in un asciutto bianco e nero che anticipa la tragedia conclusiva che ha suscitato qualche riprovazione.

All’asciuttezza dello spettacolo corrisponde bene quella della concertazione e direzione di Enrico Calesso che, dal podio, sembra prosciugare il testo di ogni inutile sovrastruttura per concentrarsi sulle linee che contraddistinguono la vicenda della protagonista. L’Orchestra stabile del Teatro Verdi gli risponde con prontezza e vanno salutati con piacere anche gli interventi del Coro ben preparato da Paolo Longo.

È raro trovare tanta sintonia di intenzioni fra buca e palcoscenico, ma nella fattispecie l’alchimia è stata encomiabile.

Quanto agli interpreti, su tutti svetta il Germont padre da principio sbrigativo, ma poi caldo e umano di Roberto Frontali, un artista che da sempre ammiriamo e che si conferma maestro della parola scenica verdiana.

Antonio Poli è un Alfredo meno superficiale del solito e trova buoni momenti soprattutto nell’atto centrale dove ha modo di esibire una vocalità tenorile privilegiata.

La Traviata, però, vive soprattutto grazie alla protagonista e qui Maria Grazia Schiavo, musicista finissima, sembra più a suo agio a tratteggiare la Violetta frivola del démi monde parigino nel primo atto, che non la creatura in cerca di riscatto in quelli successivi, che richiedono oltretutto una vocalità più corposa di quella esibita dall’artista napoletana.

Gli altri contano meno, ma sono tutti convincenti e ben caratterizzati nei loro interventi: da Eleonora Vacchi (Flora) a Saverio Fiore (Gastone), da Francesco Verna (il Barone) a Francesco Auriemma (il Marchese) e tutti gli altri.

Come dire, una assieme affiatato che ha meritato i prolungati e calorosi applausi con cui è stata salutata la serata.

Rino Alessi
(8 novembre 2024)

La locandina

Direttore Enrico Calesso
Regia Arnaud Bernard
Scene Alessandro Camera
Costumi Carla Ricotti
Light designer Emanuele Agliati
Personaggi e interpreti:
Violetta Valéry Maria Grazia Schiavo
Alfredo Germont Antonio Poli
Giorgio Germont Roberto Frontali
Flora Bervoix Eleonora Vacchi
Barone Douphol Francesco Verna
Marchese d’Obigny Francesco Auriemma
Dottor Grenvil Andrea Pellegrini
Gastone Saverio Fiore
Annina Veronica Prando
Giuseppe Gianluca Sorrentino
Un domestico di Flora Giuseppe Oliveri
Un commissionario Damiano Locatelli
Orchestra e Coro del Teatro Lirico Giuseppe Verdi 
Maestro del Coro Paolo Longo

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