Trieste: nella Lucia brillano le voci
Daniel Oren torna al Teatro Verdi di Trieste con Lucia di Lammermoor, l’indiscusso capolavoro di Donizetti che nell’ormai lontano 1999 segnò il suo rientro trionfale nella città che per prima gli diede occasioni professionali in Italia. Lucia è da sempre uno dei titoli più frequentati dal Maestro israeliano e, anche in quest’occasione, la sua interpretazione trascinante, che apparenta un Donizetti particolarmente ispirato al melodramma verdiano, non è passata inosservata. Anzi, gli applausi del pubblico che gremiva la sala di Riva Tre Novembre sono stati lunghi e insistenti e rivolti soprattutto a quello che negli anni è diventato un beniamino degli spettatori triestini.
Spesso accusato di rappresentare Lucia di Lammermoor in una versione antologica che la tradizione esecutiva ha in qualche modo avvallato, Oren ha voluto smentire i suoi detrattori e, pur amputando il terzo atto della cosiddetta scena della torre, ha riaperto i tagli del secondo in cui il precettore Raimondo induce Lucia a piegarsi ai voleri del fratello tiranno, e quelli di raccordo fra aria e cabaletta della protagonista nella celeberrima scena della pazzia.
Lo ha potuto fare avendo a disposizione un basso di qualità come Carlo Lepore che a Raimondo offre una vocalità ampia, un fraseggio partecipe delineando una figura che sotto l’aspetto paterno e protettivo, si dimostra sostanzialmente ostile all’emancipazione sentimentale della protagonista. Altra particolarità dell’esecuzione di cui riferiamo è l’utilizzo nella scena della pazzia della glassarmonica, lo strumento formato da una serie di bicchieri variamente riempiti d’acqua che con il suo suono tremolante risponde in orchestra ai vaneggiamenti di Lucia dopo l’omicidio dello sposino.
Per il resto, lo spettacolo poteva contare su una protagonista di cartello, Jessica Pratt, purtroppo non in forma smagliante che ha coraggiosamente affrontato la serata nonostante l’indisposizione annunciata in apertura. L’esperienza belcantistica e la musicalità hanno soccorso l’artista australiana dove la salute non le è stata d’aiuto, di più non si poteva chiederle. A questo punto spettava a Francesco Demuro, arrivato in extremis a sostituire un collega, tenere alte le sorti della serata, e così è stato. Con una grande partecipazione scenica e mezzi vocali di forte potenza espressiva il tenore sardo ha dato vita a un Edgardo vibrante, appassionato, applauditissimo. Gli ha tenuto testa il giovane baritono russo Maxim Lisiin, un Ashton già autorevole e di forte impatto vocale che merita di essere tenuto in considerazione. Completavano la compagnia con decoro Enzo Peroni, Mariam Artiaco e Nicola Pamio, rispettivamente Arturo, Alisa e Normanno, e il coro stabile del Teatro Verdi preparato da Paolo Longo che assicurava ai suoi interventi compattezza e omogeneità di suono.
Poco da dire sull’allestimento proveniente dalle Canarie del regista Bruno Berger-Gorski che, con la collaborazione di Carmen Castanon per le scene e di Claudio Martin per i costumi, sigla uno spettacolo dove tutto è scontato, tranne l’idea che Lucia vaneggiando rivela di essere incinta.
Al termine di una serata a suo modo emozionante, applausi convinti per tutti e un trionfo personale per il Maestro Oren.
Rino Alessi
(17 aprile 2025)

La locandina
Direttore | Daniel Oren |
Regia | Bruno Berger-Gorski |
Scene | Carmen Castañón |
Costumi | Claudio Martín |
Personaggi e interpreti: | |
Lucia | Jessica Pratt |
Edgardo | Francesco Demuro |
Lord Enrico | Maxim Lisiin |
Raimondo | Carlo Lepore |
Lord Arturo | Enzo Peroni |
Alisa | Miriam Artiaco |
Normanno | Nicola Pamio |
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste | |
Maestro del Coro | Paolo Longo |
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