Venezia: un Chung domestico affabula il Malibran

Quando Myung-Whun Chung, seduto al pianoforte, poche battute prima della conclusione del Concerto K. 488 di Mozart ha passato fuggevolmente la mano sinistra sulla spalla destra, nel gesto di chi cerca un po’ di sollievo alla tensione articolare, gli spettatori della magnifica serata al teatro Malibran – e ancor più quelli che la seguivano in streaming su YouTube, come chi scrive – hanno avuto chiara la sensazione di quanto particolare fosse l’evento musicale a cui assistevano.

Prima di salire sul podio, Chung aveva iniziato la sua carriera come pianista di enorme talento, certificato dal secondo premio al concorso Čajkovskij di Mosca nel 1974, ma ascoltarlo in questa veste è oggi occasione tutt’altro che frequente. Per il maestro coreano, il pianoforte resta oggi, naturalmente, un quotidiano interlocutore, ma raramente con lo scopo di un’esecuzione in pubblico. In quel gesto così personale, ripetuto anche durante i ringraziamenti, quindi, la serata del Malibran (inserita nella stagione sinfonica della Fenice) è parsa nella chiarezza delle immagini per quello che era: un’occasione nella quale Chung ha proposto di sé l’immagine dell’artista che vive nella musica, anche oltre il fatto esecutivo in quanto tale.

Un’immagine privata, “domestica”, che del resto corrispondeva alla scelta del direttore anche nella disposizione dell’orchestra a ranghi ridotti ma non esili: raccolta in una piattaforma avanzata a occupare anche una parte di quella che solitamente è la platea, posta ad avvolgere il pianoforte posizionato diagonalmente. Con gli strumenti a fiato, così importanti nel gran capolavoro che è K. 488, collocati sulla destra, a sottolineare l’importanza del loro ruolo. E tutti gli archi dall’altra parte.

Anche in quanto pianista, Chung legge Mozart nella maniera che gli si conosce in quanto direttore d’orchestra: sovrana chiarezza, eleganza, sfumature di pensiero e di suono. Il fraseggio è esatto, nitido, sostenuto da un tocco assai preciso: emerge la cifra introspettiva di questa pagina straordinaria, la sua serenità trascendentale. L’Adagio in Fa diesis minore risulta depurato ma non denaturato rispetto alla drammaticità di tante interpretazioni di riferimento: una rassegnata tristezza che acquista in poesia e ricchezza comunicativa, specie nel sublime dialogo con gli strumenti a fiato, ai quali la sostituzione degli oboi con i clarinetti garantisce una velatura di straordinaria intensità espressiva.

Nonostante fosse evidentemente provato dopo la prova come direttore-solista, Chung non si è sottratto alle insistenti chiamate e alle richieste di bis. E nel farlo ha dato una prova di più della sua sensibilità: nel rivolgersi al pubblico, ha annunciato quel che intendeva eseguire: “Un piccolo pensiero per i bambini in questi giorni difficili». Ed ecco le tenere note della popolarissima Träumerei dalle Kinderszenen op. 15 di Schumann, con tempi quasi sospesi e bellissimo colore nella zona centrale della tessitura.

Nella seconda parte, l’orchestra della Fenice si è presentata a ranghi robusti e compatti per un’accattivante esecuzione della Terza Sinfonia di Beethoven. Significativa prova della formazione veneziana, è parso, non solo per la nitidezza e la forza espressiva, ma anche per la precisione di tutte le sezioni, per l’equilibrio pienamente articolato, che ha esaltato le sottigliezze interne alle parti nella scrittura beethoveniana con palmare evidenza e non ha mai cessato di mantenere la “tinta” voluta da Chung. Quale essa fosse era evidente conseguenza dalla sua concezione di questo capolavoro “di confine”: un’Eroica di forte tensione drammatica, eppure mai incline alla tragicità fine a sé stessa, del genere “petto in fuori”. Neppure nella Marcia Funebre, risolta in concentrazione di fraseggio e ricchezza di sfumature dentro a un compianto severo ma non disperato. Il gesto ascetico di Chung, senza bacchetta e non di rado nell’atteggiamento di chi ascolta più che “dettare”, ha quindi regalato un’Eroica depurata di ogni retorica, profonda senza necessità di perorazioni fuori misura, legata alla tradizione del Classicismo ma indelebilmente segnata dalla potente soggettività creatrice del suo autore.

Esito di vivissimo apprezzamento, con numerose chiamate e grida di bravo. Il concerto è disponibile sul canale YouTube della Fenice, che con i suoi 113.000 iscritti dimostra quanto le tecnologie dello streaming siano utilissime compagne di viaggio della vita musicale anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria.

https://youtu.be/6cfj-kTU3pg

Cesare Galla
(18 marzo 2022)

La locandina

Direttore e pianoforte Myung-Whun Chung
Orchestra del Teatro La Fenice
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in La maggiore K 488
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore Op. 55 Eroica

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