Verona: quando la regia è un vero Hazzard

Secondo appuntamento Operistico per la rassegna autunnale “Viaggio in Italia” del Teatro Filarmonico di Verona. La Fondazione Arena porta nella città scaligera un allestimento ben rodato del Teatro del Maggio Fiorentino firmato da Pier Francesco Maestrini. Congeniato per una rappresentazione all’aperto (cornice originale fu il giardino di Boboli di Palazzo Pitti) lo spettacolo trasporta la vicenda da un piccolo paesino rurale dei paesi Baschi alle assolate pianure della Corn Belt  degli States. I costumi differenti in fogge e fantasie, ma tutti dichiaratamente Country, di Luca Dall’Alpi mitigano la staticità delle scene di Juan Guillermo Nova che sceglie di relegare la vicenda al proscenio, limitandosi ad elevare il fondo del palco con un praticabile e tentando di portare lo sguardo lontano con una proiezione naturalistica sullo sfondo. Pompe di benzina, automobili, insegne e persino un toro meccanico inseriti per completare questo scorcio stereotipato dell’America rurale anni 80, finiscono per diventare quasi del tutto superflui alla vicenda nella regia di Pier Francesco Maestrini. Ciò che predomina è una generale sensazione di episodicità degli eventi, illuminati con scarsa fantasia da Paolo Mazzon. Un continuo susseguirsi di riferimenti alla cultura pop che irrimediabilmente finiscono per scivolare nel trash con gag degne dei migliori film dei fratelli Vanzina. La più saccheggiata è la fortunata serie televisiva nota in Italia con il nome di “Hazzard” da cui la caratterizzazione dei personaggi è certamente ispirata. Ciò nonostante la limbica presa sul pubblico gioca a favore del regista, pur tradendo quello humor manzoniano a cui l’Opera è ispirata in favore di una più becera comicità.

Per la prima volta impegnato al Filarmonico in una produzione operistica, Ola Rudner sembra arrancare nel continuo tentativo di trovare un rapporto plausibile tra buca e palcoscenico senza tuttavia riuscirci. Emblematico il fraintendimento sul bis della “furtiva lagrima” che ha obbligato il Tenore ad interrompere l’esecuzione.

Tutto ciò si ripercuote negativamente su Coro e Orchestra dell’Arena di Verona – soprattutto a causa della scarsa chiarezza negli attacchi – che comunque riescono, con qualche difficoltà, a raggiungere la sufficienza.

Aggettivi meno duri si dispensano al comparto vocale. L’Adina di Laura Giordano gode di una linea di canto limpida e agile con un buon controllo nell’emissione. Assolutamente godibile.

Vero trionfatore della serata è però Francesco Demuro nei panni di Nemorino. Una voce salda e uniforme capace di  prodezze di fiato unita a una presenza scenica invidiabile contribuiscono a disegnare un protagonista a tutto tondo.

Il Belcore interpretato da Qianming Dou è sostanzialmente poco credibile nei panni del sergente dongiovanni. Il  fraseggio non è impeccabile anche se dimostra buone agilità vocali nel secondo atto.

Seppur dotato di un timbro più che gradevole il Dulcamara di Salvatore Salvaggio scende nella nostra ideale classifica della serata a causa di qualche problema nel tenere il tempo, cadendo nella trappola del mortifero direttore; completa il cast la gradevole e corretta Giannetta di Elisabetta Zizzo.

Assolutamente degna di nota l’encomiabile iniziativa solidale di Fondazione Arena, comunicata mediante un annuncio prima dell’inizio della rappresentazione, che devolverà l’intero incasso di questa prima recita al Teatro La Fenice di Venezia colpito il 12 novembre da un’acqua alta eccezionale.

Soprattutto il numeroso pubblico giovane della galleria, gradisce nel complesso la rappresentazione campagnola premiandola con applausi e coerenti fischi all’americana soprattutto per Demuro.

Matteo Pozzato
(17 novembre 2019)

La locandina

Direttore Ola Rudner
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene Juan Guillermo Nova
Costumi Luca Dall’Alpi
Luci Paolo Mazzon
Maestro del Coro Matteo Valbusa
Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese
Personaggi e interpreti:
Adina Laura Giordano
Nemorino Francesco Demuro
Belcore Qianming Dou
Il Dottor Dulcamara Salvatore Salvaggio
Giannetta Elisabetta Zizzo
Orchestra Coro e Tecnici dell’Arena di Verona
Maestro del Coro Matteo Valbusa

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