Suyoen Kim e l’integrale delle sonate e delle partite di Bach al Comunale di Vicenza

Volendo dividere in due serate l’esecuzione dell’integrale delle Sonate e Partite per violino solo di Bach, Suyoen Kim ha operato una scelta piuttosto asimmetrica e del tutto personale. Non ha seguito l’ordine dato da Bach a queste sue composizioni nella celebre copia autografa in bella calligrafia datata 1720, che fa seguire a ogni Sonata una Partita, anche se ha comunque scelto di aprire il concerto con la Sonata n. 1 in Sol minore. Non si è neppure fatta sedurre dalle “combinazioni” di vario ordine nelle quali da sempre gli studiosi si sono cimentati, alla ricerca di simmetrie interne più o meno complesse fra le singole composizioni. Subito dopo la Sonata n. 1, infatti, la trentenne interprete tedesca di origine coreana è passata al brano conclusivo della raccolta, la terza Partita in Mi maggiore. Riservando la seconda parte di un concerto che alla fine consisteva di non più di un’ora di musica – ma di quale densità! – alla celeberrima Partita n. 2 in Re minore. Con il risultato che, secondo dottrina romantica, la conclusione è stata anche l’acme insieme emozionale e musicale della proposta: la monumentale Ciaccona che da oltre un secolo è la “pietra del paragone” per qualsiasi violinista in carriera, l’inevitabile sfida in cui “si parrà la sua nobilitate”.

Questa integrale – destinata, secondo progetto, a concludersi l’anno prossimo – è una fra le più belle proposte della stagione della Società del Quartetto al Comunale di Vicenza, che peraltro ne annovera molte altre di particolare interesse (e basti citare il completamento della grande “trimurti” liederistica di Schubert, che ha visto eseguiti negli ultimi due anni Die Schöne Müllerin e Winterreise e che si concluderà fra qualche mese con lo Schwanengesang). Proposta di alta cultura, perché i Soli per volino di Bach non sono soltanto un capolavoro unico nella storia della musica, sono anche – come è stato detto – uno dei momenti cruciali nella storia del pensiero occidentale, in cui trionfa la volontà di costruire uno spazio creativo che nel riassumere forme e linguaggi giunge a un risultato interamente nuovo. Le metamorfosi della voce del violino e il superamento insieme reale e “virtuale” dei suoi limiti tecnici, così come li concepisce e li plasma Bach, lasciano sullo sfondo ogni considerazione legata alla civiltà strumentale del Barocco, anche se di fatto ne costituiscono il culmine. Essi affermano e realizzano una dimensione assoluta, di fatto mai raggiunta con simile forza ed evidenza neanche nei secoli successivi (e fra due anni ne saranno passati tre).

L’approccio di Suyoen Kim a questa musica così “ingombrante” – se ci si passa il termine – è parso dominato da un mix di concentrazione ed essenzialità faticosamente (immaginiamo) perseguite e trovate. La sua interpretazione è stata nitida, precisa, asciutta; stilisticamente improntata a una molteplice gamma di accorgimenti espressivi, dalla leggerezza necessaria ai ritmi di danza più vivaci, alla pateticità che serve per quelli lenti, al rigore imprescindibile per delineare come si conviene la trama polifonica laddove essa si fa più complessa (e ci riferiamo in particolare alla Fuga della Sonata in Sol minore e naturalmente alla Ciaccona). Esecuzione di impronta “classica”, intendendo con questo un approccio tecnico più vicino alla tradizione storica novecentesca che alle acquisizioni in termini di prassi esecutiva, resa peraltro ulteriormente affascinante dal plusvalore dello strumento che la Kim imbracciava, lo Stradivari “Lord Newlands” che è datato 1702. La tinta del suono di questo violino è di un seducente colore oro antico, che miracolosamente mantiene le sue prerogative qualsiasi sia il punto della tessitura in cui Bach lo conduce, tanto all’acuto quanto al grave. Merito ovviamente anche della violinista, abile nel disegnare grazie a questa magica omogeneità un piccolo ma multiforme

universo di sfumature dentro alle linee melodiche, attraverso le architetture dell’invenzione musicale (sia quelle reali che quelle “latenti”, risolte con tutti gli artifici tecnico-esecutivi di tradizione).

Così è avvenuto che l’introspezione di Kim, che poteva talvolta sembrare vicina alla freddezza, si è riequilibrata in una qualità comunicativa sofisticata, tutta intrinseca al carattere del suono. Inevitabilmente, il culmine di questa esperienza d’ascolto è consistito nella Ciaccona, illuminata nella ricchezza del suo cangiante tessuto espressivo con una varietà di colori e una sottigliezza dinamica di fascinosa efficacia, lontane dagli eccessi drammatici che sono comuni al cospetto di questa pagina formidabile.

La concentrazione di Suyoen Kim è stata anche quella del pubblico al Comunale, non numerosissimo ma pienamente coinvolto e alla fine prodigo di applausi molto calorosi.

Cesare Galla

(8 febbraio 2018)

La locandina

Violino Suyoen Kim
Programma:
Integrale delle sonate e delle partite di Johann Sebastian Bach – primo concerto
Sonata n. 1 in Sol min.
Partita n. 3 in Mi magg.
Partita n. 2 in Re min.

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