Alberto Triola: costruire la comunità attraverso la musica

Come far diventare la musica modello di riferimento per la ricostruzione di una comunità che attraversa profondi cambiamenti? Ne parliamo con Alberto Triola, Sovrintendente e Direttore Artistico della Fondazione Arturo Toscanini, che sta lavorando ad una serie di progetti, alcuni dei quali già operativi, che vanno proprio nel senso della creazione di nuovi momenti di aggregazione capaci di superare la “didattica” tradizionale.

  • Mi racconti qualcosa riguardo alla Community Music della Toscanini? Quali i programmi e cosa bolle in pentola?

Parliamo di Community Music già da due anni, la pandemia ci ha ovviamente rallentato nel flusso ideativo, ma soprattutto lo abbiamo fatto nella consapevolezza maturata in quest’ultimo periodo che la pandemia stessa rende il progetto drammaticamente attuale. Quindi la visione macroscopica del progetto deriva da un assunto che un’istituzione musicale come questa non può più limitarsi a gestire l’attività ordinaria di un’orchestra che è il minimo quotidiano da garantire. In realtà c’è una grande fame di momenti di qualità, di aggregazione, di aggregazione, di crescita. Siamo di fronte ad una società disgregata, disarticolata, che ha perso punti di riferimento, dove la scuola – che mai ha messo la musica al centro dei suoi programmi didattici – ha smesso anche di essere un modello educativo di riferimento; la pandemia e la DAD ci hanno messo del suo. E noi vediamo generazioni, oramai più di una, che crescono senza assi di riferimento; credo allora che i luoghi di produzione culturale, musicale e teatrale primi fra tutti devono porsi tra gli obbiettivi primari quello di rimboccarsi le maniche e di darsi da fare per creare nuclei aggregativi, nuclei di riflessione critica, di consapevolezza di cosa significhi essere comunità, cittadino, essere umano dotato di sensibilità e di capacità di leggere il presente in collegamento con il passato e la tradizione.

  • Dunque l’orchestra è elemento centrale?

L’orchestra è un modello straordinario di comunità strutturata e armonizzata che può essere veicolato ai bambini, ai ragazzi come modello esemplare di cosa significhi essere parte di un gruppo condividendo una direzione, rispettando delle regole e ascoltandosi a vicenda e soprattutto rispettando punti di vista differenti. Sappiamo che la musica non si basa sull’unisono ma sul contrappunto, l’armonia si basa su suoni e voci diversi che si ascoltano e si armonizzano secondo delle regole. Non posso immaginare un modello di comunità più luminoso di questo. Bene, la Toscanini fra tutti i progetti che progetti che sta mettendo in cantiere – qualcuno è già operativo – è proprio quello di utilizzare la musica, in ottica toscaniniana, non come fine ma come mezzo: questa è la chiave di volta. Quindi aprire le porte delle nostre progettazioni ad un pubblico rinnovato già nel pensiero, di conseguenza non più pensare soltanto ad una stagione di dodici concerti per un pubblico di appassionati – che si vanno assottigliando sempre più – ma creare delle occasioni di educazione e di avvicinamento a partire dai quattro anni; e qui nasce la nostra prima iniziativa…

  • I Nidi di Musica?

Esatto! Durante i concerti del sabato pomeriggio –  quelli che vanno sotto l’etichetta “La Toscanini per tutti”  e che hanno prezzi molto popolari, convenzioni, programmi di vasto appeal – offriamo un servizio di baby-sitting gratuito a tutti i genitori, naturalmente senza distinzione di “genere” visto che siamo trasversalmente aperti a qualsiasi tipo di orientamento, che mentre assistono al concerto possono affidare i loro figli dai quattro ai dodici anni a un team di educatori professionisti che intrattengono i bambini con laboratori a tema musicale dove  si studia la musica con un approccio ludico. E quindi disegnano, cantano, ascoltano musica; questa è un’occasione per “imprintare” nella loro memoria che il concerto al quale stanno assistendo i genitori è qualcosa di bello e di arricchente anche per loro. Questo esperimento, che abbiamo già messo in opera due volte, sta avendo un successo strepitoso e quindi stiamo lavorando perché diventi strutturale all’interno della nostra stagione?

  • E di “Concertosa” che mi racconti?

Sempre nell’ambito di Community Music abbiamo pubblicato in collaborazione con la Curci questo primo volume intitolato “Concertosa”, che è una fiaba originale pensata e illustrata da due giovani creative professioniste che hanno creato fiaba di argomento musicale in cui si racconta il linguaggio della musica attraverso dei personaggi simbolici e simpatici, illustrati, utilizzando oltretutto  un linguaggio adatto e giusto per i bambini accompagnato dalla voce di Tullio Solenghi – perché c’è anche una traccia sonora che legge il libro – e da esempi musicali suonati sia dalla Filarmonica che dalla Next, quindi repertorio molto vario. Inoltre il libro è pubblicato utilizzando un carattere tipografico easy-reading, brevettato, per facilitare la lettura anche da parte di quei soggetti che hanno delle disfunzionalità di tipo percettivo-sensoriale-cognitivo. Un modo dunque di includere qualunque tipo di potenziale lettore e ascoltatore.

  • Poi c’è anche l’Arcipelago dei Suoni …

Community Music ha anche una serie di progetti artistici tutti improntati sotto questa ottica di inclusività e aggregazione tra cui l’Arcipelago dei Suoni, una serie realizzata in coproduzione con TeatroDue di Parma che unisce la parola recitata alla musica con musicisti che condividono il palco con gli attori e che in ogni puntata – si tratta infatti di un percorso a puntate – vede protagonista un bambino, che guarda caso si chiama Arturo, che nel suo viaggio ideale approda di volta in volta su un’isola abitata da uno strumento musicale il quale nel suo microcosmo pensa ovviamente di essere il più bello e il più importante di tutti. Starà ad Arturo a scoprire poco alla volta che mettendo insieme abitanti di isole diverse, magari fino a quel momento nemici, si costruisca l’armonia. C’è un grande valore educativo ne riconoscimento di come nel valore della persona non in quanto uguale agli altri ma componete di una “diversità” armonicamente organizzata.

  • Mi sembra tutto molto ben focalizzato.

Questi e altri progetti che abbiamo in cantiere raccontano di una Toscanini molto determinata in percorsi di costruzione e alla formazione di un pubblico consapevole abbandonando il territorio oramai un po’ limitato dell’”educational”, dove si facevano progetti per bambini a volte solo per colmare una casella ministeriale che dovevamo compilare, oppure si utilizzava il bacino di popolazione delle scuole per dare dei numeri di riempimento delle sale. Abbiamo abbandonato questa ottica e quella che ci sembra che traduca al meglio il pensiero toscaniniano. Non a caso la fotografia dietro la mia scrivania si riferisce al concerto benefico che Toscanini diresse nel 1915 all’Arena di Verona coinvolgendo l’orchestra e il coro della Scala insieme a tutte le bande e le corali di Milano e provincia, duemila persone tra professionisti e dilettanti, con l’incasso devoluto alla Croce Rossa Italiana: ecco, questo è senso di comunità. In questo momento a noi manca molto il senso di comunità, manca la consapevolezza di che cosa sia essere comunità per una serie di ragioni, non ultimo perché siamo testimoni viventi di rivoluzione epocale in cui la comunità vive una turbolenza data dall’ingresso di elementi di altre comunità, ma la musica è proprio pensata dagli dei proprio per questo, per raccontare agli uomini che in realtà non è una religione monoteista, la musica è una religione universale. Siamo convinti che questa sia una strada fondamentale in questi tempi.

Alessandro Cammarano

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