Il programma della serata è estremamente coinvolgente: sul fronte sacro viene proposta la Missa in illo tempore (1610), su quello profano La sestina. Lagrime d’amante al sepolcro dell’amata.

Siamo di fronte a una delle vette più alte del genere, un’opera densa di emozioni contrastanti: amori tormentati, scambi d’identità, risse, crimini e mille altre vicende che solo il mare – eterno custode e narratore – sa portare con sé e restituire con forza narrativa.

Nabucco di Giuseppe Verdi inaugura la 102° edizione dell’Arena di Verona Opera Festival. La serata inaugurale si apre con il Canto degli Italiani e un’introduzione all’opera affidata a due stelle del cinema italiano: Cristiana Capotondi e Alessandro Preziosi, presentatori della prima televisiva che andrà in onda il 21 giugno su Rai 3.

Il contralto Margherita Maria Sala – già eroina magnifica del Ritorno di Ulisse in patria – e l’Ensemble Locatelli, guidato al violoncello da Thomas Chigioni, hanno dato vita a un affresco sonoro terso e mobile

Fantasia sbrigliata unita ad un rigore stilistico inappuntabile: questa la cifra di Dolce Tormento, il concerto che  il sopranista Maayan Licht  – vocalità strabiliante ed empatia immediata – ha offerto, insieme all’Accademia Bizantina in occasione del Monteverdi Festival 2025

La compagnia comprende un numero spropositato di artisti ed è capitanata dal brillante Voltaire di Bruno Taddia.

L’articolato programma ha costruito un itinerario coerente attorno alla forma del lamento, inteso non come genere fisso, ma come spazio espressivo in cui voce, retorica e struttura musicale si intrecciano.

Canti di prigionia è il risultato plastico di questo processo sviluppato su due binari. Tre preghiere di uomini che avevano lottato e creduto.

Itaca diventa così una qualsiasi delle isole mediterranee – immersa in una luce corrusca presaga di un futuro forse migliore ma sicuramente diverso  – all’indomani della conclusione della Seconda Guerra Mondiale; tra voglia di riscatto e disillusioni.

La tensione in sala così creatasi ha lasciato parecchi secondi di silenzio raccolto e sinceramente commosso da parte di tutto il pubblico radunatosi al Teatro Ponchielli di Cremona.

Chiusura in grande stile per il Festival di Pentecoste 2025 a Salisburgo, con un concerto interamente dedicato al Rossini veneziano che ha unito rigore filologico, brillantezza esecutiva e una concezione drammaturgica di rara coerenza.

L’impaginato, pensato con cura quasi drammaturgica, si è articolato in un’unica parabola espressiva, muovendosi tra dissoluzione tonale, ombre romantiche e rarefazioni elettroniche.

Nadine Sierra, per altro acclamatissima, è una Violetta più eroina da telenovela che non démi-mondaine in cerca di riscatto.

L’esecuzione della pagina monteverdiana al Mozarteum va senza dubbio ascritta tra quelle di riferimento, e per più di un motivo.