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L’idea di Paul Curran – coadiuvato da Gary McCann, autore delle scene elegantemente evocative e dei costumi curatissimi – è quella di portare la Secessione Viennese ai giorni nostri compiendo un’operazione di acuto anticalligrafismo.

L’inaugurazione il 20 novembre con l’Otello in un nuovo allestimento firmato da Fabio Ceresa.

Tutto scorre con fluidità, a ritmo di musica, a raccontare con una leggerezza che fa da contraltare alla tonitruanza orchestrale, dando vita ad uno spettacolo assai godibile.

Il Beethoven di Buchbinder, artefice dal pianoforte del solismo e della concertazione dei due concerti, è fresco, votato sia alla fede delle partitura sia alla ricerca di cosa sia giusto per il lirismo del concerto.

Il gesto teatrale è rarefatto, evocatore più che descrittivo – gli unici movimenti veri sono affidati ad una danzatrice – quasi a voler contenere la ridondanza verbale del canto.

Non si offenderà Bruckner se possiamo riassumere la sua cifra compositiva dicendo che non spicca nel panorama compositivo per la sua capacità sintetica.

Fabio Luisi dirige Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Solisti il soprano Eleonora Buratto e il tenore Fabio Sartori

Cosa può spingere una direzione artistica a inaugurare la propria stagione sinfonica con una scelta sinfonica così apparentemente auto-sabotatoria, in aperto contrasto con la necessità di programmi leggeri tipica del post-Covid?

Al Teatro La Fenice i Due Foscari mancavano dal febbraio del 1977 e vi fanno ritorno in un allestimento del Maggio Musicale Fiorentino che risulta di incomparabile modestia.

Il mondo di questa Traviata e del suo entourage non è un mondo volgare, è semplicemente vuoto, fatuo, superficiale, e di questo mondo è parte anche un Alfredo-fotografo, che appare più innamorato dell’immagine di Violetta che della donna reale.

Nata a Treviso, Monica Zanettin è veneziana di residenza, a Venezia si è diplomata in canto al Conservatorio Benedetto Marcello ed è laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari.

Evento mediatico dell’estate veneziana, la Nona Sinfonia di Beethoven diretta da Juraj Valčuha risuona nello scenario di Piazza San Marco al calar della sera.

La Stagione Lirica e Balletto prenderà il via con Les Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach, in una coproduzione internazionale con la regia di Damiano Michieletto e la direzione musicale di Antonello Manacorda.

Nella lettura del regista polacco, quest’opera è soprattutto un aspro confronto psichico, un’immersione nell’inconscio che in certo modo cristallizza un drammatico confronto fra il maschile e il femminile

Il coreografo-danzatore giapponese opta per un allestimento minimalista all’eccesso fatto di uno spazio buio nel quale l’unica azione è affidata al movimento dei ballerini – per altro assai bravi – chiamati a rendere visibile la musica attraverso movimenti tanto fluidi quanto ripetitivi e allo spostamento di tre cubi di tubolare metallico a simboleggiare i “mondi” di Piacere, Disinganno e Tempo.