Firenze: la Fledermaus fa danzare il Maggio

Alla fine tanti applausi entusiasti hanno salutato i protagonisti della seconda recita de Il Pipistrello (Die Fledermaus) di Johann Strauss figlio. Peccato che il Teatro del Maggio non fosse pieno: il periodo particolare che stiamo vivendo non aiuta ad uscire, e forse il pubblico abituale di uno spazio d’opera italiano non è abituato a pensare a Strauss come un autore per il teatro in musica. E’ stato un peccato perché il titolo, fortemente voluto dal sovrintendente, il viennese Alexander Pereira, diretto dal viennese di studi Zubin Mehta, con la regia dell’austriaco Josef Ernst Köpplinger, è stato complessivamente ben realizzato.

Ma soprattutto è un lavoro che vive di luce propria, trainato dalla celebre Ouverture con una vicenda di inganni e colpi di scena con una musica brillante e piena di melodie ispirate. Un’atmosfera di festa dunque che va oltre il secondo atto dove la stessa si svolge in casa del principe Orlofsky. Inoltre le voci dei cantanti-attori sono chiamate più volte a prove di bravura, prevedendo un cast di tutto rispetto.

Nell’allestimento in coproduzione con lo Staatstheater am Gärtnerplatz, la lettura di Köpplinger ha portato la vicenda nel 1920, quindi dopo la fine dell’impero asburgico. Il dopoguerra si percepisce solo nel terzo atto, dove in una prigione polverosa, il ritratto di Francesco Giuseppe è sostituito da quello del cancelliere. Anche qui la vicenda non assume mai toni scuri, anzi a sua volta il carcere si trasforma in sala da ballo. Azzeccata anche la scelta di proiettare i titoli di testa dell’opera, durante l’esecuzione dell’Ouverture, come se si trattasse di un film.

Dal podio Zubin Mehta ha scelto una lettura di grande eleganza senza caratterizzare troppo  i momenti di maggiore ironia del testo. Una scelta di gusto e a nostro parere anche una scelta pratica per dare il giusto ruolo alle voci: la dimostrazione sta anche nel ritardo di Mehta di presentarsi al pubblico a fine recita per far applaudire più a lungo i cantanti, facendo anche un passo indietro rispetto a loro. L’orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino hanno svolto in pieno il loro compito: nelle file dell’orchestra inoltre era stata chiamata la spalla dei Wiener Philharmoniker Rainer Kuchl, che ovviamente ha consuetudine con il repertorio di Strauss.

Il cast era composto da cantanti e attori (in massima parte entrambi i ruoli) che hanno reso al meglio l’edizione originale in tedesco, la cui comprensione è stata facilitata dai sopratitoli. Partiamo dal bravo tenore Alex Tsilogiannis che interpreta Alfred, a sua volta un tenore, che per conquistare Rosalinde intona “Di quella pira”, “Che gelida manina” fino a “E lucevan le stelle” con il “Vincerò” sottolineato anche dall’orchestra in un cambio di sonorità di grande effetto. Ricordiamo con piacere la voce fresca e agile del soprano Regula Mühlemann nel ruolo della cameriera Adele, quella autorevole del tenore Markus Werba (Eisenstein), la prova del baritono Liviu Holender nell’aria “Brüderlein und Schwesterlein”. Ma ciò che ha convinto di più è la prova collettiva di tutti i protagonisti sul palco, compreso il Nuovo BallettO di ToscanA chiamato ad animare ancora di più la festa.

Michele Manzotti
(18 gennaio 2022)

La locandina

Direttore Zubin Mehta
Regia Josef Ernst Köpplinger
Scene Rainer Sinell
Costumi Alfred Mayerhofer
Luci Valerio Tiberi
Coreografia Karl Alfred Schreiner
Filmato dell’Ouverture Meike Eber e Raphael Kurig
Drammaturgia Fedora Wesseler
Personaggi e interpreti:
Gabriel von Eisentstein Markus Werba
Rosalinde Olga Bezsmertna
Alfred Alex Tsilogiannis
Adele Regula Mühlemann
Frank Reinhard Mayr
Orlofsky Marina Viotti
Falke Liviu Holender
Blind Daniel Prohaska
Ida Valentina Stadler
Frosch Michael Dangl
Ivan Francesco Grifoni
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Compagnia Nuovo BallettO di ToscanA
Maestro del Coro Lorenzo Fratini

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