Firenze: Un libertino al Maggio Fiorentino

Firenze: Un libertino al Maggio Fiorentino

 

Con la recita del 26 marzo, termina il Rake’s Progress al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. La produzione, un nuovo allestimento costruito sulla più piccola Sala Zubin Mehta, vedeva la direzione di Daniele Gatti e la regia di Frederic Wake-Walker ed è inserita nel ‘festival’ faustiano che ha visto anche il Doktor Faust di Busoni, accolto con grande entusiasmo.

È opportuno fare una premessa prima di iniziare. La bella Sala Mehta non si presta molto all’opera. Ho ascoltato la prima parte seduto nelle prime file e la seconda seduto oltre la metà e nonostante il suono acquistasse un po’ di corsa, la distanza rendeva ancora più complesso sentire il palco. Considerando l’esperienza in ambito concertistico, la Sala Mehta rimane chiaramente più indicata per la sinfonica che per l’opera. Ovviamente, la sala abbastanza affollata sarebbe stata ben più vuota se quest’opera si fosse svolta nel regolare teatro. Ed è un peccato. Il Rake’s Progress di Daniele Gatti, perché è lui il vero protagonista di questa serata, è meraviglioso. Sotto la bacchetta del direttore milanese, l’asciutto organico di Stravinskij prende vita con uno spessore e una compattezza di sezioni che permette una lettura polifonica limpida senza però cadere in una resa algida o puramente analitica. Gatti riesce a dare all’Orchestra del Teatro una soda tornitura che scolpisce le asciutte linee di Stravinskij come bassorilievi, riuscendo con plasticità a infondere un’espressività di fondo che oscilla tra il sarcasmo disincantato alla commozione sincera. Nelle mani di Daniele Gatti, sembra che a Stravinskij sia sfuggita di mano la situazione e, sotto sotto, abbia cominciato a crederci anche lui nei sentimenti rappresentanti. Valga per tutto l’ultimo atto, con la Ninnananna di Anne all’ormai impazzito Tom.

Un risultato possibile anche grazie al veramente ottimo Coro, come sempre preparato da Lorenzo Fratini, e da un cast all’altezza. L’unico che non convince è proprio il protagonista, il Tom Rakewell di Matthew Swensen, in difficoltà a proiettare una voce spinta indietro, nonostante la generale precisione nell’intonazione. La presenza scenica è buona, ma Swensen faticava a passare sopra la pure non così invadente orchestra di Gatti e, complice l’acustica, la voce non si espandeva facilmente in sala. Splendida la Anne di Sara Blanch, cui sono andate le ovazioni più entusiaste, dopo quelle per Gatti. Il soprano spagnolo è riuscito a disimpegnare agilmente una parte cui sarebbe servita solo un po’ più di corpo per essere perfetta, ma che nel timbro chiaro di Blanch trovava tutta la commozione dell’innocenza di questo personaggio pronto a tutto per amore. Non è un caso che le vette di massimo lirismo di quest’opera generalmente poco generosa di soddisfazioni siano affidate ad Anne Trulove. Moderna Gretchen, rappresentazione della purezza, della caparbia e della fedeltà, Anne è il cuore espressivo di tutta l’opera e la dimostrazione che, da qualche parte, un cuore batteva anche nel corpo del buon Igor Fëdorovič. Ottimo anche il Nick Shadow di Vito Priante, efficace vocalmente e sulla scena, in cui riesce a rendere il mefistofelico compare di Tom con irresistibile gusto – per cui, alla fine, finisce per tifare un po’ per lui. Bene la Baba barbuta di Adriana di Paola, che è forse l’unica ad aver riempito veramente la sala di voce, unita ad un’ottima prestanza scenica che ha evidentemente conquistato il pubblico del Maggio. In realtà, il mezzosoprano ha dato qualche segno di fatica, manifestatasi soprattutto in problemi di sostegno e di intonazione, che però è riuscita a gestire con furbizia. Buoni anche il Father Trulove di James Platt e i più marginali Sellem di Christian Collia, Mother Goose di Marie-Claude Chappuis e il custode del manicomio Giovanni Mazzei.

La regia di Frederic Wake-Walker, con le scene e i costumi di Anna Jones, le luci di Charlotte Burton e i video di Ergo Phizmiz riescono nella non semplice sfida di dare una dimensione teatrale alla Sala Metha, dotata per l’occasione solo di qualche quinta e un paio di tendoni su cui proiettare i video. In Rake’s Progress il mondo acceso, colorato ed esagerato di Wake-Walker ha trovato un soggetto perfetto su cui poter dare libero sfogo all’inventiva, senza timore di cadere nel grottesco – anzi. Il risultato è stato molto scorrevole e godibile, con qualche buona intuizione (come Tom rinchiuso nell’omologazione londinese), qualche stranezza irrisolta (il proiettore che si spegne e poi si riaccende era un errore tecnico o una riflessione sull’illusorietà dei sogni umani?), movimenti scenici enfatici e caricaturali particolarmente riusciti, ma anche momenti di grande pathos e atmosfera, quali la partita a carte con il diavolo e la morte di Tom Rakewell. Insomma, per i mezzi a disposizione, il risultato è stato decisamente positivo e conferma il successo di questo The Rake’s Progress al Maggio Musicale, una produzione che mostra come anche senza cast e impegni faraonici si riesca a fare qualcosa di veramente e genuinamente bello. Che sia di buon auspicio per il teatro fiorentino.

Alessandro Tommasi
(26 marzo 2023)

La locandina

Direttore Daniele Gatti
Regia Frederic Wake-Walker
Scene e costumi Anna Jones
Luci Charlotte Burton
Video Ergo Phizmiz
Personaggi e interpreti:
Tom Rakewell Matthew Swensen
Anne Trulove Sara Blanch
Nick Shadow Vito Priante
Baba the Turk Adriana di Paola
Father Trulove James Platt
Sellem Christian Collia
Mother Goose Marie-Claude Chappuis
Keeper of the Madhouse Matteo Torcaso
Voices Giovanni Mazzei, Constanza Antunica, Antonia Fino, Nadia Pirazzini
Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro  Lorenzo Fratini

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