Merano: l’equilibrio luminoso di Leif Ove Andsnes

Cala il sipario sulla 37° edizione del Südtirol festival di Merano con un concerto interamente dedicato a Mozart che ha visto protagonisti il pianista norvegese Leif Ove Andsnes e la Mahler Chamber Orchestra. Serata di grandi interpreti che portava sul palcoscenico del Kuhrsaal un progetto discografico di recente pubblicazione per la Sony, “Mozart Momentum”, dedicato alle composizioni degli anni 1785 e 1786, e mostrava i frutti rigogliosi di una collaborazione artistica suggellata da affinità elettive. Un senso di perfetto equilibrio è ciò che illuminava l’esibizione, abbracciando il campo del suono (quello del pianoforte come quello di fiati e archi), delle scelte interpretative e del dialogo tra il solista e l’orchestra.

Leif Ove Andsnes regala ai due concerti di Mozart un suono brillante e sgranato, un timbro al contempo gentile e concreto, rimanendo nell’ambito di una sonorità adeguata al secolo, mai eccessiva e comunque sempre perfettamente udibile, in una ferma posizione di guida nei confronti dell’orchestra, assumendo nella serata anche il ruolo di direttore. Grazie a queste qualità, si apprezzavano la fantasia dei temi, la piacevolezza degli scambi tra solo e tutti, la brillantezza delle volatine che scorrono sulla tastiera con gran virtuosismo dell’interprete, il passaggio garbato tra tonalità maggiore e minore; tutte caratteristiche pensate apposta da Mozart per la scrittura di queste pagine che, attraverso le Accademie da lui organizzate a Vienna, dovevano risultare piacevoli al gusto del pubblico e fargli così guadagnare tanti ducati d’oro.

Bello l’incipit marziale ma con suono rotondo e ricco dell’orchestra nel primo movimento del KV 482, subito ammorbidito dall’ingresso del pianoforte, con un tema che Andsnes rende gentile. La cadenza, scritta da John Fraser, veste un abito più beethoveniano, con una tempesta di note che richiama e sottolinea l’alto virtuosismo tecnico che Mozart nasconde in queste pagine. Intenso l’attacco del solista nel secondo movimento, intimo e sussurrato, pur fremente negli abbellimenti. Accattivante il terzo movimento, per la scelta di un tempo spedito e per quel tema furbetto del pianoforte che meglio descrive Amadeus, bambino adulto che non perde mai il gusto di giocare. La parte centrale (Andantino cantabile) ci conquista, nello scambio tra la sezione dei fiati, eccellente, e il solista in dialogo con le prime parti degli archi, dove si rivelano le alte qualità cameristiche di Andsnes. La cadenza eseguita nel Rondò era di Geza Anda.

Il secondo Concerto proposto nella serata, il KV 491, è ugualmente pervaso da idee sempre nuove e comunque coerenti con lo stile. La tonalità minore del primo movimento – novità sperimentata da Mozart una sola volta in questo genere, con il KV 466 scritto un anno prima – viene resa morbida, mai angosciosa come l’esempio precedente, e subito attenuata, sia nella scrittura stessa, dove le frasi musicali vengono sapientemente fermate prima di caricarsi troppo, sia in una lettura che preferisce timbri gentili. Seguendo queste intenzioni, la chiusa in pianissimo dell’Allegro prosegue senza soluzione di continuità nell’attacco solistico del Larghetto, trasfigurando semplicemente dal do minore al mi bemolle maggiore. Il ritorno alla tonalità oscura, nel terzo movimento, è presentato dall’orchestra con un suono che allude alla voce di un anziano saggio, non tragico ma serio, e il pianoforte risponderà a modo, con alcuni lampi di vivacità nella timbrica, qui necessari al gioco della variazione.

Completava il programma del concerto la Sinfonia “Praga”, che la Mahler Chamber Orchestra presenta senza direttore, con la guida del primo violino Matthew Truscott. Un’esecuzione più che pregevole per un’intesa d’insieme eccellente, un unico individuo che respira armoniosamente, dal suono avvolgente e ben fuso tra tutte le sezioni sia nei pianissimi sia nell’intensità del forte. Anche qui è l’equilibrio il faro dell’esecuzione, nei contrasti sonori come nei passaggi sofisticati tra il modo maggiore e quello minore, quasi gioco raffinato di ombre e velature. E se ogni tanto fa capolino sul pentagramma lo spirito tragico del Commendatore del Don Giovanni – che nel giro di un anno vedrà il debutto sempre nella città di Praga – lo stilema che ritorna in queste pagine e che apprezziamo nell’esecuzione di questa sinfonia da parte della Mahler Chamber Orchestra è la sincope degli archi: minuta, delicata, viva eppure mai invadente nel primo movimento; forte, intensa e avvolgente nel Presto finale; sempre fluida e in avanti, risorsa preziosa per la struttura compositiva.

Quale bis della serata, Leif Ove Andsnes offre un’altra prelibatezza dal suo scrigno mozartiano e regala al pubblico il secondo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra KV 467 in do maggiore, n. 21. Non si poteva chiedere di meglio.

Monique Cìola
(21 settembre 2022)

La locandina

Pianoforte e direzione Leif Ove Andsnes
Mahler Chamber Orchestra
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Piano Concerto No. 22 in mi bemolle maggiore, K. 482
Sinfonia n. 38 in re maggiore “Sinfonia di Praga”
Piano Concerto No. 24 in do minore, K. 491

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