Milano: Mahler racconta la Natura

Dopo la Spira mirabilis si torna alle sinfonie di Mahler vere e proprie. Affidata all’Orchestra Sinfonica di Milano, al Coro Sinfonico, al Coro di voci bianche di Milano diretti da Claus Peter Flor, dal Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina e dal Maestro del coro di voci bianche Maria Teresa Tramontin con la partecipazione del mezzosoprano Anke Vondung: la Terza sinfonia, forse la partitura sinfonica più complessa di Gustav Mahler. Nonostante le dimensioni mastodontiche, la composizione di questa sinfonia occupò Mahler solo per un anno, a differenza delle due precedenti. Dalla concezione in cinque movimenti della seconda passiamo addirittura a sei (che nel progetto iniziale dovevano essere sette). Questa ipertrofia si riflette anche sull’enorme organico richiesto. L’aspetto più interessante è come questi sei movimenti vengano a far parte della medesima sinfonia: si passa dalla coesione all’eterogeneità dei materiali rinunciando alla consequenzialità logica e procedendo quindi per fratture e sbalzi logici.

L’idea sottostante questo enorme progetto sinfonico è quella di una sinfonia sulla natura tutta che racconti ogni aspetto dall’origine del mondo, alle sue creature all’ultraterreno. I titoli che Mahler aveva apposto ad ogni movimento, e successivamente deciso di eliminare, erano:

  • Risveglio di Pan. Irrompe l’estate (corteo di Bacco)
  • Ciò che mi raccontano i fiori di campo
  • Ciò che mi raccontano gli animali del bosco
  • Ciò che mi racconta la notte (o l’uomo)
  • Ciò che mi raccontano le campane del mattino (o gli angeli)
  • Ciò che mi racconta l’amore

La spaventosa marcia che costituisce il lunghissimo primo movimento è interrotta, inframezzata da diversi spunti tematici; si fonde e si disgrega numerosissime volte con essi dando un’idea di caos primordiale. La grande difficoltà è quella di legare tutti questi episodi: Claus Peter Flor ci riesce molto bene con un senso drammatico chiaro e coerente. Dopo il primo tempo, che dura quanto una sinfonia di Beethoven, i movimenti che seguono sembrano quasi delle miniature ad eccezione dell’ultimo. L’agreste Minuetto, collocato in seconda posizione, precede lo scherzo. Mahler riempie il brano di suoni di uccellini. Si riconosce bene per esempio il cuculo affidato al clarinetto. Questo momento bucolico ha però un risvolto grottesco: accentuando una cadenza, esasperando un ornamento, l’uccellino si trasforma in una creatura mostruosa, in un incubo. Il colpo di genio del compositore boemo giunge con l’episodio del Posthorn che deve suonare “come da grande distanza”. L’impressione è che il suono in quest’occasione fosse un po’ troppo presente e vicino e con una collocazione spaziale troppo definita, tuttavia il momento è quello poeticamente più elevato e intenso di tutta la sinfonia e Alex Elia, a cui è affidata la parte del postiglione, non delude le aspettative. A questo, in entrambi i movimenti, si aggiungono numerosi interventi solistici delle prime parti dell’orchestra: oboe, clarinetto, violino solo per citarne alcuni ben condotti dalle prime parti dell’orchestra. Nel quarto e nel quinto movimento vengono finalmente impiegate le due compagini corali e la voce solista. Il primo dei due è un Lied per contralto e orchestra. Il colore di Anke Vondung non è scuro come quello di un contralto puro, ma piuttosto quello di un classico mezzosoprano. Questo schiarisce un po’ l’ambientazione della pagina mahleriana che dovrebbe essere una riflessione notturna sull’Uomo. La dizione è chiara e l’emissione omogenea nei registri. Nel quinto movimento il coro femminile intona un Lied con il contralto mentre le voci bianche imitano, alternati o all’unisono, i rintocchi delle campane. Dopo l’ultimo rintocco ecco l’attacco dell’ultimo movimento dove le voci tacciono di nuovo. Gli archi intonano un tema semplice e struggente. Mahler, come già nelle prime due sinfonie, concepisce dal punto di vista drammaturgico l’ultimo movimento come un unico enorme climax: l’ascoltatore viene lentamente rapito fino ad essere sollevato dal proprio posto e portato fisicamente in trionfo con tutta l’orchestra nelle affermative battute conclusive. Un banco di prova molto difficile per l’Orchestra Sinfonica di Milano che ne esce molto bene nonostante alcuni rischi presi da Claus Peter Flor con una direzione non sempre precisissima, ma sicuramente ricca di spunti interessanti e molto musicale.

Luca Di Giulio
(29 ottobre 2023)

La locandina

Direttore Claus Peter Flor
Mezzosoprano Anke Vondung
Orchestra Sinfonica, Coro Sinfonico e Coro di voci bianche di Milano
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
Maestro del Coro di Voci Bianche Maria Teresa Tramontin
Programma:
Gustav Mahler
Sinfonia n. 3 in Re minore

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