Padova: Spotti e Weithaas celebrano Orfeo

È tutta incentrata sul mito d’Orfeo, in tutte le sue molteplici declinazioni, la 57ª stagione dell’Orchestra di Padova e del Veneto; il concerto inaugurale avveniva a poche ore dal rinnovo alla direzione artistica di Marco Angius che con paziente lungimiranza ha saputo infondere nuova linfa alla compagine patavina che appare oggi rinfrescata nell’organico e padrona di un suono luminosamente corposo.

Particolare interesse destava il programma proposto, affidato alla direzione del ventinovenne Michele Spotti – al suo debutto con la OPV – bacchetta sicuramente tra le più interessanti della Generazione Y, gesto asciutto e denso e perfetta adesione al dettato della pagina mediato attraverso uno studio che ne rende la lettura comunque sempre personale e profonda, il tutto unito ad una costante freschezza d’intuizioni.

Con lui una veterana del violinismo internazionale, ahinoi poco presente nei cartelloni italiani, come Antje Weithaas, capace di trarre dal suo Peter Greiner 2001 – anche i liutai contemporanei fanno ottimamente il loro lavoro – una ricca tavolozza cromatica.

Il programma si apriva con il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35 di Čajkovskij dalle cui siderali impervietà Spotti e Weithaas escono trionfatori offrendo all’ascolto una lettura di impeccabile nitore oltre che emotivamente coinvolgente.

Spotti stacca tempi gagliardamente serrati nel monumentale Allegro moderato che apre il concerto – e che per inciso funzionerebbe benissimo anche da solo come ouverture concertante – assecondato dal virtuosismo della solista, poggiato su arcate sontuose e fraseggio sempre partecipe,  stemperando poi la narrazione in ampi squarci meditativi  nella Canzonetta che segue e nella quale si ritrovano echi del Lago dei cigni per riprendere vigore nel Finale in cui si rincorrono motivi popolari.

Applauso alla fine del primo movimento, forse non ortodosso ma perfettamente comprensibile vista la qualità dell’esecuzione, e ovazioni al termine.

La Weithaas regalava come bis la Sarabanda dalla Partita n. 2 in re minore per violino solo, BWV 1004.

A seguire l’Orpheus di Franz Liszt, poema sinfonico concentrato in un unico Andante moderato ove le due arpe danno voce, insieme al violino solista – sugli scudi Marco Rogliano, “spalla” della OPV – ai tormenti del Cantore Arcade in un dipanarsi di pennellate leggere rese da Spotti con minuzia dinamica e ben calibrata varietà di accenti.

Concludeva il programma il Rome e Giulietta ancora di  Čajkovskij, impaginato tra i più abusati da cinema e televisione e sempre ad alto rischio di picchi glicemici che non gli rendono giustizia.

Anche qui Spotti – assecondato da un’orchestra protagonista di una prova, come le precedenti, davvero impeccabile – deglassava il materiale sonoro riportandolo ad un’intimità che scava nel profondo della frase.

Successo trionfale per direttore, solista e orchestra.

Considerazione finale: una compagine come la OPV meriterebbe una sede nuova e al passo con i tempi e le esigenze anche del pubblico, vale a dire di quell’auditorium che le amministrazioni pubbliche, di qualsiasi colore, succedutesi negli anni vanno promettendo senza mai passare ai fatti.

Alessandro Cammarano
(5 ottobre 2021)

La locandina

Direttore Michele Spotti
Violino Antje Weithaas
Orchestra di Padova e del Veneto
Programma:
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35
Franz Liszt
Orpheus. Poema Sinfonico n.4
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Romeo e Giulietta, ouverture – fantasia in si minore

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