Pozzuolo: un Trovatore convincente

Allestire un’opera lirica non è semplice per nessuno, neppure per i grandi teatri. “Si fissa un obiettivo, e poi ci si mette il tempo che ci vuole, mai breve”, ha ricordato nei giorni scorsi a Udine il maestro Tiziano Duca, presidente e direttore artistico di Operaprima-Wien, un’associazione che a Vienna ha prodotto e diretto molte opere della tradizione italiana. Da sei anni è proprio Tiziano uno dei principali artefici del Progetto Verdi che ha trovato nella settecentesca villa Gradenigo Sabbatini una sede al tempo stesso affascinante e suggestiva, ma anche molto funzionale. È da qualche anno insomma che Tiziano Duca sta portando la grande musica lirica nel cuore di un Friuli che, ormai, salvo un’eccezione mozartiana al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, l’opera non la frequenta quasi più.

È un peccato, se pensiamo ai tempi remoti in cui Udine, al Teatro Puccini ospitava artisti come Maria Callas, e per parlare di glorie del territorio, Bonaldo Giaiotti che – ricordava il Maestro Nello Santi – nelle stagioni udinesi mosse i primi passi.

Tiziano Duca ha avuto il merito di riportare il grande Giaiotti in Friuli, proprio a Pozzuolo e, quello, a suo modo eroico, dii istituire un vero e proprio appuntamento con l’opera nel suo paese d’origine, lui viennese d’adozione, Pozzuolo del Friuli.

È nata nella splendida villa Gradenigo Sabbatini la Trilogia verdiana che quest’anno si chiude sulle note de Il Trovatore, perla della cosiddetta Trilogia popolare del Cigno di Busseto, che per tre recite – 1, 3 e 5 settembre – è rappresentata a Pozzuolo, dove è possibile ammirare la mostra “Il Trovatore di Verdi e la trilogia popolare” nella palazzina di piazza Julia. La compagnia internazionale radunata dal Maestro Duca si sposterà il giorno due nel salone del Parlamento del castello di Udine per un concerto lirico a ingresso libero, mentre dell’opera il sette settembre è programmata un’esecuzione straordinaria dell’opera a Illegio, in Carnia.

“Da tempo – ha detto Mauro Bordin, presidente del Consiglio regionale, che ha partecipato alla presentazione nel palazzo di via Sabbadini – conosco e apprezzo l’impegno di Duca e dell’associazione Operaprima. La Regione è sempre stata vicina a questa iniziativa, e quest’anno credo che ci possa essere anche una vicinanza tangibile grazie a un finanziamento di ventimila euro. Tutto questo – ha aggiunto il presidente – non perché la Regione è buona ma perché il progetto è valido, capace di superare il vaglio dei bandi concernenti, la cultura”.

Il sostegno è arrivato anche dal Comune di Pozzuolo, che nella persona del sindaco Denis Lodolo, ha ricordato la felice tradizione del bel tempo e confida che continui “per non dover spostare l’evento in auditorium, dove l’opera perderebbe un po’ del suo fascino”. Coinvolto anche il Comune di Udine, con l’assessore alla Cultura, Federico Pirone, che ha ricordato come “il Castello non è mai stato, e non dovrà mai essere, un luogo inaccessibile per la cultura, ma anzi deve diventare una sorta di agorà. E noi che da quarant’anni organizziamo Udinestate dobbiamo dire ancora una volta grazie al grande volontariato culturale friulano, con le sue proposte ricche e articolate.”.

Ed eccoci alla prima di ieri sera, che un pubblico entusiasta ha seguito con passione e attenzione. L’opera “en plein air” è una scommessa ogni volta che si va in scena ma Tiziano Duca alla guida di orchestra e coro di Operaprima Wien, quest’ultimo validamente preparato da Sabina Arru, sa come aggirare gli ostacoli e portare a buon fine l’impresa.

La compagnia è quasi tutta formata da elementi di buona esperienza e reputazione internazionale. Gustavo Porta, il tenore italo-argentino che spesso abbiamo apprezzato al Teatro Verdi di Trieste – per esempio nella recente Luisa Miller che segnava il debutto in Italia di Saioa Hernandez – è un Manrico che, nel corso della rappresentazione abbandona i toni stentorei con cui si presenta in scena, per cercare, in una voce ancora sana, modulazioni e finezze di rara intensità.

Da Trieste, in un ormai lontano Nabucco diretto da Piergiorgio Morandi, il pupillo di Giuseppe Patanè, ha preso il via la carriera di Michele Kalmandi che qui è un Conte di Luna di grande fascino e sensibilità. L’Azucena di Sanja Anastasia punta a un personaggio di febbrile drammaticità, e l’operazione le riesce in virtù di un’esperienza maturata in Arena. Resta la Leonora di Natasa Katái, ma il canto lunare di Leonora, che Verdi desume dal modello donizettiano di Lucia di Lammermoor – entrambe le opere sono, non a caso, su libretto di Salvatore Cammarano – sfugge all’artista ungherese. Completano la locandina il valido Ferrando di Duccio Dal Monte, il Ruiz di Sorousch Sokrollahi, l’Ines in divenire di Elisa Luppi e il vecchio zingaro di Fabrizio Zoltan.

La regia di Alfonso de Filippis non osa troppo, ma sa sfruttare i richiami e le suggestioni di un sito di grande fascino con giochi di luce piuttosto indovinati. La mostra cui accennavamo, è un compendio utile alla conoscenza del Verdi politico, che fu deputato, senatore e fautore della legge sul diritto d’autore. Tutto bene? Economicamente siamo sulla buona strada visto l’interesse per l’iniziativa dell’Ersa, e agli sponsor Abs e Banca 360 Fvg. ACON/FA. Dal punto di vista strettamente musicale, cosa riserverà Pozzuolo del Friuli, dopo tanto Verdi?

A Tiziano Duca l’ardua sentenza.

 Rino Alessi
(2 settembre 2023)

La locandina

Direttore             Tiziano Duca
 Regia Alfonso De Filippis
Personaggi e interpreti:
Conte Di Luna Michele Kalmandi
Leonora                Natasa Katái
Azucena          Sanja Anastasia
Manrico Gustavo Porta
Ferrando          Duccio Dal Monte
Ruiz Sorousch Sokrollahi
Ines Elisa Luppi
Un vecchio zingaro Fabrizio Zoltan
Orchestra e coro di Operaprima-Wien
Maestra del Coro Sabina Arru

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