Roma: la Leningrado folgorante di Sokhiev

La Sinfonia n. 7 Leningrado di Dmítrij Šostakóvič risuona in tutta la sua grandezza nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, eseguita dall’Orchestra Nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Tugan Sokhiev.

Si tratta di un’opera particolarmente significativa, che Šostakóvič dedicò alla sua città natale, dietro cui le vicende personali del compositore, costretto a trovare un equilibrio tra la propria Musa compositiva e le richieste del regime staliniano, si intrecciano con le vicende storiche della Seconda Guerra Mondiale. Iniziata nel 1941 e terminata nel 1942, la Leningrado fu presentata in origine come un poema sinfonico sulla vittoria del popolo russo assediato contro l’invasore tedesco. Per questo motivo, ogni movimento era inizialmente corredato di titoli descrittivi che ne chiarificavano gli intenti narrativi. Successivamente, questi titoli vennero ritirati dallo stesso autore, con l’intento di conferire al suo lavoro un significato universale. Esiste, dunque, un programma sottinteso a questa sinfonia che ne costituisce l’essenza e ne rende la struttura straordinariamente unitaria: il sentimento di amore per la propria patria che eroicamente resiste alla minaccia esterna si fa principio che plasma la forma della composizione stessa e ne determina il linguaggio sia in termini armonici sia retorico-espressivi.

La narratività, dunque, permane come elemento percepibile che scorre lungo i quattro movimenti in cui la sinfonia si articola, i quali alternano stati emotivi differenti che vanno dal senso di oscura minaccia al diffondersi del terrore, dal dolore profondo all’esultanza della vittoria.

Rispondendo perfettamente a questa importante caratteristica, l’interpretazione di Sokhiev riesce ad aggiungere un ulteriore ingrediente che completa questo maestoso affresco epico. Le sonorità e i colori della raffinata orchestrazione sono magistralmente dosati da Sokhiev da evocare un senso di spazialità in grado di trasportare l’ascoltatore in una dimensione che è contemporaneamente reale e immaginaria.

Mirando a caratterizzare in maniera netta l’alternanza dei vari episodi basati sul principio della variazione, la gestione del fraseggio alterna una conduzione a tratti precipitosa, a tratti estremamente sostenuta; i sinuosi cromatismi delle linee melodiche, tipiche dello stile di Šostakóvič, tracciano un’unica arcata mentre si muovono come strisciando tra i vari gruppi strumentali, che le trasformano mutandone dinamica, timbro e colore. Un clima di pericolo si fa strada, una minaccia imminente serpeggia tra il pubblico, ora lontana, ora sempre più vicina.

L’orchestra risponde in maniera estremamente compatta alle indicazioni del direttore, cogliendo puntualmente ogni più piccola sfumatura: per esempio, nel primo movimento, Allegretto, risulta particolarmente riuscita la sapiente miscela di momenti vagamenti ironici, come il pizzicato degli archi che simula il ticchettio di un orologio o la meccanica ripetizione quasi ossessiva del tema marziale che, da principio, ricorda una parodia di una marcia che fa pensare a dei soldatini giocattolo. A ciò vengono alternati attimi di palpabile tensione e inquietudine che sembrano improvvisamente balzare fuori e prendere il sopravvento, per poi tornare a mormorare minacciose nel loro nascondiglio.

Sokhiev rende costantemente questa sequenza drammatica dal sapore shakespeariano enfatizzando i vari episodi mediante una ricchissima tavolozza dinamica, che va dal piano sussurrato e quasi impercettibile – effetto notevole, data la vasta dimensione dell’organico strumentale coinvolto – fino al pieno e trionfale fortissimo che chiude la sinfonia, scatenando i fragorosi applausi della sala.

Degni di nota risultano gli interventi di alcuni solisti dell’orchestra, soprattutto nella sezione dei legni: il flauto di Adriana Ferreira, l’ottavino di Davide Ferrario e il fagotto di Andrea Zucco convincono ed emozionano. Il primo violino Andrea Obiso conferma ancora una volta la sua bravura da solista ed ancor più la capacità di farsi vero tramite tra il pensiero del direttore e la traduzione in suono dell’intera orchestra.

Elisabetta Braga

(7 giugno 2024)

La locandina

Direttore Tugan Sokhiev
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Programma:
Dmítrij Šostakóvič
Sinfonia n. 7 Leningrado 

5 1 voto
Vota l'articolo
Iscriviti
Notificami

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti