Trieste: le meditazioni di Lortie

Secondo l’autorevole “The Times” il suo stile è puro e immaginativo, in una combinazione di spontaneità e maturità che solo i grandi pianisti hanno. Ci riferiamo a Louis Lortie, il pianista canadese di origine francese la cui grande carriera – ormai quarantennale – l’ha portato a esibirsi, sempre con grande successo, in tutti i cinque continenti.

La Società dei Concerti di Trieste gli ha dato la grande responsabilità di iniziare nel migliore dei modi l’attività in questo ancor giovane 2024 da cui tutti si aspettano molto. Mai scelta poteva essere più azzeccata, perché nel suo recital, seguito con grande passione e interesse dal folto pubblico riunito ad applaudirlo sul palcoscenico del Teatro Verdi, Lortie ha veramente superato se stesso. Sobrio nel vestire e nel presentarsi, quasi con aria dimessa, all’auditorio in attesa, il concertista canadese ci ha invitato a un vero e proprio viaggio musicale tra suggestioni romantiche che spaziavano dall’intimismo di Fauré, cui era dedicata la prima parte del programma, al virtuosismo pirotecnico di Listz al centro della seconda. Non a caso, nel breve intervallo che separava le due pagine del concerto, un accordatore ha preparato il magnifico pianoforte, cui Lortie ha regalato un applauso nel commiato finale, al cimento listziano.

Classe 1959, Lortie ha iniziato a studiare il pianoforte all’età di sette anni all’École normale de musique de Montréal, la sua città. Allievo di Yvonne Hubert, allieva a sua volta del grande Alfred Cortot, dello specialista beethoveniano Dieter Weber a Vienna e, sempre a Vienna, di Leon Fleischer, discepolo di un altro mito del pianoforte, Artur Schnabel, Lortie ha vinto nel 1984 il primo premio al Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni di Bolzano, e nello stesso anno il Leeds International Piano Competition. La carriera ha preso subito il volo.

Quanto al programma dello scorso lunedì al Verdi, Louis Lortie ha iniziato dal brano più celebre, con lo splendido e posteriore Requiem, di Gabriel Fauré, la Pavane op. 50, un Andante molto moderato in Fa diesis minore, che ebbe versioni diverse da quella originale per pianoforte solo, e colpì Debussy e Ravel. Dalla semplicità di questo pezzo, ci si è addentrati in un percorso meno battuto, sempre dedicato al musicista francese, con l’analoga e giovanile Ballade op. 19, altro luogo preferito della musica di Fauré, il cui ascolto si è perfezionato in maniera davvero coinvolgente nella sua severità, con il Thème et variations op. 73 che nelle sue undici modifiche svaria dai temi tempestosi a quelli più sereni e rasserenanti.

Con Listz, nella seconda parte di un concerto oneroso per l’esecutore e per l’ascoltatore, si è entrati nella dimensione che dall’eleganza delle cristalline cascate di note del musicista francese, ci porta alla fantasmagoria pura, al virtuosismo mirabolante e a effetto che ne rivelano l’anima inquieta. Degli Années de pèlerinage era restituita la seconda parte, dedicata all’Italia, dei Tre Sonetti del Petrarca il cui respiro alto è evocato dalla musica listziana, qui di grande purezza. La conclusione era sempre italiana, Après une lecture de Dante, ossia la potente Fantasia quasi Sonata in cui si possono trovare riferimenti specifici della Commedia dantesca.

Un itinerario variegato che il pubblico ha gradito. Tanto da ottenere da Lortie, visibilmente lusingato da un’accoglienza tanto calorosa, ben tre bis: ancora Listz e poi due volte Schumann, in omaggio a un grande amico che era presente in sala. Serata memorabile, non c’è che dire.

Rino Alessi
(8 gennaio 2023)

bellaunavitaalloperablogspot.com

La locandina

Pianoforte Louis Lortie
Programma:
Gabriel Faure
Pavane op. 50
Ballade op. 19
Thème et variations op. 73
Franz Liszt
da “Années de pèlerinage, Deuxième année: Italie”
Tre sonetti del Petrarca, n.47, n.104, n.123
Après une lecture de Dante: Fantasia Quasi Sonata

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