Venezia: van der Aa e la Disgregazione della Natura

Tra i tòpoi fondanti della produzione di Michel van der Aa la morte – insieme alla solitudine, e alla ricerca del senso della vita – intesa come “passaggio non indolore” è sicuramente il più caratterizzato e ricorrente, quasi a comprendere tutti gli altri,  trovando una sintesi pressoché definitiva in The Book of Water, il suo ultimo lavoro – commissione della Biennale di Venezia con l’Ensemble Modern, l’Amsterdam Sinfonietta, il Muziekgebouw Amsterdam, November Music e la Philarmonie Cologne – presentato in Prima Assoluta nell’ambito della Biennale Musica 2022.

Tratto dal romanzo breve L’uomo nell’Olocene di Max Frisch il lavoro del compositore olandese trova il suo fulcro narrativo nella figura del signor Geiser, vedovo settantatreenne  che vive in stato quasi eremitico in un paese di montagna trovandosi all’improvviso in balia degli elementi atmosferici che scatenano tutta la loro forza isolandolo nella sua casa.

Alla temporanea separazione dal mondo circostante corrisponde  una implacabile perdita di memoria alla quale Geiser fa fronte scrivendo bigliettini che attacca sulle pareti di casa insieme agli articoli ritagliati dall’Enciclopedia. Siamo dinanzi alla rappresentazione plastica di un disgregamento in cui Uomo e Natura ricercano incessantemente il loro senso primo in uno mondo oramai ridotto in frantumi

Il romanzo di Frisch è del 1979 ma appare oggi in tutta la sua attualità attraverso l’estetica non solo musicale di van der Aa, autore anche del libretto, che sceglie la forma del melologo calandolo in una realtà aumentata capace di far dialogare – come spesso accade nelle sue opere – palcoscenico e schermo che diventano personaggi interconnessi.

La parola recitata è dirompente, spesso in contrasto con la musica per la quale si opera una scelta di non-descrittività incardinando la narrazione a partire da una filigrana pienamente tonale – talvolta forse un po’ incline all’ “easy-listening” –  ma mai vittima di calligrafismi stucchevoli, ricca di arcate melodiche impreziosite da felici intuizioni contrappuntistiche e ritmiche, il tutto punteggiato da un’elettronica misuratissima.

Sulla scena pensata da Theun Mosk  ( i costumi sono di Judith de Zwart e le luci di Douwe Bulten) il dialogo tra il Gieser giovane in scena e il vecchio Gieser nel film è denso, altamente simbolico negli accenti e nei gesti – accennati dal Giovane ed esasperati – soprattutto negli sguardi – dal Vecchio.

A dar vita ai due personaggi due giganti del teatro e del cinema britannico come Timothy West e Samuel West, padre e figlio nella vita reale, capaci di consustanziare ogni singola parola in un’intesa reciproca pressoché perfetta.

Con loro l’ottima Mary Bevan, che nei panni della figlia Corinne, si disimpegna assai bene nel lungo Song a lei riservato.

Il quartetto d’archi dell’Ensemble ModernJagdish Mistry e Giorgos Panagiotidis (violini), Megumi Kasakawa (viola) e Eva Böcker (violoncello) – offre a sua volta una prova maiuscola.

Molti e meritati applausi ad autore ed interpreti.

Alessandro Cammarano
(19 settembre 2022)

La locandina

Musica, Regia, Libretto Michel van der Aa
Drammaturgia Madelon Kooijman
Consulente per la scenografia Theun Mosk
Design luci Bart van den Heuvel
Design del suono Paul Jeukendrup
Design dei costumi Judith de Zwart
Direttore della fotografia Joost Rietdijk nsc
Produttore esecutivo Arjen Oosterbaan | Eastbound Films
Manager di produzione Djoere de Jong | ProductieCollectief
Direttore tecnico Siemen van der Werf
Stage Manager Martijn van Nunen
Play-out operator Fergus McAlpine
Operatore luci Douwe Bulten
Operatore suono Tomas Valečka
Personaggi e interpreti:
Narratore, Geiser Samuel West
Geiser (Film) Timothy West
Corinne, Soprano (film) Mary Bevan
Ensemble Modern
Violini Jagdish Mistry, Giorgos Panagiotidis
Viola Megumi Kasakawa
Violoncello Eva Böcker

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