Verona: streaming ultima frontiera, i concerti come Star Trek

La nuova frontiera è lo streaming, come non si può fare a meno di dire, perché “modalità di accesso in rete a file audiovisivi di cui si può fruire in tempo reale senza provvedere a salvarli sul proprio sistema” francamente non è proprio pratico. Anzi, la diretta streaming, cioè la realizzazione e la fruizione proprio nel giorno e all’ora in cui uno spettacolo era in cartellone, prima della seconda ondata.

Le ultime norme di contenimento del virus al galoppo, da alcuni giorni hanno svuotato i teatri dal pubblico, ma non impediscono, non ancora, che chi vi fa spettacolo possa continuare a farlo. Scelta contro intuitiva: al momento è piuttosto chiaro – e le cronache dei focolai lo raccontano quotidianamente – che il rischio riguarda molto di più gli addetti ai lavori, quelli che a vario titolo stanno sul palco o nei suoi dintorni, rispetto ai cosiddetti “fruitori”, ormai da mesi avvezzi a distanziamento e protezioni di vario tipo. Ma è anche vero che con questi numeri impressionanti ormai le distinzioni lasciano il tempo che trovano.

Con il motto “Aperti nonostante tutto”, le Fondazioni lirico-sinfoniche hanno accettato di giocare questa partita e annunciato un “palinsesto unico di produzioni in streaming dal vivo”. In contemporanea, da un teatro d’opera all’altro sono rimbalzate le comunicazioni di accesso al Fondo Integrativo Salariale (la cassa integrazione di settore) di molti dipendenti.

E resta tutto da verificare quanto le buone intenzioni artistiche e culturali in senso lato (mai come in queste settimane invocate per lo più a sproposito) siano in sintonia con la politica dello sfruttamento di altre risorse pubbliche per scaricare il costo del personale sui debiti dello Stato, favorendo ulteriormente – in assenza di costi produttivi – l’equilibrio o addirittura l’utile nei bilanci nonostante la crisi.

Fra le prime a entrare in questa partita è stata la Fondazione Arena, che ha lanciato una propria web-tv (https://arenatv.uscreen.io) sulla quale dalla metà di novembre si potrà assistere on demand, ovviamente a pagamento, a svariati spettacoli delle scorse stagioni. Prima proposta, i Carmina Burana diretti in Arena da Ezio Bosso nell’estate 2019. All’interno di questa web-tv si trova anche la sezione “Filarmonico Open Stream”, destinata alla visione e all’ascolto gratuiti dei concerti della stagione sinfonica veronese, che in diretta “passano” sulla piattaforma YouTube.

Il debutto è avvenuto venerdì sera con un concerto diretto da Vittorio Bresciani, solista la prima viola dell’orchestra areniana, Giuseppe Mari. Programma tutto “all’ungherese”, certamente originale, lontano dal repertorio. Al centro spiccava il Concerto per viola e orchestra di Bartók, composizione degli ultimi mesi del compositore magiaro emigrato a New York, completata per la strumentazione dopo la sua morte (avvenuta alla fine di settembre del 1945) dal fido allievo Tibor Serly. Si tratta di una pagina densa e pensosa, dalla scrittura colta, ricca di trasparenze timbriche in orchestra e di forza espressiva nella parte solistica. La prima viola dell’orchestra areniana, Giuseppe Mari, l’ha risolta con efficace concentrazione, nitidezza strumentale, qualità espressiva ben controllata grazie a un timbro particolarmente interessante nella zona mediana e bassa della tessitura.

In apertura di serata il contesto etnomusicologico magiaro, che anche Bartók aveva indagato prima di essere costretto a lasciare la sua patria allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, è stato illuminato dalle Danze di Marosszék di Zoltán Kodály. Si tratta di una partitura degli anni Trenta originariamente per pianoforte, poi trascritta per grande orchestra che rielabora la raccolta “sul posto” di motivi popolari della Transilvania, in questo caso in una chiave specialmente elegiaca e nostalgica. La direzione di Bresciani ha messo nella giusta luce questa musica ricca di sfumature ritmiche, armoniche e coloristiche, dimostrando anche la buona disposizione stilistica e strumentale dell’orchestra areniana.

Conclusione nel nome di Liszt, l’autore forse prediletto dal pianista-direttore, che tante pagine anche rare del suocero di Wagner e apostolo della “musica dell’avvenire” è venuto proponendo al Filarmonico negli anni scorsi. Sono state eseguite tre Rapsodie ungheresi nella trascrizione che lo stesso Liszt, a quattro mani con il flautista Franz Doppler, realizzò dei suoi popolarissimi e straordinariamente virtuosistici brani per pianoforte. Accantonato l’elemento tecnico e coloristico che si afferma con straordinaria forza nella versione originale per tastiera (fermo restando che di idealizzazione della musica zigana e non di quella popolare ungherese si tratta), queste trascrizioni non regalano particolari emozioni né risultano altrettanto trascinanti. Bresciani le ha però dipanate con eleganza, facendo lavorare in apprezzabile equilibrio tutti i settori dell’orchestra, con una particolare citazione di merito per i violoncelli, in primo piano nella Rapsodia n. 5, e in generale per i legni.

A questo punto, qualsiasi cronaca musicale, fino a ieri, avrebbe dato conto delle accoglienze del pubblico. Naturalmente, pubblico non c’era e com’è già abitudine sono stati gli orchestrali stressi ad applaudirsi l’un l’altro nel vuoto penumatico del teatro Filarmonico deserto, invisibile nella diretta streaming eppure assai ben percepibile nonostante la regia video l’abbia volutamente ignorato. Altrove sono state fatte altre scelte. A Parma, ad esempio, nel cui meraviglioso auditorium Paganini la Filarmonica Toscanini, mezz’ora dopo, ha proposto la diretta streaming di un concerto con l’Imperatore e la Settima di Beethoven (direttore Enrico Onofri, di elettrica energia; solista con meditabonda poesia Vadym Kholodenko) hanno fatto la scelta esattamente contraria. Apertura con una lunga inquadratura della platea vuota; e chiusura con la stessa immagine. Una soluzione non priva di effetto.

Cesare Galla
(30 ottobre 2020)

La locandina

Direttore Vittorio Bresciani
Orchestra dell’Arena di Verona
Programma:
Zoltán Kodály
Danze di Marosszék
Béla Bartók
Concerto per viola e orchestra Sz. 120
Franz Liszt
Rapsodie ungheresi n.4, n.5, n.3 S 359

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