Vicenza: al Quartetto la magia straniante dei Tallis Scholars

Per lunghi decenni, a Vicenza, le chiese hanno supplito alla mancanza di un teatro, dopo che quelli storici erano stati distrutti dalle bombe anglo-americane durante la Seconda Guerra Mondiale, ospitando concerti di ogni tipo. Oggi quasi tutta la musica, compresa quella sacra, si fa nel Teatro Comunale, e naturalmente è un bene che sia così, ma ci sono serate speciali ed eccezionali che fanno venire la nostalgia delle chiese come luogo per l’ascolto. Una di queste è stata quella della Domenica delle Palme, quando sul palcoscenico del Comunale si è presentato per la prima volta – invitato dalla Società del Quartetto – il gruppo vocale forse più raffinato e importante degli ultimi cinquant’anni, gli inglesi Tallis Scholars.

Sono dieci cantori impeccabili, che rendono stucchevole la definizione di maniera della voce come strumento, tale è la perfezione dei singoli e dell’insieme, la misura e la profondità della linea di canto, che esalta la ricchezza timbrica omogenea del gruppo senza lasciare che nulla vada perso di ogni singola linea, in costruzioni polifoniche come quelle rinascimentali, di assoluta e a volte sbalorditiva arditezza e complessità.

Al Comunale hanno affascinato un pubblico che non era numeroso come l’occasione avrebbe meritato. E più volte è venuto da pensare a come sarebbe risuonato il sofisticato programma impaginato dal direttore Peter Phillips nei luoghi per i quali quelle antiche musiche erano state concepite e dove sono state eseguite in esclusiva per secoli. L’elemento principale della serata – in sintonia con la Settimana Santa – era la sbalorditiva Missa Pange Lingua di Josquin Desprez (1450–1521), probabilmente l’ultima composta dall’autore fiammingo di cui l’anno scorso la pandemia ha impedito adeguate celebrazioni nella ricorrenza del mezzo millennio dalla morte. L’antico Inno eucaristico Pange lingua, attribuito a Tommaso d’Aquino e nato per la festività del Corpus Domini, veniva intonato anche alla conclusione della Messa In coena Domini, la celebrazione del Giovedì Santo dedicata alla commemorazione dell’istituzione dell’eucarestia. I Tallis Scholars non hanno eseguito questa Missa tutta di seguito, in questo adattandosi alla destinazione “profana” dell’evento, ma hanno in varie occasioni interpolato alle parti dell’Ordinario altre pagine rinascimentali, dello stesso Desprez e di altri due autori fondamentali come Pierluigi da Palestrina (nato nel 1525, quattro anni dopo la morte del compositore fiammingo) e l’inglese William Byrd, a sua volta di una generazione più giovane dell’italiano (1540–1623).

Così, dopo il Kyrie e il Gloria e prima del Credo sono stati proposti il Veni Sancte Spiritus di Desprez e due Mottetti palestriniani di attinenza mariana, Surge amica mea ed Ecce tu pulchra es. Analogamente, nella seconda parte, prima del conclusivo Agnus Dei è stata la volta dello Stabat Mater dello stesso Desprez e poi di tre pagine di Byrd, compreso il Mottetto pure di ispirazione eucaristica Ave verum.

Tutte pagine mirabili, di ardua e splendente tessitura contrappuntistica, degna corona a quel capolavoro assoluto che è la Missa Pange Lingua, della quale non sai se ammirare di più la duttile eleganza dell’elaborazione melodica sopra l’antico Inno della liturgia romana (si tratta di una Messa-Fantasia, straordinaria “vetrina”  della forza creativa dell’autore fiammingo) o la potenza della trama polifonica e la estroversa (verrebbe da dire teatrale) capacità di combinare le linee vocali in una sorta di “organismo” sonoro che regala mille suggestioni all’ascoltatore, svelandogli in maniera esemplare la forza della parola. E basterà citare al proposito la rapinosa immediatezza dell’iniziale Kyrie, la sorprendente sezione a due voci del Sanctus sulle parole “Pleni sunt coeli”, la drammatica tensione del conclusivo Agnus Dei, in cui il modo Frigio dell’antico Inno sembra già preannunciare l’introverso e sofferto mondo espressivo del modo minore nella grande tradizione post barocca.

Questa sofisticata ricchezza di scrittura è stata resa dai Tallis Scholars con la sprezzatura degli specialisti che sanno cogliere dentro alla musica nata mezzo millennio fa non solo le sue fondanti caratteristiche filologiche, ma anche l’universalità che ce la rende incredibilmente vicina. E bastava guardare il gesto semplice e avvincente di Peter Phillips, sensibilissimo nel dettare tempi mai di maniera, per avere il segno di un’esecuzione allo stesso tempo profondamente autentica e fuori dagli schemi in maniera appassionante.

Gli artefici della serata, i soprani Amy Haworth ed Emily Atkinson, i contralti Caroline Trevor e Patrick Craig, i tenori Steven Harrold, Simon Wall, Tom Castle e Edward Woodhouse e i bassi Tim Scott Whiteley e Rob Macdonald, hanno cantato come dieci solisti perfettamente equilibrati e come un coro capace di ogni sfumatura nell’equilibrio dei timbri e delle emissioni. Hanno così disegnato con emozionante immediatezza, nella sovrapposizione delle linee di volta in volta dettate dalla polifonia, la natura intimamente architettonica e plastica della musica rinascimentale. Replicata e se possibile accentuata nel bis: l’Antifona a dieci voci Regina Coeli di Nicolas Gombert.

Cesare Galla
(10 aprile 2022)

La locandina

The Tallis Scholars
Direttore Peter Phillips
Programma:
Anonimo
Monody or chant incipit
Josquin Desprez
Missa Pange lingua (Kyrie eGloria)
Josquin Desprez
Veni sancte spiritus
Pierluigi da Palestrina
Surge amica mea
Pierluigi da Palestrina
Ecce tu pulchra es
Josquin Desprez
Missa Pange lingua (Credo)
Josquin Desprez
Missa Pange lingua (Sanctus and Benedictus)
Josquin Desprez
Stabat mater
William Byrd
Laetentur caeli
William Byrd
Vigilate
William Byrd
Ave verum
Josquin Desprez
Missa Pange lingua (Agnus dei)

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