Vicenza: le Nozze d‘Argento di Schiff all’Olimpico

Nell’arco di 25 anni, András Schiff ha proposto al teatro Olimpico di Vicenza (e da un certo momento, per il genere sacro, anche nella basilica paleocristiana di San Felice) non più di una dozzina di autori. Prova documentale del rigore stilistico e per certi aspetti “sentimentale” che il pianista ungherese adotta quando si trova al cospetto della scena palladiana, che notoriamente non considera uno spazio per qualsiasi uso e per qualsiasi musica. La rosa ristretta si apre naturalmente nel nome di Bach e comprende tutto il Classicismo viennese da Haydn a Mozart, da Beethoven a Schubert. Fra gli autori del secolo romantico, ammessi solo compositori tedeschi o di scuola mitteleuropea: Mendelssohn, Schumann, Dvořák e specialmente il diletto Brahms; fuori dal “canone”, ed inseriti evidentemente per una personale inclinazione, ma in rari casi, i boemi Smetana e Janáček, fino ad arrivare al Novecento pieno del compatriota Bartók, la cui presenza nei programmi risale tuttavia ad anni ormai lontani.

Sopperisce alla netta definizione dell’orizzonte musicale, l’ampiezza dei generi che Schiff propone ad ogni edizione del festival “Omaggio a Palladio”, nato nel 1998 e organizzato dalla Società del Quartetto. Nei programmi trovano infatti spazio il pianoforte solo, la musica cameristica senza limitazione di organico (grazie alla decisiva collaborazione degli strumentisti della Cappella Andrea Barca), quella concertante, sinfonica, vocale solistica e corale strumentale, in questo caso con l’apporto fondamentale della Schola San Rocco di Francesco Erle.

Così, l’edizione 2023 della rassegna si è configurata da un lato secondo una logica monografica (una serata tutta per Mozart, una solo per Brahms) e dall’altro come esempio di scelte specifiche e a loro modo caratterizzanti: il concerto inaugurale per solo pianoforte e l’esecuzione de La Creazione di Haydn, considerata da Schiff una sorta di centro “morale” oltre che musicale di tutta la quattro-giorni.

IL PIANO RECITAL. Dopo la pandemia Schiff ha cambiato il suo modo di pensare la struttura dei concerti solo piano, accentuandone l’aspetto di personale, quasi privata narrazione psicologica rispetto alla tradizione “storicistica” iniziata ormai un secolo e mezzo fa e fondamentale nella costruzione del cosiddetto repertorio. Negli ultimi anni, dunque, quando si siede da solo alla tastiera, il pianista ungherese lo fa senza che nessuno fra il pubblico abbia idea di che cosa suonerà, salvo l’indicazione generica di un paio di autori. Programma a sorpresa, non privo di un apparato di spiegazioni nello stile quasi di una conferenza-concerto, delineato non si sa bene se veramente al momento oppure in base a scelte prese con congruo anticipo. In realtà, indizi e testimonianze lasciano intendere che la formula sia la seconda: molti autori e molti pezzi sono comuni a recital tenuti anche a mesi di distanza. Più o meno come a Firenze all’inizio dell’anno e a New York qualche settimana fa, all’Olimpico Schiff ha iniziato nel nome di Bach, con l’Aria delle Variazioni Goldberg (una vera e propria “sigla” del festival vicentino) e con il giovanile Capriccio sulla lontananza del fratello dilettissimo, eseguito l’anno scorso in memoria di Radu Lupu, da poco scomparso. Quindi si è inoltrato in una sorta di parallelismo Bach-Mozart: dopo la Sonata K. 570, in rapida successione il Ricercare a tre dall’Offerta Musicale e la Fantasia K. 397, entrambi nella tonalità di Do minore, il Preludio e Fuga in Si minore dal primo libro del Clavicembalo ben temperato e l’Adagio K. 540, nella stessa tonalità di Si minore. Clima dunque meditabondo, introspettivo, in qualche caso (come nella Fantasia mozartiana) francamente drammatico, altrove (nel Preludio e Fuga) per certi aspetti quasi luttuoso. Il tutto suonato su uno Steinway dal suono nitido, essenziale, magistralmente misurato da Schiff grazie a un tocco allo stesso tempo rispettoso delle prerogative stilistiche generali ma poeticamente eloquente.

Nella seconda parte, con il suono più morbido e “viennese” di un maestoso Bösendorfer (da tempo Schiff ha abituato il pubblico vicentino a questi cambi nel corso della stessa serata), una luce positiva si è accesa grazie a Joseph Haydn. Anche la Sonata Hob. XVI, 20 è in Do minore, ma qui la tensione espressiva ha una qualche rassicurante teatralità, mentre chiaramente solare ed estroversa è la magnifica Sonata in Mi bemolle Hob. XVI, 52, che è anche l’ultima del compositore austriaco, e che Schiff ha delineato con agilità non sempre adamantina ma comunque ricca di suggestioni espressive.

LA CREAZIONE. In San Felice, l’esecuzione dell’Oratorio haydniano che segue il racconto della Genesi e ritrae la letizia di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden, prima del peccato originale, è stata in egual misura una vetrina del Classicismo maturo (la composizione risale al 1798-99) e un’esemplare ricognizione sulla forza del linguaggio orchestrale di Haydn. Merito della Cappella Andrea Barca, che sotto la guida di Schiff ha reso timbricamente palpitante la narrazione biblica; e merito anche della Schola San Rocco istruita da Francesco Erle, che si è mossa con impeccabile duttilità fra le grandi perorazioni omofoniche della partitura e le sue complessità polifoniche, in entrambi i casi facendosi valere per l’omogeneità dei colori, l’equilibrio fra le sezioni, la precisione nelle linee del contrappunto. Di alto livello la pattuglia dei solisti vocali, con il soprano Regula Mühlemann in bella evidenza per il rigore stilistico e la sofisticata espressività. Bene anche il tenore Werner Güra e il baritono Georg Klimbacher, meno bene il basso-baritono Robert Holl, per una certa usura della voce e una linea di canto non sempre limpidissima.

MOZART. La serata successiva, monograficamente dedicata al salisburghese e nuovamente nello scenario palladiano, può essere considerata il clou del festival 2023. Tale la rendono l’impeccabile lettura del Divertimento K. 334 da parte dei violinisti Erich Hobarth e Ulrike-Anima Mathé, della violista Anita Mitterer, della violoncellista Xenia Jankovic, della contrabbassista Brita Bürgschwendtner e delle corniste Marie-Louise Neunecker e Ursula Kepser; la brillantissima prova della Cappella Andrea Barca nella Sinfonia K. 425 Linzer; la morbida e intrigante interpretazione del Concerto per pianoforte K. 453, con gli strumenti a fiato in bella evidenza nel poetico ed elegante dialogo con il Bösendorfer scelto per l’occasione da Schiff. La ricchezza del suono, sia cameristico che orchestrale, la profonda consapevolezza stilistica, la intima partecipazione espressiva di uno Schiff capace di sfumature di inusitata morbidezza dentro allo scatto ritmico spesso richiesto dalla partitura, hanno reso per molti aspetti questo concerto un “unicum” festivaliero: qualcosa che solo all’Olimpico, in queste occasioni, si può ascoltare.

BRAHMS. Nel giorno del 190° compleanno del compositore amburghese (nato il 7 maggio 1833), “Omaggio a Palladio” si è concluso con una serata dal carattere multiforme, perfetta evidenza della profondità di questo compositore. In apertura, la mai rinnegata fede classicistica brahmsiana è stata sottolineata dal Quintetto per archi op. 111, magistrale mosaico di sensibilità diverse ma sempre all’insegna di una superiore eleganza, magnificamente cesellata dai violini di Höbarth e Mathé, dalle viole di Hariolf Schlichtig e Alexander Besa, dal violoncello di Christoph Richter. Quindi è stata la volta dei Vier ernste Gesänge op. 121, per baritono e pianoforte: pagine cupe, riflessioni sul tema della morte (basate su testi biblici) che colpiscono anche perché furono scritte pochi mesi prima che l’autore si spegnesse a Vienna nel 1897. Il baritono Robert Holl ne ha proposto una lettura quasi espressionista, solo raramente sostenuta da una linea di canto stilisticamente e timbricamente più appropriata, mentre al pianoforte Schiff ha dato prova della sua vocazione cameristica, mostrando misura e ricchezza di sfumature.

Conclusione con la Quarta Sinfonia, monumento finale in questo genere di Brahms (e completamento dell’integrale di queste composizioni nell’ambito di “Omaggio a Palladio”). Con gesto preciso, Schiff ne ha guidato un’esecuzione asciutta, quasi antiretorica, apprezzabile specie nell’Andante moderato e nell’Allegro giocoso che funge da Scherzo e rigorosa nel dipanare la forza arcaica della Passacaglia intorno alla quale è costruito il Finale.

Come in ogni serata, teatro al gran completo e grandi applausi.

Cesare Galla
(4-5-6-7 maggio 2023)

La locandina

4 maggio 2023
Pianoforte Sir András Schiff
Programma:
Brani di Haydn e Mozart annunciati dal maestro Schiff durante il concerto
5 maggio 2023
Direttore Sir András Schiff
Soprano Regula Mühlemann
Tenore Werner Güra
Baritono Robert Holl
Baritono Georg Klimbacher
Pianoforte Schaghajegh Nosrati
Cappella Andrea Barca
Schola San Rocco
Maestro del coro Francesco Erle
Programma:
Franz Joseph Haydn
(Die Schöpfung) La creazione Hob:XXI:2
6 maggio 2023
Direttore e pianoforte Sir András Schiff
Corno Marie-Luise Neunecker & Ursula Kepser
Violino Erich Höbarth
Viola Anita Mitterer
Violoncello Xenia Jankovic
Contrabbasso Brita Bürgschwendtner
Cappella Andrea Barca 
Programma:
Wolfgang Amadeus Mozart
Divertimento in Re maggiore KV 334
Sinfonia in Do maggiore KV 425 “Linzer”
Concerto per pianoforte e orchestra in Sol maggiore KV 453
7 maggio 2023
Direttore e pianoforte Sir András Schiff
Baritono Robert Holl
Violino Erich Höbarth
Violino Susanne Mathé
Viola Hariolf Schlichtig
Viola Alexander Besa
Violoncello Christoph Richter
Cappella Andrea Barca
Programma:
Johannes Brahms
Quintetto per archi n. 2 in Sol maggiore, Op. 111
Vier ernste Gesänge (Quattro canti sacri), Op. 121
Sinfonia n. 4 in Mi minore Op. 98

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