Bergamo: i mille volti di Raffa

Preceduta da un battage pubblicitario ben concepito e giustamente martellante è andata in scena a Bergamo Raffa in the sky nuova commissione della Fondazione Teatro Donizetti per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

Alla vigilia della prima si sono ovviamente scatenate schermaglie tra  “progressisti” e “conservatori” – le virgolette sono d’obbligo – gli uni pronti ad accendere la miccia dei fuochi d’artificio della novità, pronti a tirare secchi di sabbia per spegnere qualsiasi entusiasmo gli altri.

Raffa in the sky viene presentata dagli autori come fantaopera; in realtà è una commedia musicale che – a giudizio di chi scrive – è un prodotto azzeccato destinato a famiglie che vogliano passare piacevolmente tre ore a teatro, magari anche coi nonni e lo zio bohèmien, ma anche ai cultori di una televisione che al giorno d’oggi non può che essere rimpianta.

Nato da un’idea di Francesco Micheli il libretto di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli narra di una Raffaella Carrà che, un po’ come Ziggy Stardust, viene mandata sulla terra dal pianeta Arkadia, dove l’arte è eterna e perfetta, per educare gli uomini alla bellezza assoluta; ovviamente così non sarà perché Raffaella verrà inesorabilmente conquistata dalle imperfezioni e dalle contraddizioni degli umani tanto da decidere di rinunciare all’immortalità, che guadagnerà comunque grazie alla fama, rimanendo sul nostro pianeta.

Le vicende personali e artistiche di Raffa si intrecciano con quelle di una coppia della classe media, Vito e Carmela, che a causa sua si separano per poi riunirsi grazie a lei e che hanno un figlio Luca – nome non casuale – che riuscirà ad accettare la propria omosessualità sempre con il suo aiuto.

Intorno a lei tutta una serie di figure, a partire da Fidelius che a mo’ di Doppelgänger del re di Arkadia Apollo XI, impersonerà vari “accidenti” nella carriera e nella vita di Raffaella.

Il libretto è divertente, zeppo di citazioni dai testi più famosi scritti per Raffa e da lei portati al successo e scorre fluido con metrica che predilige l’endecasillabo.

Lamberto Curtoni è autore di una partitura di facile ascolto – il che non è necessariamente un male, sia ben inteso –, fluida ma non particolarmente brillante nelle invenzioni armoniche e contrappuntistiche, tuttavia capace di citare non pedissequamente i grandi successi dell’eroina eponima primi tra tutti il “Tuca Tuca” e “Tanti auguri”, passando per il repertorio spagnolo ma evocando anche Donizetti, Mozart e Čaikovskij.

Azzeccata, forse la più azzeccata, l’idea di riservare al re di Arkadia un canto monteverdiano.

Dal punto di vista dell’allestimento lo spettacolo è ben concepito, con Micheli a far muovere tutti a passo di danza all’interno dello spazio scenico rutilante realizzato da Edoardo Sanchi ed evocatore di uno studio televisivo anni Settanta nel quale prendono vita siparietti cartonati animati dai personaggi ben vestiti dai costumi spettacolari di Alessio Rosati.

Carlo Boccadoro – e con lui l’Orchestra Donizetti Opera e l’Ensemble Sentieri Selvaggi – restituisce all’ascolto la partitura attraverso una narrazione ritmicamente puntuale è ben calibrata nel fraseggio.

Nel cast primeggia Carmela Remigio, che nei panni di Carmela rivela una vena brillante di grande appeal, il tutto con l’arte vocale ed attoriale che ancora una volta spicca. Da incorniciare la scena dell’accoltellamento della torta di compleanno di Luca.

Non le è da meno Haris Andrianos, Vito dalle mille contraddizioni e sempre in bilico tra fragilità e protervia.

Davvero bravo anche Roberto Lorenzi che dà vita ai quattro vilain (Fidelius, La Star di Hollywood, Il grande censore, L’impresario della tivù), come risultano assai convincenti Dave Monaco (Apollo XI, La Maestra di danza, Il Parrucchiere delle dive) e Gaia Petrone (La Nonna, L’Ostetrica, Luca).

Meno brillante, forse perché visibilmente emozionata, Chiara Dello Iacovo – che ricordavamo voce interessante del panorama Indie italiano – la cui Raffaella Carrà risulta vagamente sottotono.

Ultimi ma non meno importanti il Coro I Piccoli Musici, ben preparato da Mario Mora, e i danzatori della Fattoria Vittadini, ottimi interpreti delle coreografie di Mattia Agatiello.

Pubblico ben più che soddisfatto e applausi per tutti.

Si replica ancora il 6 e l’8 ottobre.

Alessandro Cammarano
(1º ottobre 2023)

La locandina

Direttore Carlo Boccadoro
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Costumi Alessio Rosati
Coreografie Mattia Agatiello
Light designer Alessandro Andreoli
Personaggi e interpreti:
Raffaella Carrà Chiara Dello Iacovo
Apollo XI, La Maestra di danza, Il Parrucchiere delle dive Dave Monaco
La Nonna, L’Ostetrica, Luca Gaia Petrone
Carmela Carmela Remigio
Fidelius, La Star di Hollywood, Il grande censore, L’impresario della tivù Roberto Lorenzi
Vito Haris Andrianos
Orchestra Donizetti Opera e Ensemble Sentieri Selvaggi
Coro I Piccoli Musici
Maestro del coro Mario Mora
Danzatori della Fattoria Vittadini

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