Bolzano: il BFB si evolve mirando a costruire la cultura del futuro

Simbolo di resistenza nel 2020, quando era riuscito a reinventarsi in pochi mesi per non lasciare orfano il suo pubblico, torna più in forma che mai il Bolzano Festival Bozen. L’edizione 2021, che apre il 28 luglio e accompagnerà l’estate sudtirolese sino al 3 settembre, mostra ancora una volta le capacità evolutive di una manifestazione che cresce, matura, si evolve in nuove traiettorie, senza fermarsi mai e puntando dritto verso un obiettivo forte: costruire la cultura del futuro. Più di trenta sono i concerti in calendario tra cameristica, sinfonica, musica antica, e sei le appassionanti giornate di prove solistiche del concorso Busoni, affrontando repertori e generi diversi, ospitando artisti da ogni dove e di ogni età, creando incontri e proponendo dialoghi. Realizzando quella fucina di musica e gioventù, come recita da sempre il suo programma.

La bacchetta di Pablo Heras-Casado (28/08, 09/08) e di Vasily Petrenko (17/08), il baritono Matthias Goerne diretto da Manfred Honeck (20 e 23/08), il clavicembalista Christophe Rousset (02/09), il carismatico Alfred Brendel nelle vesti di docente, l’enfant prodige del pianoforte Alexandra Dovgan (24/08), il violoncellista Alban Gerhardt (9/08) e la sassofonista Jess Gillam (17/08); i migliori giovani musicisti da tutto il mondo nelle fila della European Union Youth Orchestra come della Gustav Mahler Jugendorchester e tra i concorrenti del Concorso pianistico internazionale “Ferruccio Busoni” (24/08-03/09). E ancora gli allievi dell’Accademia Gustav Mahler alla ricerca con il suono originale mahleriano (6 e 7/08) e le voci dell’Accademia Teatro alla Scala (30/07, 3 e 10/08) per una proposta operistica diversa. Questo solo per citare alcuni degli appuntamenti, tutti da scoprire e scegliere sul sito della Fondazione che organizza il BFB2021, www.busoni-mahler.eu .

Abbiamo raggiunto telefonicamente Peter Paul Kainrath, direttore artistico generale, al rientro da Salisburgo per un concerto dell’ensemble Klangforum Wien, di cui è direttore dal 2020. Manager culturale di lunga esperienza, nominato in giugno presidente della World Federation of International Music Competitions (WFIMC), Kainrath ci ha raccontato l’anima del Bolzano Festival Bozen 2021 in una piacevole intervista “wanderer” tra Kufstein e Innsbruck.

  • Tra le nuove collaborazioni che il BFB ha intrecciato per arricchire un contenitore già caratterizzato da numerose sfaccettature, c’è quella con la Fondazione Grand Hotel Dobbiaco per un progetto molto interessante: la ricerca del suono originale mahleriano…

Di sicuro è una collaborazione molto importante – risponde Kainrath. L’Accademia Gustav Mahler, che inaugurerà il festival tra pochi giorni, finora ha sempre lavorato sulla cameristica, com’era il credo del suo fondatore Claudio Abbado, che sosteneva che occorre conoscerla per arrivare a suonare ad alto livello in orchestra. Ma ora, in questo legame già consolidato con l’Accademia e il suo curatore Philipp von Steinaecker, implementiamo un nuovo elemento che guarda a Mahler grazie alla Fondazione Grand Hotel Dobbiaco, che, con la consulenza dello stesso Steinaecker, ha cominciato ad acquistare strumenti originali degli anni attorno al 1910. Sono archi con corde di budello, fiati dal suono molto particolare, parliamo già di una ventina di strumenti. Dopo il concerto inaugurale a Bolzano, l’Accademia si trasferirà a Dobbiaco per confrontarsi con quella sonorità, ritornando in città dopo una settimana per farci scoprire i risultati. È un primo passo verso una progettualità anche più importante, in futuro, con l’intera orchestra. Credo sia molto interessante per i musicisti coinvolti scoprire che ogni secolo ha una sua sonorità, comprendere come questa si è poi tradotta sul pentagramma, nel modo di comporre di un autore come Mahler e non solo. Questo progetto rende unica l’Accademia Gustav Mahler nel panorama di tantissime altre accademie e si lega al nostro credo, quello di trovare un approccio del tutto individuale di ciò che si fa a Bolzano quando si parla di musica e gioventù.

  • Dall’ultima edizione il BFB si apre all’opera lirica, unico genere che mancava ancora nei diversi cicli di concerti che lo compongono. Come è stata pensata questa new entry?

Dopo il debutto al Teatro alla Scala di Milano del nostro ultimo Premio Busoni, il bulgaro Emanuil Ivanov, avvenuta lo scorso febbraio, si è aperta questa prospettiva di collaborazione con l’Accademia Teatro alla Scala. Siamo felicissimi perché in fondo nello statuto abbiamo anche un elemento collegato con la lirica. La risposta dell’anno scorso per gli appuntamenti “Cinema meets opera” è stata più che positiva sia per l’altro livello, grazie alla generosità del tenore Saimir Pirgu, sia per un approccio leggero all’opera, raccontata attraverso spezzoni filmati di grandi produzioni e con l’esibizione dal vivo. Per l’edizione 2021 riusciamo a rendere la proposta ancora più vivace e più colorata grazie alla presenza di diversi cantanti dell’Accademia milanese e con la sapienza di un grande narratore come Fabio Sartorelli. È un modo per avvicinare il grande repertorio di opera lirica con mezzi alternativi in un luogo tecnologico come l’auditorium all’aperto del NOI Techpark. Io credo molto anche in questi formati un po’ nuovi, è come aprire una scatola estrapolando quei momenti decisivi di un’opera ma ravvivandoli con l’esecuzione di cantanti dal vivo. Un insieme molto particolare per una nuova collaborazione che spero possa proseguire per altri anni.

  • Il Concorso Busoni si sposta dalla storica sala intitolata a Michelangeli, nel Conservatorio di Bolzano, per trasferirsi all’Auditorium Haydn. Forse avete solo anticipato i tempi? È stato, infatti, appena reso noto dalla stampa locale che la sede del conservatorio bolzanino verrà chiusa per lavori di ristrutturazione nel 2022 per almeno quattro anni. Dove troverà casa il prestigioso concorso pianistico?

Da anni si parlava di una ristrutturazione del Conservatorio. Nel frattempo, il Premio Busoni è cresciuto molto e avendo instaurato delle collaborazioni internazionali per presentarlo in streaming avevamo necessità di presentarci all’altezza del nostro nome. Le condizioni del Conservatorio “Monteverdi” non lo permettevano più. Ci siamo quindi trasferiti nella più bella sala per la musica che abbiamo a Bolzano, l’Auditorium Haydn appunto, mentre i pianoforti per lo studio dei concorrenti troveranno spazio nella Scuola Dante. Il Premio Busoni potrà essere seguito in tutto il mondo grazie allo streaming, ma è importante che rimanga una competizione dal vivo. Molti concorsi hanno puntato sull’online e va benissimo. Anche noi lo abbiamo fatto l’anno scorso con il Glocal Piano Project, quando le eliminatorie si sono svolte in diverse parti del mondo grazie alla preziosa collaborazione del nostro partner Steinway&Sons e la giuria, come il pubblico, ha potuto seguire le prove online. Ora ci teniamo a tornare dal vivo. Ferruccio Busoni puntava tantissimo sull’aura di un artista sul palco e noi faremo tutto il possibile realizzarlo a fine agosto, consapevoli che i concorrenti vogliono dare il loro meglio davanti ad una giuria e al pubblico.

  • Guardando agli artisti presenti quest’anno, l’orizzonte è segnato da un lato da Alfred Brendel, una montagna incantata di cui celebriamo i 90 anni, e dall’altro lato dai giovanissimi talenti del clavicembalo per il ciclo di Antiqua. Ci parli di questa ampiezza generazionale…

Questo è il Bolzano Festival Bozen! Vogliamo che sia di più di un calendario di bei concerti da applaudire. Un festival è un messaggio sui valori culturali e per questo la città di Bolzano da decenni investe sul futuro di queste espressioni culturali. Quando abbiamo un novantenne che insegna a un quartetto d’archi di ventenni, vediamo come tutto un bagaglio culturale passa alle nuove generazioni, che lo fanno proprio e lo traducono, portandolo al futuro. Se ciò riesce, vale tutto l’impegno della città di Bolzano di superare questo approccio un po’ ornamentale forse di alcuni altri festival. Il bel concerto non basta, la nostra ambizione va un po’ oltre.

  • Anche la dimensione che descrive i generi musicali dell’edizione 2021 si è ampliata, passiamo dal suono originale di Mahler alla musica elettronica che incontra quella antica…

Storicamente il BFB è un contenitore di più cicli – Antiqua, le orchestre giovanili, il concorso Busoni, l’Accademia Gustav Mahler – ciascuno con i propri contenuti e i propri direttori artistici. Non c’è una curatela imposta da sopra, ognuno mantiene la sua logica regalando quella polifonia che sta più che bene in un festival musicale. Il BFB solo eccezionalmente tocca il contemporaneo, ma proprio Antiqua, la cui direzione artistica è affidata a Claudio Astronio con Marco Facchin e che ci fa vivere ogni anno quanto siano fresche le sonorità anche di tre secoli fa, quest’anno ci regala pure la contemporaneità con un concerto per voce, clavisimbalum e musica elettronica. Se poi, a lato di questo, l’Accademia Gustav Mahler esplora un’ipotesi sonora di inizio Novecento, allora l’intero paesaggio sonoro del BFB risulta il più ampio possibile, in un concetto di polifonia estetica anche di approcci stilistici.

  • In conclusione, cosa significa “costruire la cultura del futuro”?

In tempi come questi, mai come prima è importante che un festival che programma cultura si interroghi sullo scopo di quello che vuole ottenere. È necessario guardare al futuro e non basta essere bravi a spendere soldi per grandi progetti. Prendiamo ad esempio il Concorso Busoni, quando nasce siamo nel secondo dopo guerra, in una situazione di disastro totale. Allora due grandi personalità come Nordio e Michelangeli si impegnarono per creare un’occasione per i giovani, che guardasse al mondo e al futuro. Questa è anche la storia di Claudio Abbado, quando arrivò a Bolzano e qui trovò una città aperta per le orchestre giovanili, che erano esse stesse una grande strategia per creare coesione nella comunità europea. Anche oggi ci troviamo in un’epoca storica difficile e proprio per questo il messaggio dell’edizione 2021 del Bolzano Festival Bozen è quello di guardare al futuro e investire in questi giovani musicisti, determinanti per una vita culturale impegnata nei valori e non fine a se stessa.

L’intervista finisce quando Innsbruck è raggiunta. Ringraziamo Peter Paul Kainrath mentre il Brennero si affaccia all’orizzonte e il BFB2021 si avvicina ai blocchi di partenza.

Monique Cìola

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