Conversando con Ottavio Dantone nuovo Direttore Musicale dell’Orchestra Haydn

L’ultima novità in casa Haydn, l’orchestra regionale di Bolzano e Trento, è la nomina di Ottavio Dantone da Direttore Principale (ruolo assunto dal 2021) a Direttore Musicale (in essere dal 2024 al 2026). Lo abbiamo incontrato in occasione del penultimo concerto di stagione, per un programma tra il Classicismo viennese e la musica contemporanea con la Serenata per fiati n.10 in si bemolle maggiore K 361 “Gran Partita” di Wolfgang Amadeus Mozart, la Sinfonia n. 96 in re maggiore Hob. I: 96 “Il miracolo” di Joseph Haydn e la prima assoluta di Armoniosi accenti, opera appositamente commissionata dall’orchestra Haydn al compositore Paolo Marchettini.

  • Maestro Dantone, è stato recentemente annunciato il passaggio di nomina da Direttore Principale a Direttore Musicale dell’Orchestra Haydn, come cambia il suo ruolo?

Cambia moltissimo, perché non soltanto si passa da due sole produzioni, quelle che eravamo abituati a fare negli ultimi anni, ad almeno quattro, e potrebbero essere anche di più, ma non è tanto il numero dei concerti che conta, conta un rapporto con l’orchestra sempre più stretto, sia a livello umano che dialettico ma soprattutto musicale nel tentativo di condividere un’idea musicale, un linguaggio, un’identità per immedesimarsi. Il direttore e l’orchestra si fondono nell’esprimere un’idea comune in modo da comunicare al pubblico le emozioni e tutte quello che la musica porta in maniera chiara e diretta e quindi più efficace.

  • E questo percorso comune, questa condivisione d’intenti trova già realizzazione in qualche programma della prossima stagione?

Sì, abbiamo già delineato dei programmi, ma il percorso va al di là e prescinde dalla semplice programmazione. Un punto fermo è certamente l’esplorazione delle sinfonie di Haydn, finiremo il ciclo delle undici sinfonie londinesi, ma per quanto riguarda invece il linguaggio, sia che si tratti di musica del ‘700 che dell’‘800 o anche del ‘900, è proprio un suono, la ricerca di un suono, di dettagli all’interno della partitura che il compositore non può scrivere. Non tutto si può scrivere, anzi pochissimo si può scrivere, e tutto quello che non si può scrivere si può dedurre con lo studio dell’estetica dei tempi che si affrontano, quindi il Barocco o può essere il Romanticismo e via dicendo, e con un attento studio e decifrazione dei codici retorici, cioè di quei segni dei codici che erano appunto stabiliti e che offrono al musicista di oggi la possibilità di comprendere il più possibile quello che c’era nella testa del compositore, che era sicuramente la cosa più forte, efficace ed emozionante.

  • Di solito le orchestre si definiscono, e quindi riconoscono, per una loro peculiare caratteristica, che può essere un timbro particolare di una sezione, per la duttilità con i direttori oppure per la specializzazione in un repertorio; come descriverebbe l’Orchestra Haydn?

La Haydn è un’orchestra che tecnicamente è molto valida e ha delle potenzialità a livello internazionale enormi, per cui il nostro obiettivo nei prossimi anni è quello di essere sempre più efficaci. La tecnica non è una cosa che riguarda ciascun elemento ma la tecnica è una cosa che si raggiunge con il lavoro d’equipe; quindi, non basta avere dei musicisti bravi o le sezioni buone di fiati, che comunque qui è ottima, tutte le sezioni sono ad alto livello, ma per ottenere il massimo risultato bisogna che tutto questo sia fuso in un obiettivo, un’idea comune musicale.

  • Un’ultimissima domanda sul programma di questa sera, di solito il suo nome è legato a un repertorio del Classicismo o precedente, come si trova nell’eseguire un pezzo contemporaneo commissionato per l’orchestra?

In realtà con la mia orchestra barocca, l’Accademia bizantina, abbiamo fatto moltissimo Berio all’inizio e moltissima musica contemporanea. Personalmente – conclude Dantone – negli ultimi tempi ho ampliato molto il mio repertorio ma sempre con l’idea di arrivare a una determinata musica provenendo dal passato, perché la musica non va a blocchi ma si è evoluta ed ha cambiato gradualmente. In novembre dirigerò la Settima di Mahler con l’Orchestra Haydn, quindi resto uno specialista di musica barocca ma esploro.

In attesa di ascoltare Mahler (Festival Mahler, Auditorium di Milano, 7 novembre 2023, ore 20.30, info su https://sinfonicadimilano.org/it/festival-mahler-2023) e gli sviluppi futuri del lavoro tra il maestro Dantone e l’orchestra del Trentino Alto-Adige, abbiamo potuto contrastare come già oggi la loro intesa porti amabili frutti nelle pagine del repertorio classico. Da sottolineare come il gesto ampio ed avvolgente delle braccia del direttore, unito ad un movimento sinuoso della figura, portano la musica ad una leggerezza propria della danza nei movimenti laddove il tempo è ternario, sia nella Gran Partita sia nella Sinfonia. Il resto delle pagine è intriso di gioia e freschezza, sempre supportate da un’idea limpida e fluente. Lodevole la performance del primo oboe Gianni Olivieri, e del quartetto di clarinetti in Mozart, tra cui sedeva, sorpresa della serata, lo stesso Paolo Marchettini, autore dell’opera contemporanea, che si è reso disponibile all’ultimo secondo per l’imprevista indisposizione dell’orchestrale. Lo stesso organico della Serenata era infatti previsto per la sua opera Armoniosi accenti, che prende l’idea generativa proprio dalle pagine mozartiane. Un brano che partendo dalle armonie e sonorità classiche porta a suggestioni che spaziano alla musica del primo Novecento, più per armonie e timbri che per l’uso del ritmo, a cui infatti è riservato un momento contenuto, fluendo verso una conclusione di forma corale in cui i fiati porgono al contrabbasso il compito di chiudere l’opera, imitando il loro volo leggero.

Monique Cìola

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