Firenze: Mehta e Lucchesini a tutto Beethoven

Raccontare una serata magnifica come quella di giovedì 25 maggio al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, all’interno del programma dell’85esima edizione del Festival del Maggio,  è facile e riempie di orgoglio.

Cominciamo dal fatto che alla guida dell’esecuzione di un programma tutto dedicato a Beethoven era nientemeno che Zubin Mehta, che fin da quando si affaccia sul palcoscenico, andando adagio con il suo bastone verso il podio, l’orchestra e il pubblico lo accolgono con un affettuoso saluto.

Ormai è un riferimento. E si vede la gioia nei volti dei musicisti, che con lui hanno un rapporto di reciproca stima, fiducia, anche affetto: la simbiosi è tale che il maestro, che a dispetto dell’età che avanza è ancora eccezionale e dirige a memoria, si siede e non ha bisogno di fare gesti ampi. Basta un piccolo cenno, uno sguardo e ciscuno dei componenti dell’orchestra esegue in maniera sopraffina. E che orchestra, quella del Maggio, ora in parte rinnovata da tanti giovani, tutti bravissimi!

Così, con Leonore n. 3 Ouverture in do maggiore op. 72a prende il via la serata. E già così il pubblico è gratificato. Poi si sale ancora di più di livello: il Concerto in do minore op. 37 per pianoforte e orchestra. Solista, Andrea Lucchesini. Potremmo dire “una garanzia”, anche perché è uno dei pochi propheti in patria che Firenze ha apprezzato e riconosciuto fin dagli inizi della sua carriera. Ma in questo concerto è stato molto di più: l’esperienza, la maturità, hanno arricchito la sua perfezione tecnica di una rara capacità di gestire il suono, il tocco, la tastiera in maniera decisamente magica.

L’interprete è perfetto, la tecnica di cristallino nitore e il pathos altrettanto “intonato” e così restituisce Beethoven facendoci gustare ogni singola nota, ogni agogica, fraseggio, dinamica…la simbiosi con il pianoforte è totale e tramite quella ci restituisce il Beethoven che ci piace. Non solo. Il solista dialoga, continuamente e armoniosamente, con l’orchestra e la conversazione non è mai impari, bensì condotta con naturale equilibrio. Complice anche, oltre al maestro Mehta e alla compagine del Maggio, l’acustica straordinaria della Sala Zubin Mehta: il risultato è un sollucchero. Il pubblico rende il giusto tributo di entusiasmo e Mehta fa prendere gli applausi per più uscite al solo Lucchesini: che coppia di artisti, che eleganza e classe oltre alla bravura!

Dopo una Bagatella di Beethoven per pianoforte come bis, la seconda parte della serata torna a un’esecuzione della sola orchestra per la Settima sinfonia beethoveniana. La lettura di Mehta mette in risalto l’elemento ritmico che pervade tutti i movimenti, elemento affiancato da momenti di ampio respiro, con la messa in risalto di temi che le varie sezioni dell’orchestra si scambiano in un dialogo scorrevole e intriso dello Sturm und Drang beethoveniano. E nuovamente un tripudio alla fine dell’esecuzione. Zubin Mehta e Andrea Lucchesini sono glorie fiorentine (Mehta lo è di adozione) di cui andare fieri, un patrimonio che il pubblico ha dimostrato di apprezzare e che riempiono, come dicevamo inizialmente, di orgoglio. Il Teatro del Maggio è anche questo e a sentire un concerto del livello di quello del 25 scorso non si può che auspicare la sua longevità.

Donatella Righini
(25 maggio 2023)

La locandina

Direttore Zubin Mehta
Pianoforte Andrea Lucchesini
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Programma:
Ludwig van Beethoven
Leonore n. 3 in do maggiore op. 72a
Concerto n. 3 in do minore op. 37 per pianoforte e orchestra
Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

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