Giulio De Nardo: vi racconto il Sestier Armonico

Trevigiano, classe 1996, Gulio De Nardo è tra i clavicembalisti “di punta” della nuova generazione. Nel 2021 ha fondato l’ensemble Sestier Armonico, nato intorno all’ambiente della Schola Cantorum Basiliensis e “Bach in Venice”segna il debutto discografico dell’ensemble.

  • Come nasce il Sestier Armonico?

Sestier Armonico nasce ufficialmente quando Fondazione Cariverona ci ha offerto l’occasione nel 2021 di registrare, con il suo sostegno, il progetto «Bach in Venice». Durante il mio percorso di studi alla Schola Cantorum Basiliensis ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere quelli che poi sarebbero diventati i colleghi coi quali poter iniziare il progetto del Sestier Armonico.

Quando Cariverona ci offerto questa opportunità dunque, ho subito approfittato per realizzare finalmente uno dei sogni che avevo da tempo: dar vita ad un gruppo formato prima di tutto da amici con cui poter condividere le gioie e le emozioni della Musica. Un valore, questo della condivisione e dell’unione, nel quale credo molto e che costituisce il pilastro fondamentale di tutto il gruppo. Mi considero davvero fortunato ad aver incontrato ognuno dei componenti del Sestier Armonico; sono tutti insostituibili e mi auguro di condividere con loro molte esperienze ed emozioni in futuro.

  • Il Barocco si dibatte da qualche anno tra rigore filologico e fantasia sfrenata. Come coniugare queste due visioni?

Il Barocco è il periodo degli Affetti, delle Stravaganze, dei contrasti, dove la musica deve prima di tutto commuovere ed emozionare l’uomo. I sentimenti e le emozioni sono dunque al centro delle composizioni di questo periodo.

Credo che al giorno d’oggi la conoscenza filologica sia un elemento indispensabile, ma non può essere il fine ultimo delle nostre esecuzioni. Essa deve essere invece il punto di partenza e lo strumento principale per poter esprimere correttamente questi stati d’animo tanto importanti nel Barocco. Non ci si deve accontentare di un’ esecuzione corretta filologicamente ma priva di emozioni: se noi esecutori non ci emozioniamo non possiamo trasmettere nulla e tradiremmo dunque lo scopo primario della musica barocca. Tutto ciò però non vuol dire che possiamo fare della Musica ciò che vogliamo travisandone completamente l’aspetto filologico.

Noi musicisti siamo in fondo dei servitori di una delle forme d’Arte più affascinanti e misteriose e credo che dobbiamo lavorare di conseguenza: non servirci della Musica per i nostri scopi ma essere al suo servizio, studiandola in tutti i suoi aspetti, informandoci e rispettando i capolavori che i grandi compositori del passato ci hanno lasciato. Finché questo spirito di servizio è sinceramente attuato attraverso la conoscenza e il rispetto, la fantasia è libera di sbizzarrissi, creare e rinnovare.

  • Per diventare un buon barocchista bisogna andare a studiare all’estero?

Credo personalmente che l’esperienza all’estero sia un’occasione di arricchimento sotto il profilo umano e professionale non solo per la musica ma, oserei dire, per tutti i tipi di formazione. Spostarsi e vivere per un periodo in un altro luogo rispetto a quello natale ci impone di confrontarci con culture, persone e opinioni differenti: ci aiuta, in un certo senso, ad aprire la mente e ad imparare sempre qualcosa di nuovo che, altrimenti, rischierebbe di

rimanere sconosciuto. Ciò rappresenta dunque, sotto tutti i punti di vista, un’occasione di crescita a 360 gradi. Riguardo alla mia esperienza in concreto, il periodo a Basilea (che ancora non è terminato dato che dopo gli studi ho deciso di risiedervi stabilmente) è stato essenziale per molti aspetti. La Schola Cantorum Basiliensis rappresenta un centro musicale dove è possibile incontrare studenti da tutto il mondo che si ritrovano con il comune obbiettivo di studiare ed approfondire l’affascinante mondo della musica antica. Inoltre, l’offerta formativa e le occasioni di approfondimento che la Schola propone, unite alla presenza di professori d’eccellenza, rendono questa istituzione unica nel suo genere dove c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e imparare.

Naturalmente anche in Italia possiamo trovare molte eccellenze, ma credo che un’esperienza all’estero possa essere utile per chiunque.

  • Ci racconta un po’ del progetto «Bach in Venice»?

«Bach in Venice» è il progetto che presenta sei nuovi concerti per clavicembalo concertato e orchestra creati appunto combinando le originali partiture di Antonio Vivaldi e Alessandro Marcello con le relative trascrizioni per clavicembalo solo di Johann Sebastian Bach.

Ad un primo rapido impatto questo progetto potrebbe sembrare un’altra registrazione degli ormai noti concerti Vivaldi/Bach ma, osservando meglio, qualcosa di nuovo in «Bach in Venice» c’è. Qualcosa a cui nessuno aveva ancora mai pensato o, per lo meno, non in maniera così integrale. Vivaldi, o Marcello, e Bach sono sempre stati studiati, confrontati e accostati l’uno all’altro ma mai nessuno fino ad ora li ha fatti incontrare fino a sovrapporne la loro opera: la novità sta appunto nel fatto che le loro partiture si sono letteralmente fuse insieme nella creazione di 6 nuovi concerti per clavicembalo e orchestra, utilizzando, come detto, per l’orchestra le originali partiture di Antonio Vivaldi e Alessandro Marcello e per la parte del cembalo solista le trascrizioni per Klavier di Johann Sebastian Bach.

L’idea è nata durante l’ultimo anno dei miei studi di clavicembalo a Basilea quando, come tutti i miei compagni, dovevo decidere il programma per il concerto di diploma. Sebbene mi sia trasferito ormai stabilmente all’estero sono e sarò sempre legato alla mia terra natale e avevo piacere di presentare per il mio diploma, tra gli altri, anche un brano che esprimesse questo legame. Da qui, guidato e sostenuto dai suggerimenti del mio insegnante Andrea Marcon, iniziai questa operazione di trascrizione e adattamento con il primo dei sei concerti, per proseguire poi con i restanti cinque, registrando infine tutto il progetto insieme al nuovo ensemble Sestier Armonico grazie al sostegno di Fondazione Cariverona.

  • Quanto è importante trovare una buona etichetta discografica?

Devo ammettere che il mondo delle etichette discografiche è per me al momento abbastanza nuovo. Riguardo alla mia esperienza con DIVOX sono davvero felice perché ho conosciuto una realtà dove la passione per la Musica, l’entusiasmo nel creare qualcosa di approfondito e la costante attenzione alla qualità sonora sono sempre al primo posto.

Vedere oggi il primo progetto del Sestier Armonico pubblicato da DIVOX è un grande onore perché questa etichetta ha alle spalle una storia molto importante per la musica antica ed ha un legame particolare con quella veneziana.

  • Progetti futuri?

Le idee per il futuro non mancano e con Sestier Armonico abbiamo già in cantiere dei nuovi progetti ma di più al momento preferisco non rivelare… presto altre novità!

Alessandro Cammarano

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