La Messa di Milano: quando a 16 anni Rossini andava in chiesa

Virus o non virus, il Rossini Opera Festival continua a fare il suo mestiere. Che è quello di esplorare in ogni dettaglio la musica del suo nume tutelare. L’inedita sezione novembrina del ROF, novità assoluta in oltre quarant’anni di storia, era nata per rimpinguare l’essenzialità di quel che si era potuto fare quest’estate (La cambiale di matrimonio al Teatro Rossini con pubblico ridotto a poche decine di persone e una serie di concerti in piazza, qui la recensione), probabilmente con la speranza che le restrizioni sarebbero state meno vincolanti, avrebbero concesso qualcosa di più. È accaduto il contrario: la seconda ondata dell’epidemia ha tolto anche la possibilità di una sia pur minima partecipazione in presenza alle due opere programmate nel mese di novembre sempre al “Rossini” e sempre nell’allestimento che porta l’orchestra in platea e lascia la scena agli interpreti (Il barbiere di Siviglia edizione 2018 e Il viaggio a Reims nella ormai storica versione destinata agli allievi dell’Accademia Rossiniana).

Così, come in queste settimane accade nei teatri musicali (e non solo) un po’ in tutta Europa, è stato giocoforza puntare sullo streaming in diretta, la soluzione tecnologica che permette al pubblico di assistere a ciò che sta accadendo nel momento in cui si trova davanti al computer o alla Tv. La precisazione è essenziale: un video ben preparato e magari anche abilmente montato è ovviamente tutta un’altra cosa: un prodotto audio-video come ce ne sono da tempo. Invece, la visione e l’ascolto di ciò che avviene in diretta – oltre i piccoli o grandi incidenti tecnici che si possono sempre verificare, com’è accaduto nell’ultima settimana al Maggio Fiorentino e alla Fenice (audio in tilt per Mehta, nel primo caso, ritardato inizio di una diretta nel secondo) – regalano le sensazioni meno artificiali e più soggettive. Non tanto e non solo per quanto riguarda l’anomalia di quelle esecuzioni calate dentro a scatole vuote, per quanto spesso di grande pregio architettonico. Ma proprio per l’evidenza del loro divenire “dal vivo”, restituita dai mezzi tecnici che sono sicuramente un’intercapedine, ma anche uno strumento oggi indispensabile.

E poi, resta in ogni caso resta il valore storico-musicale del ROF, a regalare esperienze d’ascolto comunque originali. È il caso dei due concerti che hanno aperto la sezione novembrina. Il primo era affidato al pianista Alessandro Marangoni, che ha proposto con adeguata brillantezza una selezione non banale dai Pechés de vieillesse, corroborata da un paio di brani ancora inediti e quindi in prima esecuzione nei tempi moderni, Thème et variations e il sobrio, meditabondo Un rien. Il secondo concerto ha visto la prima esecuzione sulla scorta dell’edizione critica della cosiddetta Messa di Milano per soli coro e orchestra, preceduta dal Miserere per tre voci soliste maschili (due tenori e basso). Comune a entrambe le pagine il fatto che il coro sia a voci pari maschili.

Sulla pagina Facebook del ROF si può trovare un video in cui queste due pagine sono illustrate da Ilaria Narici, direttore scientifico della Fondazione Rossini e direttore dell’edizione critica di tutte le opere del pesarese, e dal direttore dell’esecuzione (e curatore dell’edizione critica), il giovane maestro calabrese Ferdinando Sulla. Si tratta di composizioni giovanili: la Messa risale ai 16 anni di Rossini (verso il 1808), quando il compositore pesarese viveva e studiava fra Lugo e Bologna; il Miserere probabilmente è di qualche anno seguente, forse dei prodigiosi mesi del 1813 in cui nascevano a Venezia Tancredi e L’Italiana in Algeri.

È noto che fino al 1808 il musicista si era nutrito, grazie ai suoi maestri, di stile classico e severo, esercitato specialmente nella musica sacra (ma quella è anche l’epoca delle straordinarie Sonate a Quattro). Che poi Rossini faccia davvero il “tedeschino” nella Messa di Milano è difficile dire: in realtà il gusto del compositore emerge specialmente nella definizione degli accompagnamenti, che già prefigurano la mano dell’operista che di lì a non molto troverà il successo con le Farse scritte per il teatro San Moisè a Venezia. Non senza ingegnosità come il vero e proprio movimento di Concerto per violino, in cui si dipana l’ampia introduzione del Qui Tollis, riferimento al magistero haydniano meno sacro che si possa immaginare. Misurate, per quanto “increspate” di suggestioni belcantistiche, le parti vocali solistiche.

Questa Messa, breve nella forma (solo Kyrie, Gloria e Credo) ma tutt’altro che sbrigativa, è “milanese” solo per il fatto che il manoscritto autografo fu acquistato negli anni Sessanta dell’Ottocento dal collezionista Gustavo Noseda e si trova oggi al Conservatorio Verdi di Milano, nel Fondo a lui intitolato. Secondo Richard Osborne, che ne ha parlato un quarto di secolo fa sulla rivista inglese “Gramophone”, recensendo l’unica incisione discografica di questa Messa, si tratta in realtà di quella che i cataloghi citano come Messa di Ravenna (https://www.gramophone.co.uk/review/rossini-masses). Allo stesso Fondo meneghino appartiene anche il Miserere, che è pagina in effetti più severa, sia espressivamente che stilisticamente, con una notevole densità nella scrittura vocale.

Nel teatro Rossini allestito, come si diceva, con l’orchestra nello spazio della platea e i cantanti a proscenio, Ferdinando Sulla ha guidato la Filarmonica Gioachino Rossini a un’esecuzione nitida e ben articolata nei piani dinamici e nella evidenza strumentale degli accompagnamenti. Il coro del Teatro della Fortuna istruito da Mirca Rosciani si è disimpegnato con precisione, mentre i solisti di canto, tutti giovani provenienti dall’Accademia Rossiniana, hanno messo in evidenza consapevolezza stilistica e cospicue doti vocali. Il basso Grigory Shkarupa ha fatto valere una fluente cantabilità, i tenori Manuel Amati e Antonio Garès eleganza e prontezza nella zona acuta della tessitura, il mezzosoprano Svetlina Stoyanova (che si è aggiunta ai tre, solisti nel Miserere, per la Messa di Milano) una nitida e misurata linea di canto.

Cesare Galla
(15 novembre 2020)

La locandina

Direttore Ferdinando Sulla
Mezzosoprano Svetlina Stoyanova
Tenore Manuel Amati
Tenore Antonio Garés
Basso Grigory Shkarupa
Filarmonica Gioachino Rossini
Coro del Teatro della Fortuna
Maestro del coro  Mirca Rosciani
Programma:
Gioachino Rossini
Miserere per soli, coro e orchestra
Messa di Milano per soli, coro e orchestra

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