Lerici: i tormenti di Brahms

Uno degli aspetti di maggior fascino del Lerici Music Festival è l’atmosfera “familiare” – qui intesa nell’accezione più alta del termine – che lo caratterizza: i solisti impegnati nei concerti hanno costruito negli anni un solido rapporto non solo con la rassegna musicale, ma anche con la città e i suoi luoghi deputati allo svolgimento dei concerti.

Paradigmatico ad esprimere l’essenza più vera ed intima del festival è stato il concerto tutto brahmsiano dello scorso 30 luglio nel giardino di quel gioiello che è Villa Marigola, luogo incantato dove hanno soggiornato tra gli altri Victoria Sassonia Coburgo-Gotha, figlia della regina Vittoria e il pittore Arnold Böcklin, che ha dato il nome ad un’area del parco, quella che va sotto il nome di “giardino di Böcklin” poiché è propriamente ispirata alle tematiche della sua pittura: il bosco sacro ed il mito di Pan.

La luna crescente a specchiarsi nel Golfo dei Poeti e le luci tremule di Portovenere in lontananza hanno fatto da cornice al Quartetto n. 3 per pianoforte, violino, viola e violoncello in do minore, op. 60 seguito, dopo un breve intervallo, dal Quintetto in fa minore per pianoforte e archi, op. 34.

Le due pagine sono caratterizzate da un evidente sinfonismo che ritrova tuttavia nella dimensione cameristica nuove vie di espressione; sono composizioni intensamente meditate se non addirittura tormentate, basta ricordare che il Quartetto n.3 fu composto nel 1855 ma vide la luce – dopo un cambio di tonalità e profonde revisioni – solo nel 1875, così come per il Quintetto, eseguito nel 1866, furono necessarie tre versioni e quattro anni di ripensamenti e rimanegiamenti.

L’esecuzione del Quartetto – composto da Mathilde Milwidsky (violino), Francesca Senatore (viola), Adrian Brendel (violoncello) e Petr Limonov (pianoforte) – è risultata a tratti un po’ fiacca a causa di una certa qual timidezza dell’arcata della Milwidsky che si contrapponeva ad un istrionismo tutt’altro che celato di Brendel.

Ottima di contro la prova della violista Francesca Senatore la cui bellezza diafana la rende simile alle fanciulle dei quadri di Waterhouse.

Bene anche Limonov, al netto di qualche eccesso di percussività.

Di qualità nettamente superiore il Quintetto grazie al violino incandescente Elly Suh, capace di trascinare i compagni in un narrato incalzante e quasi cinematografico.

Alla fine applausi convinti per tutti.

Alessandro Cammarano
(30 luglio 2023)

La locandina

Violino Elly Suh
Violino Mathilde Milwidsky
Francesca Senatore Viola
Violoncello Adrian Brendel
Pianoforte Petr Limonov
Programma:
Johannes Brahms
Quartetto n. 3 per pianoforte, violino, viola e violoncello in do minore, op. 60
Quintetto in fa minore per pianoforte e archi, op. 34

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