Milano: alla Scala un concerto d’altri tempi

Secondo dei quattro concerti straordinari -con mascherine obbligate- post covid-19, il Teatro alla Scala offre un programma che ricorda quelle serate ottocentesche in cui era consuetudine alternate al repertorio operistico pagine cameristiche.

Tornare in teatro dopo tanti mesi di clausura forzata è stato un segno tangibile di desiderio di rinascita ed esigenza di fruire musica dal vivo, nonostante le ristrettezze limitino alquanto la dimensione sociale.

Protagonisti della compagine operistica il soprano Federica Lombardi e il tenore Francesco Meli accompagnati al pianoforte dal maestro Giulio Zappa mentre la parte cameristica è stata affidata alla violinista Patricia Kopatchinskaja e al pianista Joonas Ahonen.

Reduce da un recente e trionfale recital piacentino Francesco Meli esordisce con Forse la soglia attinse… Ma se m’è forza perderti da Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi raggiungendo subito il pubblico con generoso volume ed elegante fraseggio.

Splendidamente avvolta in un abito rosa Federica Lombardi fa il suo ingresso con Egli non riede ancora… Non son le tetre immagini dal Corsaro verdiano, risolvendo l’impervia aria con equilibrate intenzioni.

Ancora Verdi, Oh! Fede negar potessi… Quando le sere al placido, in cui Meli sfiora vette di puro e incantevole lirismo.

Termina la prima parte operistica Francesca Lombardi indossando con padronanza di mezzi vocali una delle pagine mozartiane più complesse, non solo musicalmente, Crudele? Ah no, mio bene!… Non mi dir, bell’idol mio, riscuotendo ampi consensi.

La serata prosegue con un doveroso omaggio a Ludwig van Beethoven di cui quest’anno ricorrono i duecentocinquanta anni della nascita. In programma una pietra miliare della letteratura violinistica nonché una delle composizioni più sperimentali del genio di Bonn: la Sonata n. 9 in la maggiore op. 47 “a Kreutzer”.

Il fatto che il pubblico scaligero nell’A.D. 2020 sia esploso in un fragoroso applauso al termine del primo movimento lascia molte perplessità non solo sulla conoscenza della celebre pagina beethoveniana ma anche sulla capacità di giudizio.

La violinista Patricia Kopatchinskaja, scalza come solo la Mullova sapeva essere, propone una lettura che oscilla fra il nevrotico e il sovraeccitato. I suoni fissi e deboli, l’intonazione pereclitante, le arcate nevrotiche, gli scatti improvvisi ed esasperati, la totale assenza di lirismo, gli atteggiamenti caricaturali, hanno contribuito a snaturare il discorso musicale beethoveniano rendendolo incomprensibile e ai limiti della sopportazione, complice l’irruenza ingiustificata del pianista Joonas Ahonen.

Il mondo musicale oggi è ricco di sfaccettature e si passa con fin troppa leggerezza da esecuzioni storicamente informate a pose piuttosto prevedibili e di dubbio gusto che nulla aggiungono al panorama culturale ma che troppo spesso danneggiano l’immagine di chi fa musica all’insegna dell’onestà intellettuale.

Fatto sta che quando il maestro Zappa ha introdotto la celebre aria di Loris dalla Fedora di Giordano, la sala del Piermarini si è illuminata di bellezza. Camerista raffinato, Giulio Zappa affronta le riduzioni per canto e pianoforte -la cui scrittura spesso risulta assai scomoda- con pregevole attenzione alla qualità del suono, riproducendo magistralmente i timbri orchestrali senza mai eccedere e mantenendo una linea di raffinata compostezza e rispetto.

La natura lirica di Meli si fa sempre più drammatica nelle scelte di repertorio e, nonostante l’evidenza, il tenore genovese sostiene i diversi tipi di scrittura con estrema intelligenza.

Nella medesima direzione anche Federica Lombardi esegue l’aria di Nedda dai Pagliacci di Leoncavallo con espressiva liricità.

Onirico il finale col verdiano duetto d’amore fra Desdemona e Otello in cui le due voci si sono abbandonate estatiche sulle magiche evanescenze del pianoforte.

Lunghi applausi e un bis: Parigi, o cara… con l’augurio e la viva speranza che i luoghi della musica possano dimenticare i corsi affanni e arridere a un futuro migliore.

Gian Francesco Amoroso
(8 luglio 2020)

La locandina

Soprano Federica Lombardi
Tenore Francesco Meli
Pianoforte Giulio Zappa
Violino Patricia Kopatchinskaja
Pianoforte Joonas Ahonen
Programma:
Giuseppe Verdi
Un ballo in maschera
Forse la soglia attinse… Ma se m’è forza perderti
Il corsaro
Egli non riede ancora… Non so le tetre immagini
Luisa Miller
Oh! Fede negar potessi… Quando le sere al placido
Wolfgang Amadeus Mozart
Don Giovanni
Crudele! Ah no, mio bene… Non mi dir bell’idol mio
Ludwig van Beethoven
Sonata n. 9 in la magg. op. 47 “a Kreutzer”
Umberto Giordano
Fedora
Amor ti vieta
Ruggero Leoncavallo
Pagliacci
Qual fiamma avea nel guardo… Stridono lassù
Giuseppe Verdi
Otello
Già nella notte densa

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