Ravenna e Paestum: le Vie dell’amicizia e il dono della musica con l’Eroica di Beethoven diretta da Riccardo Muti

Un soccorso umanitario può assumere diverse forme come l’assistenza sanitaria, il dono di cibo, la costruzione di ospedali, ma può declinarsi anche attraverso un bene immateriale: la musica, che offre una bellezza da condividere, affratella e crea una solidarietà che sorregge nel bisogno e nella sofferenza.

Quella della musica è la strada che il Ravenna Festival ha scelto per onorare la propria vocazione umanitaria. Dal 1997, quando la sede prescelta fu la città di Sarajevo devastata dalla guerra, i concerti delle Vie dell’amicizia, diretti da Riccardo Muti, hanno portato questa speciale forma di conforto in tante zone del mondo colpite da conflitti, da calamità – naturali o di mano dell’uomo –o comunque da gravi problemi e difficoltà.

Quest’anno, le Vie dell’amicizia sono state dedicate alla Siria, Paese sconvolto da un conflitto che sembra non trovare fine. Recarsi in loco era impossibile e quindi, dopo la prima esecuzione il 3 luglio nella Rocca Brancaleone di Ravenna, il secondo concerto si è tenuto il 5 ai piedi del tempio di Nettuno nel Parco archeologico di Paestum, comune gemellato con la città siriana di Palmira. Una dedica particolare è stata fatta al direttore del sito di Palmira, l’archeologo siriano Khaled al-Asaad, ucciso dall’Isis, e a Hevrîn Khalaf, attivista curda con cittadinanza siriana, trucidata da militari ribelli.

Curde, ma di cittadinanza turca, anche le due ospiti che hanno condiviso il palcoscenico con Muti, con l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini e i nove musicisti siriani espatriati aggiunti alla compagine. La trentunenne Zehra Doğan, artista e giornalista, ha alle spalle quasi tre anni nelle carceri turche per aver testimoniato con un disegno diffuso su Twitter della distruzione della città di Nusaybin, presso il confine tra Siria e Turchia: un orrore che il potere turco voleva tenere celata alla stampa.

Nel corso del concerto ravennate, Zehra Doğan ha creato estemporaneamente un’opera forte e tragica ispirata a Hevrin Khalaf; subito richiesto da un acquirente privato disposto a offrire una cifra consistente, il lavoro sarà invece messo all’asta dal Ravenna Festival e il ricavato sarà utilizzato per una causa umanitaria. A Paestum, visto che la particolare sede del concerto non permetteva di replicare la performance, Zehra Doğan ne ha offerto una diversa, camminando vestita di bianco tra le colonne del tempio di Nettuno con in mano due oggetti simbolici, un drappo bianco e una melagrana.

L’altra ospite curda, Aynur Doğan, una giovane cantante dalla brillante carriera e dalla splendida voce che ha collaborato tra l’altro con Yo-Yo Ma, ha invece interpretato in apertura di entrambi i concerti due canti tradizionali curdi e una canzone creata da lei, con l’accompagnamento di uno strumento tipico a corde pizzicate, il tanbur.

A Ravenna come a Paestum, Riccardo Muti ha offerto un’interpretazione della Sinfonia n. 3 “Eroica” di Beethoven nella quale i valori spirituali assumevano un’evidenza inusitata, assecondato con grande efficacia e partecipazione dai musicisti dell’Orchestra e dagli aggiunti siriani. I trecento spettatori della serata di Ravenna hanno applaudito con enorme entusiasmo; lo stesso per il migliaio circa di persone di Paestum, che hanno tributato al direttore e alla “Cherubini” una standing ovation.

C’è sempre un’atmosfera speciale, durante le trasferte delle Vie dell’amicizia, e molti bei ricordi rimangono impressi. Citeremo qui soltanto quello che è accaduto la sera del 4, quando il disco d’argento della luna piena è apparso tra le antiche colonne del tempio di Nettuno. «Avete visto la luna?» ha chiesto Riccardo Muti, interrompendo la prova generale, e poi ha aspettato che a uno a uno i ragazzi dell’Orchestra salissero sul podio per cogliere la visione di quel suggestivo connubio tra natura e storia. Intanto, Muti recitava per il pubblico ammesso alla prova un testo poetico di Salvatore Di Giacomo che gli era tornato alla mente: «La luna nova ncopp’a lu mare / stenne na fascia d’argiento fino; / dinnt’a la varca nu marenaro / quase s’addorme c’ ’a rezza ’nzino…» (la luna nuova sopra il mare / stende una fascia d’argento fino / dentro la barca il marinaio / quasi si addormenta con la rete accanto…)».

Infine, non possiamo non citare la lettera, meravigliosa e commovente, che Souad Mohammed Mustafa, la madre di Hevrîn Khalaf, ha voluto inviare al Ravenna Festival. Una straordinaria testimonianza di generosità e di coraggio che si conclude con queste parole: «Per il suo desiderio di pace e di libertà [Hevrîn] è stata brutalmente assassinata. Quando Hevrîn è stata uccisa – e le grida e gli spari risuonano ancora nelle mie orecchie – io continuavo disperatamente a chiamarla “Hevrîna min! Hevrîna min! Hevrîna min!” (Mia Hevrîn! Mia Hevrîn! Mia Hevrîn!), ma in questi mesi ho compreso che la “mia” Hevrîn è diventata “di tutti”. Nel mondo, tantissime donne hanno voluto dare il suo nome alle proprie figlie appena nate. Questo mi ha commosso e mi ha dato speranza. Poiché ho imparato da mia figlia che non bisogna battersi soltanto per i diritti delle donne curde, ma di tutte le donne… io ora la rivedo in quelle migliaia e migliaia di donne curde e arabe, irachene e iraniane, siriane e turche, italiane, francesi e tedesche, spagnole e portoghesi, brasiliane e venezuelane, russe e americane… nelle donne che in ogni Paese e in ogni continente soffrono, subiscono atrocità e torture… Vi saluto con affetto e bacio sulla fronte tutte le ragazze che suonano nell’Orchestra italo-siriana».

Patrizia Luppi
(3 e 5 luglio 2020)

La locandina

Direttore Riccardo Muti
Cantante Aynur Doğan
Performance di Zehra Doğan
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Musicisti della Syrian Expat Philharmonic Orchestra
Programma:
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 3 op. 55 “Eroica”

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