Parigi: GRM – Akousma n.2

Nella due giorni parigina alla Maison de la Radio di Radio France abbiamo avuto la possibilità di ascoltare anche un concerto di musica contemporanea allo Studio 104 organizzato dal GRM – Groupe de Recherches Musicales.

Il primo brano dei cinque proposti è di Daniel Teruggi, compositore italiano nato in Argentina, che dal 1997 al 2017 è stato direttore del GRM. Il brano si intitola “Après une réécoute de Sud” (2017). Si tratta di un omaggio a Jean-Claude Risset, un caso unico di compositore e scienziato che ha influenzato un’intera generazione di musicisti attraverso i suoi contributi alla computer music, la sua comprensione del fenomeno sonoro, il suo ascolto e il suo senso del dialogo. Teruggi ha voluto rendergli omaggio attorno alla sua opera acusmatica più rappresentativa che è Sud, un’opera che esplora l’universo sonoro-paesaggistico delle zone intorno a Marsiglia. Il lavoro di Teruggi si basa quindi su alcuni suoni estratti da Sud. La pagina, una traccia composta e registrata di circa 10 minuti, è quanto meno affascinante e suggestiva nel continuo rincorrersi e confondersi di suoni artificiali, suoni presi dalla natura e suoni di strumenti rielaborati con vari processi elettronici.

A seguire un brano commissionato per l’occasione a Didem Coskunseven. L’esecuzione vede alle percussioni Engin Dağlik e alle tastiere la stessa compositrice turca. Light Year (2022), questo il nome del brano, vede alternarsi tre brani jazz a tre sezioni di batteria solista. “Con Light Year, voglio creare uno ‘stato

alta emozione’ che possiamo vivere collettivamente; un’esperienza che è immersa nello spazio performativo” così spiega la compositrice. Il brano, per quanto ben strutturato e congeniato, ha un’allure che lo decontestualizza un po’ dal punto di vista temporale. La somiglianza stilistica con lavori di qualche decade fa è piuttosto impietosa alle nostre orecchie nonostante sia un lavoro indubbiamente accattivante e di presa sul pubblico, accorso numeroso per questo concerto pomeridiano domenicale.

Prima dell’intervallo il brano di Hélène Breschand “Ces voix qui me traversent” (2022) commissionato sempre da GRM per l’occasione e quindi in prima esecuzione. La compositrice è anche l’esecutrice del brano per arpa elettrica ed elettronica. L’idea di rappresentare in un brano autobiografico e visionario i pensieri di un soggetto, la compositrice stessa, non è nuova ma sicuramente suscita sempre interesse. La perplessità, forte nella fattispecie di questo brano, si manifesta quando la composizione diventa un pretesto per essere inutilmente provocatorii nei confronti del pubblico. Di un pubblico, nello specifico, che anche volendo estremizzare potremmo definire autoreferenziale per alcuni aspetti e forse fidelizzato da un filone di musica contemporanea che va di pari passo con l’uso dell’elettronica sia essa live o elaborata in precedenza; ma si tratta volenti o nolenti di un pubblico estremamente selezionato, che ha una frequentazione quotidiana con i linguaggi tutti della contemporanea e che non ha difficoltà a capire cosa sia autentico e cosa meno.

Alla ripresa del concerto il brano di Nicola Sani “The Shofar place” (2022) per trombone ed elettronica su 8 canali e diffuso per l’occasione su un sistema di 60 altoparlanti, terza prima assoluta del concerto. Il poeta Paul Celan con la sua poesia “Die Posaunenstelle” (Il luogo dello Shofar) ispirata ad una iscrizione trovata sul muro del tempio di Gerusalemme ha ispirato questo lavoro di Sani. Il termine usato da Celan per lo Shofar, strumento a fiato composto da un corno di montone, è Posaune come era usato da Martin Lutero, ma Posaune ai giorni nostri indica il trombone. Questo shofar è lo strumento che veniva usato per indicare la vittoria, per la chiamata alla guerra, per chiamare al raccoglimento, ma anche lo strumento che esprimeva il dolore della separazione: uno strumento che ha attraversato tutta la storia dell’umanità esprimendo stati d’animo e condizioni umane molto diverse. Da qui l’idea di giocare su questa ambiguità shofar/Posaune e partire proprio dal trombone, strumento che raccoglie questo suono che ha attraversato la storia dell’umanità e lo riverbera con tutte le elaborazioni legate alle sue caratteristiche sonore in un molteplice gioco di specchi e di riverberazioni. “Credo che questo pezzo nelle sue varie dinamiche dalle profondità abissali delle sonorità più profonde fino alle emissioni proiettate nel registro acuto – ci spiega Sani in un confronto fugace durante l’intervallo – rappresenti in maniera molto profonda e radicale quello che è il principio del distacco dalla vita e dal mondo di Celan. È stato un pezzo che mi ha molto coinvolto in un numero di riflessioni che ho cercato di portare all’interno del brano. Lo Shofar ha guidato la composizione essendo uno strumento che esprime fondamentalmente due suoni a distanza di quinta. Mi sono basato quindi su questo intervallo per lavorare su un minimo di variazione di altezza e su una grandissima quantità di variazioni timbriche date anche dai vari tipi di emissione con le sordine, con il fiato e con la voce giocato su queste due altezze con tutte le variazioni micro tonali tipiche del mio tratto compositivo.” Estremamente emozionante ed intensa l’esecuzione del trombonista svedese Ivo Nilsson capace di fondersi perfettamente con la parte registrata lasciando sempre nel dubbio l’ascoltatore sull’origine e la sorgente dei suoni ascoltati in sala.

A concludere la serata di nuovo un brano di Daniel Teruggi “E basta così!” (2022) ultima commissione del GRM. A differenza del brano di apertura questo brano ci è sembrato meno interessante nella sua dimensione esplorativa del rapporto tra registrazione e pianoforte dal vivo quasi didattica, e forse per una certa mancanza di organicità tra questi due elementi. Di ottimo livello però l’esecutrice Ancuza Aprodu al pianoforte.

Magnifica è stata questa occasione per sentire molta musica nuova, di stili molto diversi, che hanno potuto giovarsi di un set-up di diffusione di grande complessità e raro fascino.

Luca Di Giulio
(30 ottobre 2022)

La locandina

Percussioni Engin Daglik
Tastiere Didem Coskunseven
Arpa Hélène Breschand
Trombone Ivo Nilsson
Piano Ancuza Aprodu
Programma:
Daniel Teruggi
«Après une réécoute de ‘Sud’»
Didem Coskunseven
« Light Year » pour percussions, claviers et électronique, Création, commande INA grm
Hélène Breschand
« Ces voix qui me traversent » pour instrument soliste et électronique, Création, commande INA grm
Nicola Sani
«The Shofar Place » pour trombone et électronique, Création, commande INA grm
Daniel Teruggi
«E Basta Cosi! » pour piano et électronique, Création, commande INA grm

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