Roma: Pappano e Rana a Casa Schumann

Grande emozione per Casa Schumann, il concerto dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretto da Antonio Pappano, che la settimana scorsa ha eseguito all’Auditorium Parco della Musica la Sinfonia n.8 in si minore D 759, “Incompiuta” di Schubert, la prima esecuzione nei concerti dell’Accademia del Concerto per pianoforte in la minore opera 7 di Clara Wiek Schumann, con la grande Beatrice Rana al pianoforte, e la Seconda sinfonia di Robert Schumann, in do maggiore opera 61.
Antonio Pappano ha aperto il concerto con un’esecuzione magistrale del pianissimo dell’Incompiuta d Schubert, regalando al pubblico quel suono quasi sussurrato degli archi iniziali che intonano il tema in si minore, con una tale morbidezza da produrre un produrre un’atmosfera magica, metafisica, al di là dell’umano. Poi ha saputo slittare con l’abituale maestria dal pianissimo iniziale allo sforzatissimo degli accordi seguenti, col suono a tutta orchestra,  come presagio inquietante di un dissidio interiore, che annuncia il conflitto col mondo, sino al tremendo crescendo che riporta al  tema inziale, ma con un’altra tonalità. Così si passa da un timbro all’altro, modulando l’intensità, lo spessore, la tenuta del suono,  alternando la dolcezza del tema del clarinetto  e un fortissimo apocalittico, sino alla chiusura soave nel pianissimo del secondo movimento, unico superstite col primo di quest’incompiuta, che Schubert compose nel 1822, ma non poté mai ascoltare e forse nemmeno rivedere, visto che dopo averne regalato il manoscritto all’amico Anselm Hüttenbrenner, allievo come lui di Antonio Salieri, la partitura restò per lungo tempo sepolta a Graz. E non sappiamo perché restò incompiuta: se per il senso di costante insoddisfazione tipica del genio romantico e scapigliato che era Schubert, se per l’infelicità e la disperazione dovuta alla salute compromessa dalla malattia venerea contratta nel 1822, se  per il desiderio di superare il senso di vergogna nell’estasi della purificazione. Certo è che nell’Incompiuta di Schubert  si respira il senso del sublime, l’inquietudine, il timore, la speranza, e la morte delle illusioni.

Beatrice Rana poi ha offerto una magistrale interpretazione del genio romantico di Clara Wieck Schumann, eseguendo al pianoforte il Concerto in la minore op.7 che la futura moglie di Schumann, ancora enfant prodige e però già virtuosa del pianismo, grazie alla formazione di eccellenza ricevuta dal padre,  iniziò a comporre giovanissima, nel 1833, quando aveva appena tredici anni, per completarlo a sedici. Sebbene dotata di un indiscusso talento e fortemente innovativo, tanto da spaziare liberamente con la propria immaginazione fuori dai binari della forma sonata, Clara Schumann non seppe accettarsi come compositrice: “Un tempo credevo di possedere un talento creativo, ma ho rinunciato a questa idea; una donna non deve desiderare di comporre – non ce n’è mai stata una in grado di farlo, dovrei aspettarmi di essere l’unica?”. Beatrice Rana, che è cresciuta in una famiglia di musicisti, e ha passato la sua giovinezza a leggere i diari di casa Schumann, ha saputo riscattare con straordinaria sicurezza e grande padronanza per i suoi ventinove anni  il talento di Clara Schumann, restituendone alla perfezione il fraseggio, la prodezza tecnica, il virtuosismo appassionato, le modulazioni armoniche. Accolta dal tripudio del pubblico, dopo dieci minuti di applausi, si è prodotta in un bis memorabile, esecuendo la romanza n. 28 di Robert Schumann, il compositore marito per sedici anni di Clara Wieck, e protagonista della seconda parte del concerto con la Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61.

Anche qui, l’Orchestra romana in grandissima forma, diretta da Sir Antonio  Pappano ha restituito la meraviglia della sinfonia in do maggiore, abbozzata  in pochi giorni,  completata dopo quasi un anno di lavoro per via dei problemi di salute e della sofferenza nervosa che affliggevano Schumann e eseguita per la prima volta dall’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia nel 1846. Grandiosa la fanfara di trombe e tamburi in apertura, il movimento eroico che scandisce l’inquietudine, la lenta introduzione con gli archi punteggiati dagli ottoni che precedono l’Allegro ma non troppo, e traducono il calmo fluire della melodia verso un senso sempre più marcato di nostalgia verso qualcosa di inafferrabile e sfuggente. Insomma una grandissima prova per un’orchestra straordinaria.

Marina Valensise

(3 novembre 2022)

La locandina

Direttore Antonio Pappano
Pianoforte Beatrice Rana
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Programma:
Franz Schubert
Sinfonia n. 8 Si minore D 759 “Incompiuta”
Clara Schumann
Concerto per pianoforte in La minore op.7
Robert Schumann
Sinfonia n. 2 in Do maggiore op. 61

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