Rovereto: gli interrogativi irrisolti della Winterreise

Winterreise: ventiquattro Lieder per raccontare la storia di un viaggiatore che, dopo aver subito un rifiuto amoroso, si immerge nel gelido paesaggio invernale abbandonando la sua casa. Il viaggio che intraprende diventa una metafora del suo stato d’animo interiore e più in generale una riflessione sulla vita: solitudine, disperazione, tristezza e alienazione sono gli elementi dominanti che permeano ogni verso e ogni nota di questo ciclo che Schubert compose nel 1827, un anno prima della sua morte, su testi poetici di Wilhelm Müller, poeta “minore” nel panorama letterario germanico ma comunque in qualche modo prediletto da Schubert che aveva già messo in musica il suo altro Liederkreis Die schöne Müllerin.

Ciascuno dei Lieder è palpabile testimonianza di un percorso che invece di sciogliere dubbi e contrasti interiori finisce per suscitarne altri, il tutto attraverso i mutamenti di una Natura benigna all’apparenza si rivela nemica – Leopardi e Schopenauer docent –  e dal tormento interiore espresso in “Gute Nacht”, ovvero dalla cesura del rapporto tra il Viaggiatore e la sua amata, per altro non priva di ironia (“andandomene lascerò il mio nome scritto sulla tua porta”, cosicché tutti sapranno della nostra storia) all’enigmatico incontro finale con “Der Leiermann”, il vecchio suonatore di ghironda, nel quale tutto resta ulteriormente sospeso.

L’unione, o meglio l’unità, tra testo e musica rimanda a modulazioni mutevoli, a cambi di tonalità repentini che tuttavia si sviluppano in una narrazione improntata ad una rapsodicità marcata capace di trasportare l’ascoltatore in un viaggio dentro il gelo dell’inverno, percorrendo paesaggi innevati, foreste oscure e città deserte, ma anche attraverso i più oscuri recessi dell’animo umano.

Tutto questo, e anche di più, è stato raccontato da Blagoj Nacoski e Luca Ciammarughi – insieme per la quinta volta ad interpretare il Liederkreis schubertiano – ospiti della stagione concertistica dell’Associazione Filarmonica di Rovereto.

Fin dalle prime battute l’intesa tra i due esecutori appare caratterizzata da un comune sentire improntato ad un’intimità di intenti artistici che si vanno sviluppando in un costante dialogo tra voce e strumento.

Al bel timbro chiaro di Nacoski, arricchito nei centri da nuances corpose, si unisce il pianismo luminoso e dal fraseggio sempre meditato di Ciammarughi, capace di cogliere la sostanza più recondita del suono rendendola all’ascolto attingendo ad una tavolozza caleidoscopica.

Il tenore macedone, in perfetto tedesco, attinge alla parola mettendo in risalto le assonanze ed i contrasti presenti nel testo restituendoli attraverso una colloquialità meravigliosamente confidenziale cogliendo con acume lo spirito ultimo della composizione.

La corrispondenza di intenti tra i due esecutori ha trovato ulteriore dimostrazione nell’esecuzione del conclusivo – e poi bissato – “Der Leiermann” con Nacoski seduto al pianoforte accanto a Ciammarughi quasi a volter dare forma teatrale e ulteriore spessore all’ultimo Lied che lascia tutto sospeso inducendo nuovi dubbi e interrogativi:

Successo pieno e meritatissimo con applausi ben più che calorosi.

Alessandro Cammarano
(27 febbraio 2024)

La locandina

Tenore Blagoj Nacoski
Pianoforte Luca Ciammarughi
Programma:
Franz Schubert
Winterreise D 911

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